Marea nera in Cina: il governo nasconde la vera entità del danno? La chiazza misura 180 km quadrati

Per spegnere l’incendio iniziale ci sono volute ben 15 ore, ma è ancora vivo l’incubo della chiazza di greggio che continua ad espandersi nelle acque cinesi. Un problema che il governo locale ha cercato in tutti i modi di nascondere, ma che inevitabilmente è trapelata dopo poche ore, rimbalzando su tutti i media mondiali.

Sembra una beffa del destino: dopo il disastro provocato dalla piattaforma Deepwater Horizon nel golfo del Messico, ci si mette anche la marea nera cinese, provocata venerdì scorso – come abbiamo già detto in questi ultimi giorni – dall’esplosione di due oleodotti nel mar Giallo, in una zona nord-orientale della Cina.

Per spegnere l’incendio iniziale ci sono volute ben 15 ore, ma è ancora vivo l’incubo della chiazza di greggio che continua ad espandersi nelle acque cinesi. Un problema che il governo locale ha cercato in tutti i modi di nascondere, ma che inevitabilmente è trapelata dopo poche ore, rimbalzando su tutti i media mondiali.

Al momento non ci sono dati certi, ma pare – secondo le stime- che la macchia si sia estesa già per 180 chilometri quadrati; ciò che significa che il petrolio toccherà probabilmente anche le acque internazionali.

Per cercare di impedire questa probabilità, il governo cinese ha varato un piano d’emergenza, che prevede la messa in mare di decine di imbarcazioni specializzate nel recupero di petrolio e un migliaio di pescherecci privati sui quali sono state installate delle apparecchiature particolari per contribuire a pompare il greggio e ripulire le acque.

Secondo i comunicati diffusi dal governo cinese, gli esperti avrebbero spento tutti i focolai e avrebbero ridotto l’estensione della chiazza nera. In realtà nulla di tutto ciò è stato documentato, anche perché gli operatori di Greenpeace, che stavano fotografando gli operai coperti di petrolio mentre effettuavano la ripulitura, sono stati allontanati. Ecco l’amaro commento dell’associazione:

Il petrolio è una maledetta sciagura di cui dobbiamo liberarci. Ora è presto per una valutazione completa del danno – ha detto Giorgia Monti, responsabile campagna Mare di Greenpeace – ma una cosa è certa: è praticamente impossibile riuscire a ripulire completamente l’area colpita da uno sversamento di petrolio! Il danno causato da questi disastri è duraturo e alcuni effetti possono essere praticamente irreversibili”.

Greenpeace ha quindi chiesto al governo cinese e alla compagnia responsabile, la China National Petroleum, di valutare l’esatto impatto ambientale del disastro e di intervenire con i mezzi più efficaci per arginare le conseguenze.

Per evitare definitivamente gli impatti che questi incidenti possono avere sull’ambiente e sulla salute umana – ha continuato Monti – è necessario riformare il sistema energetico, puntando sull’efficienza energetica e le energie rinnovabili. È ora di liberarci dalla dipendenza da fonti sporche e pericolose come il petrolio, il carbone o il nucleare”.

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