Marea nera: tracce di petrolio sull’Isola di Horn

Strati di sabbia impregnati di petrolio. Greenpeace lo ha scoperto sulle spiagge dell'Isola di Horn

Ancora conseguenze legate al disastro della marea nera nel Golfo del Messico. Ieri Greenpeace, che si trovava nei pressi della costa del Mississipi in seno ad una spedizione di tre mesi per valutare le conseguenze del disastro a bordo dell’Arctic Sunrise, ha notato del petrolio proveniente dal disastro della Deepwater Horizon sulle spiagge dell’Isola di Horn.

Il coordinatore scientifico Adam Walters per esserne certo ha scavato dei piccoli buchi sulla spiaggia, portando alla luce strati di sabbia impregnata di petrolio appena sotto la superficie. A rendere ancora più grave la scoperta è il fatto che le spiagge contaminate si trovano a pochi metri dai siti protetti di nidificazione di tartarughe. A poco sono valse dunque le operazioni di pulizia, se il petrolio è arrivato anche sull’Isola di Horn.

Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia, ha commentato così l’amara scoperta: “È scandaloso, la BP continua a raccontarci che il petrolio è stato completamente ripulito. L’isola di Horn rappresenta un habitat particolarmente importante per uccelli e tartarughe marine, che la BP rischia di danneggiare irreparabilmente, nel tentativo di ripulire l’area. Metodi di pulizia particolarmente invasivi, come l’utilizzo di ruspe, aggiunti al petrolio e ai disperdenti chimici, rischiano di spingere questi ecosistemi particolarmente sensibili sull’orlo del collasso“.

Adam Walters conclude: “Ciò che vediamo sulle coste del Golfo è giusto la parte di catrame spiaggiato. Una gran quantità non arriverà mai sulle coste e non sarà mai ripulita. Questo petrolio dissolto o mescolato ad acqua è quello che sta causando e causerà danni significativi e non misurabili all’ecosistema acquatico del Golfo“.

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