Ilva di Taranto: ieri il sì di Napolitano. E l’ambiente? E la salute? E la legge?

Alla fine il sì del Presidente della Repubblica è arrivato. Ieri sera il decreto legge "con disposizioni urgenti in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico" è stato emanato da Giorgio Napolitano

Alla fine il sì del Presidente della Repubblica è arrivato. Ieri sera il decreto legge “con disposizioni urgenti in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico” è stato emanato da Giorgio Napolitano.

L’Ilva di Taranto potrà riprendere la produzione, nonostante l’alt del Tribunale che aveva sottoposto a sequestro preventivo tutta la produzione degli ultimi quattro mesi. La società aveva subito fatto sapere che avrebbe impugnato il provvedimento di sequestro.

Il nuovo decreto recante “disposizioni urgenti a tutela della salute, dell’ambiente e dei livelli di occupazione in caso di crisi di stabilimenti industriali di interesse strategico nazionale” non riguarderà però solo l’ilva, ma nella sua stesura finale, estenderà a tutte le imprese di interesse strategico nazionale con un numero di addetti superiore a 200 gli impegni al “disinquinamento compresi il ricorso a sanzioni (fino al 10% del fatturato) e l’adozione di provvedimenti di amministrazione straordinaria in caso di inadempienza” come ha sottolineato il Ministero dell’Ambiente. Secondo Clini, e il decrero non solo rappresenta una risposta “responsabile all’emergenza innescata dalla situazione dell’Ilva, ma indica una via replicabile in analoghi casi ove si ravvisino gravi violazioni ambientali e condizioni di pericolo per la salute pubblica“.

Nel frattempo, come annunciato, i legali dell’Ilva hanno già depositato alla Procura di Taranto una nuova istanza per chiedere l’esecuzione immediata delle disposizioni contenute nel nuovo decreto legge, permettendo all’acciaieria di rientrare in possesso degli impianti posti sotto sequestrato.

Mentre si è aperta già la polemica sulla decisione presa dal Tribunale e quella adottata dal governo, gli ambientalisti sono di nuovo in allerta. Il WWF, tramite il presidente Stefano Leoni ha espresso seri dubbi su quanto accaduto in questi giorni in quel di Taranto, “non solo perché si è generato un conflitto tra poteri dello Stato, che indebolisce la forza delle istituzioni e favorisce quella degli inquinatori, ma soprattutto perché sulla base di questo precedente si sta consolidando una normativa che scardina tutte le norme di garanzia sulla salute e sull’ambiente conquistate negli ultimi anni“. Il Decreto Salva-Ilva non è piaciuto affatto agli ambientalisti, secondo i quali “è intollerabile che nelle premesse al decreto si citino solo gli articoli della Costituzione che garantiscono il diritto all’iniziativa economico privata, mentre si omette di citare l’art. 32 che riconosce la tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività e non si citi nemmeno l’art. 9 che tutela l’ambiente“.

Non è tollerabile dunque, secondo gli ambientalisti, che le industrie dichiarate “strategiche” possano essere in qualche modo agevolate da provvedimenti di questo tipo, anche alla luce di quanto stabilito dal Tribunale, soprattutto perché “colpiscono valori primari come la salute, la vita e la tutela dell’ambiente”.

Molte sono le domande a cui il Governo deve rispondere, secondo il WWF, che le ha così formulate:

  1. Innanzitutto, può la classificazione di uno stabilimento di interesse strategico nazionale (quando tra l’altro l’interesse non viene definito) da solo consentire di autorizzare l’attività produttiva di impianti inquinanti e nocivi per la salute in deroga alle norme in vigore?

  2. Cosa succederà d’ora in poi per le centrali a carbone, gli inceneritori o le discariche?

  3. Per i morti e i danni generati dalla conduzione degli impianti durante i 3 anni successivi all’emanazione dell’AIA non risponde nessuno?

  4. Può un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri costituire una licenza di nuocere alla salute e all’ambiente, mettendo in conto altre vittime?

  5. Non si corre il rischio che gli inquinatori possano considerare questa norma come un salvacondotto di 3 anni rispetto alle prescrizioni AIA?

  6. L’intervento del Governo per decreto non costituisce un gravissimo precedente che rompe l’equilibrio dei poteri dello Stato, diventando nella sostanza un altro grado di ‘appello’ dopo i pronunciamenti della magistratura?”

Domande legittime, quelle del WWF. Difficile dire se e come il Governo risponderà.

Francesca Mancuso

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