Inquinamento atmosferico: 9 europei su 10 respirano veleni

Quanto è inquinata l'aria che si respira in Europa? E quante le persone che oggi giorno inalano veleni. Purtroppo 9 cittadini su 10 sono esposti quotidianamente a livelli di inquinanti atmosferici considerati nocivi per la salute, da parte dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS)

Quanto è inquinata l’aria che si respira in Europa? E quante le persone che oggi giorno inalano veleni? Purtroppo 9 cittadini su 10 sono esposti quotidianamente a livelli di inquinanti atmosferici considerati nocivi per la salute da parte dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS).

È quanto emerge dal rapporto “La qualità dell’aria in Europa 2013”, presentato oggi dall’Agenzia Europea dell’Ambiente. Il nuovo dossier, che ha un rilievo particolare visto che il 2013 è l’Anno europeo dell’aria, ha puntato il dito soprattutto contro il trasporto su strada, l’industria, l’agricoltura e il settore residenziale, i principali responsabili dell’inquinamento atmosferico in Europa. Ma sono soprattutto le polveri sottili PM10 e PM2,5 e l’ozono, a preoccupare. A tali sostanze è esposto oltre l’80% dei cittadini europei, almeno fino al 2011.

Nonostante la riduzione delle emissioni e delle concentrazioni di alcuni inquinanti in atmosfera negli ultimi decenni, secondo il documento, il problema dell’inquinamento atmosferico in Europa non è affatto risolto. A finire sul banco degli imputati sono soprattutto due sostanze inquinanti, il particolato e l’ozono troposferico, colpevoli di provocare problemi respiratori, malattie cardiovascolari e una minore aspettativa di vita.

Nuovi dati scientifici hanno inoltre dimostrato che la salute umana può essere compromessa anche da concentrazioni di sostanze inquinanti inferiori a quanto si pensava in passato. Tra i paesi che versano in situazioni peggiori vi sono Italia, Polonia, Slovacchia, Turchia e la regione dei Balcani, considerate le aree più critiche per gli elevati livelli di PM10 e PM2,5. Il nostro paese non brilla neanche per i livelli di ozono e ossidi di azoto.

Inoltre, tra il 2009 e il 2011, fino al 96 % degli abitanti delle città è stato esposto a concentrazioni di particolato fine (PM 2.5) superiori ai limiti delle linee guida dell’OMS e fino al 98 % è stato esposto a livelli di ozono (O3) superiori alle linee guida dell’OMS. Elevato anche se più basso il numero di cittadini UE esposto a concentrazioni di PM2.5 e O3 superiori ai limiti o agli obiettivi stabiliti dalla legislazione UE. Nel nostro continente, tali limiti sono meno severi rispetto alle rispettive OMS. Per questo le autorità comunitarie stando valutando di inasprire le regole. Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’AEA, ha commentato: “L’inquinamento atmosferico sta causando danni alla salute umana e agli ecosistemi. Un’ampia parte della popolazione non vive in un ambiente sano secondo gli standard attuali. Per avviare un percorso che porti alla sostenibilità, l’Europa deve essere ambiziosa e rendere più severa l’attuale normativa”.

Ma il problema non riguarda solo le città. Secondo il dossier, anche la campagna non è esente dai veleni dell’aria. In alcune aree rurali sono stati trovati livelli significativi di inquinamento atmosferico.

I dati diffusi oggi dall’EEA – dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – confermano quello che Legambiente sostiene da anni: l’inquinamento dell’aria resta uno dei principali problemi per la salute delle persone e per la salvaguardia dell’ambiente. Una vera e propria emergenza che colpisce anche e soprattutto il nostro Paese. I dati relativi allo scorso anno di ‘Mal’aria‘ confermano la stessa situazione critica: su 95 città italiane monitorate da Legambiente, 51 hanno superato il bonus di 35 giorni di superamento stabilito dalla legge per il PM10. L’area della Pianura Padana, come risulta anche dal report dell’Agenzia europea dell’ambiente, si conferma come una delle più critiche”.

Per arginare l’emergenza smog – continua Zampetti – serve una nuova strategia che intervenga sui settori più inquinanti, a partire da quello dei trasporti. Su questo in Italia serve una nuova capacità politica che invece di guardare alla realizzazione di inutili infrastrutture punti, attraverso interventi immediati e mirati, su una mobilità sostenibile basata su trasporto pubblico efficiente, mobilità pedonale e ciclabile e trasporto su ferro per ridurre il parco auto circolante, che nel nostro Paese raggiunge da sempre livelli da primato rispetto al resto d’Europa”.

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