Il “virus” dell’ecomafia non si arresta: aumentano i reati ambientali anche nel 2020

Il virus dell'ecomafia non si ferma e continua a diffondersi in Italia. I dati pubblicati nel Rapporto 2020 di Legambiente sono allarmanti

In Italia c’è un altro virus che continua a diffondersi, senza fare troppo clamore, mettendo a rischio l’ambiente e la nostra salute. È il virus dell’ecomafia che nel nostro Paese non conosce crisi. Sono dati allarmanti quelli forniti da Legambiente nel “Rapporto Ecomafia 2020. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia”. Nel 2019, infatti, le illegalità ambientali sono cresciute, con un incremento del +23.1% rispetto all’anno precedente. Sono 34.648 i reati accertati, in media circa 4 ogni ora.

E nella Terra dei Fuochi la situazione non è affatto migliorata. Anzi, nel 2019 sono tornati a crescere di circa il 30% rispetto al 2018, arrivando a quota 2000. Ma, purtroppo, le piaghe da sanare nel nostro Paese non sono rappresentate solo dai roghi in Campania. C’è stato anche un boom degli illeciti nel ciclo del cemento, mentre l’aumento dei reati che riguardano gli animali sono stati 8.000 nel 2019. 

Campania, Puglia, Sicilia e Calabria le regioni dove si sono verificati più reati ambientali. Ad aver collezionato più arresti per questo tipo di reato è la Lombardia. Ecco la tabella del “Rapporto Ecomafia 2020” in cui sono elencate tutte le regioni:

La classifica regionale dell’illegalità ambientale nel 2019
    regione reati % su totale nazionale persone denunciate persone arrestate sequestri
1 Campania 5.549 16% 4.231 24 1.777
2 Puglia 3.598 10,4% 3.200 7 1.020
3 Sicilia 3.258 9,4% 2.802 8 710
4 Calabria 2.963 8,6% 2.531 47 974
5 Lazio 2.692 7,8% 2.378 62 1.080
6 Toscana 2.197 6,3% 1.920 2 451
7 Lombardia 1.994 5,8% 1.933 88 534
8 Liguria 1.842 5,3% 1.386 2 262
9 Sardegna 1.368 3,9% 1.444 8 315
10 Veneto 1.340 3,9% 1.211 3 302
11 Piemonte 1.307 3,8% 1.108 1 216
12 Emilia Romagna 1.178 3,4% 1.000 1 352
13 Abruzzo 1.162 3,4% 1.096 215
14 Basilicata 1.017 2,9% 741 2 114
15 Marche 990 2,9% 1.042 4 280
16 Umbria 632 1,8% 682 3 123
17 Friuli Venezia Giulia 544 1,6% 345 8 203
18 Molise 530 1,5% 436 115
19 Trentino Alto Adige 409 1,2% 237 18 63
20 Valle d’Aosta 78 0,2% 46 6
  TOTALE* 34.648 100% 29.769 288 9.112

Fonte: elaborazione Legambiente su dati forze dell’ordine e Capitanerie di porto (2019).

A destare grande preoccupazione sono anche i numeri relativi agli incendi boschivi scoppiati nella Penisola: nel 2019 sono andati in fumo 52.916 ettari tra boschi e non, con un incremento del 261,3% rispetto al 2018. I reati accertati sono stati 3.916, con una crescita del 92,5% sull’anno precedente. Circa la metà degli incendi ha avuto luogo nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, dove è andato in fumo il 76% del territorio.

La Campania è in testa alle classifiche, con 5.549 reati contro l’ambiente, seguita nel 2019 da Puglia, Sicilia e Calabria. Solo la Lombardia, invece, con 88 ordinanze di custodia cautelare, colleziona più arresti per reati ambientali di Campania, Puglia, Calabria e Sicilia messe insieme, che si fermano a 86.

L’illegalità ambientale nelle regioni a tradizionale presenza mafiosa nel 2019

Campania Puglia Calabria Sicilia Totale
Reati 5.549 3.598 2.963 3.258 15.368
% su totale nazionale 44,4%
Persone Denunciate 4.231 3.200 2.531 2.802 12.764
Persone Arrestate 24 7 47 8 86
Sequestri 1.777 1.020 974 710 4.481

Fonte: elaborazione Legambiente su dati forze dell’ordine e Capitanerie di porto (2019).

Un’altra piaga dell’Italia che emerge dal Rapporto Legambiente è l’abusivismo edilizio, con ben 20.000 nuove costruzioni.

Da capogiro il business potenziale complessivo dell’ecomafia, stimato in 19,9 miliardi di euro per il solo 2019. A spartirsi la torta, insieme ad imprenditori, funzionari e amministratori pubblici collusi, sono stati 371 clan attivi in tutte le filiere: dal ciclo del cemento a quello dei rifiuti, dai traffici di animali fino allo sfruttamento delle energie rinnovabili. E mentre qualcuno si arricchisce, a farne le spese è la salute di cittadini impotenti, l’agricoltura e gli animali indifesi.

Fonte: Legambiente

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