Gli uccelli stanno costruendo i nidi con le nostre mascherine. L’impatto dei rifiuti Covid è peggiore del previsto

Lo smaltimento scorretto di guanti e mascherine sta avendo effetti devastanti sull'ambiente e sugli animali selvatici. Lo confermano due nuovi studi

Ormai da oltre un anno usiamo giornalmente guanti e mascherine per proteggerci dal Covid-19. Se da un lato tuteliamo la nostra salute, dall’altro stiamo contribuendo ad aumentare in modo incredibili i livelli d’inquinamento.

Gli impatti del monouso non so devastanti soltanto sull’ambiente, ma anche per gli animali. Quelli che per noi esseri umani rappresentano dei dispositivi dei protezione individuale (DPI), sempre più spesso per loro si trasformano in armi in grado di ucciderli con facilità.

Già lo scorso anno, gli ambientalisti avevano avvertito dei pericoli derivanti dall’errato smaltimento di guanti e mascherine, ma adesso arrivano le conferme da due nuovi studi scientifici che si concentrano sulle terribili conseguenze a livello ambientale e sulla fauna selvatica. 

L’impatto di guanti e mascherine sull’ambiente 

Sulle conseguenze del cosiddetto Covid litter si è concentrato lo studio condotto dall’organizzazione no-profit Ocean Conservancy, pubblicato a fine marzo. I dati che emergono dal rapporto sono davvero inquietanti: i volontari del movimento International Coastal Cleanup (ICC) hanno raccolto oltre 107.00 dispositivi di protezione individuale dalle spiagge e dai fiumi nel corso degli ultimi sei mesi.

“Questo numero di per sé è piuttosto sbalorditivo e sappiamo che è davvero solo la punta dell’iceberg” spiega Sarah Kollar, manager di ICC.

A questa maxi operazione di pulizia hanno preso parte 70 Paesi del mondo. Degli attivisti intervistati, il 94% ha raccontato di essersi imbattuto in guanti e mascherine, mentre il 40% ha riferito di aver trovato almeno 5 dispositivi di protezione individuale. Infine, il 37% ha trovato questi oggetti nelle acque del mare o nei fiumi. 

“La quantità di DPI che vedo, non solo per le strade, è allarmante e scioccante” ha detto un attivista che si occupa della rimozione dei rifiuti a Miami Beach, in Florida.

Ma secondo Ocean Conservancy, i numeri effettivi sono molto più alti in quanto, a causa delle restrizioni, molti volontari non hanno potuto partecipare. Se gli attivisti fossero stati di più, il quadro emerso sarebbe stato ancora più allarmante. 

L’impatto di guanti e mascherine sugli animali selvatici 

Quando i DPI non vengono smaltiti correttamente e finiscono nell’ambiente cosa accade alla fauna? È questa la domanda a cui hanno cercato i dare risposta i ricercatori olandesi che hanno pubblicato il loro studio sulla rivista Animal Biology lo scorso marzo. 

“Tutto è iniziato durante una delle nostre pulizie nel fiume che scorre vicino alla città di Leida, quando i nostri volontari hanno trovato un guanto di lattice con un pesce persico morto, intrappolato nel pollice” – raccontano i coautori dello studio Auke-Florian Hiemstra del Naturalis Biodiversity Center e Liselotte Rambonnet dell’Università di Leida – “Anche nei corsi d’acqua olandesi, abbiamo osservato che un uccello acquatico, la folaga, aveva usato guanti e mascherine per costruire il suo nido”.

pesce-guanto

@Animal Biology

Tutto ciò ha portato i ricercatori a documentare – anche attraverso le segnalazioni sui social – gli effetti provocati da guanti e mascherine sulla vita degli animali selvatici e sui decessi provocati da questi oggetti, partendo dal primo caso registrato: la morte di un pettirosso in Canada che era rimasto impigliato in una mascherina il 10 aprile del 2020. Ma la lista degli davvero lunga: una segnalazione è arrivata dal Regno Unito, dove una volpe è rimasta impigliata in alcune mascherine; un’altra proviene dalla Francia, dove un pesce palla è stato trovato morto per via delle mascherine, un’altra ancora dal Brasile, in cui in pinguino di Magellano è deceduto dopo aver ingerito una mascherina, che poi è stata rinvenuta nel suo stomaco. Ma questi sono soltanto alcuni esempi.

Inoltre, i ricercatori olandesi hanno scoperto che sempre più frequentemente animali, come cani, gatti, ma anche macachi, masticano o ingeriscono guanti e mascherine. Uno scenario davvero allarmante, se consideriamo che la maggior parte delle mascherine usa e getta è costituita da polipropilene e altri polimeri, come evidenziato anche dalla manager di International Coastal Cleanup.

“Studi recenti hanno scoperto che quelle fibre possono rompersi nel tempo” spiega Kollar. “Gli scienziati stimano che una singola maschera usa e getta può rilasciare fino a 173.000 di queste fibre microplastiche nell’ambiente che, come tutti possiamo osservare, rappresenterebbe un’immensa minaccia”.

Gli scienziati non conoscono ancora nel dettagli conseguenze di tutte queste microplastiche, ma sanno bene che vengono ingerite dal plancton, dai pesci e molluschi. Queste plastiche possono essere tossiche di per sé e vanno a finire nelle tavole di chi consuma pesce. 

“I DPI monouso stanno sicuramente contribuendo alla già preoccupante crisi dell’inquinamento da plastica” spiegano i ricercatori Hiemstra e Rambonnet  “A causa degli elastici delle mascherine, è più probabile che gli animali rimangano intrappolati”.

Per evitare queste drammatiche conseguenze sugli animali, è fondamentale quindi smaltire correttamente guanti e mascherine e ricordarsi sempre di rimuovere l’elastico. Si tratta di piccoli gesti che a noi non costano nulla, ma possono salvare la vita a tanti animali che vivono nelle nostre città e nei nostri mari.

Fonte: Animal Biology/Ocean Conservancy

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