Greenpeace pianta 2000 croci al Circo Massimo per ricordare il disastro nucleare di Cernobyl

Una distesa sconfinata di croci gialle e nere e un gigantesco striscione con il messaggio “ 26 Aprile 1986 Cernobyl, ancora quanti disastri?”. Così Greenpeace ha voluto commemorare il più grande incidente nucleare civile di sempre.

Una distesa sconfinata di croci gialle e nere e un gigantesco striscione con il messaggio “ 26 Aprile 1986 Cernobyl, ancora quanti disastri?”. Così ha voluto commemorare il più grande civile di sempre.

Alle prime luci dell’alba di 25 anni fa il mondo si svegliò con una tragica notizia, il reattore n. 4 della centrale nucleare ucraina era esploso. Gli incendi che seguirono questo disperato evento e la radioattività che si sprigionò nell’atmosfera, raggiunsero una pericolosità centinaia di volte superiore a quella delle bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki.

Le 2000 croci piantate oggi a Roma, vogliono ricordare le vittime della tragedia. A sottolinearlo è Salvatore Barbera, responsabile della campagna Nucleare di Greenpeace, presente sul posto dalle prime ore del mattino. “ Ciò che abbiamo imparato dall’incidente è che l’energia nucleare è troppo pericolosa per avere un futuro. Una lezione che molti governi, compreso il nostro, si ostinano a ignorare” – precisa Salvatore.

Cernobyl continua a fare paura. Come si legge dal rapporto pubblicato da Greenpeace, “Cernobyl 25 anni dopo”, appare chiaro che le conseguenze persistono ancora oggi. A marzo di quest’anno, l’associazione ha mandato una squadra di ricercatori in una regione dell’Ucraina per analizzare campioni di alimenti. Funghi, derivati caseari, verdura sono solo alcuni casi in cui sono state trovate tracce di radioattività eccedenti le norme.

Uno studio pubblicato nel 2006, sempre dall’associazione, indica che sulla base delle statistiche oncologiche nazionali della Bielorussia, i casi di cancro dovuti alla contaminazione di Cernobyl sono stimati in 270mila di cui 93mila letali nei settant’anni successivi all’incidente.

Per non parlare del sarcofago costruito otto mesi dopo l’incidente. Nonostante sia composto in cemento armato, con 7.000 tonnellate di acciaio e 410.000 metri cubi di calcestruzzo, non può essere una soluzione definitiva e, con una vita massima di 20 – 30 anni, risulta troppo fragile a detta di Greenpeace.

A un quarto di secolo dal disastro di Cernobyl un nuovo incidente, Fukushima, ha svegliato il mondo con l’angoscia di un altro disastro dalle conseguenze impreviste e centenarie. Al momento le radiazioni emesse sono inferiori a quelle di Cernobyl, ma le conseguenze potrebbero essere ancora più drammatiche. Greenpeace lo mette in luce nel rapporto “Da Cernobyl a Fukushima”, cinque pagine dove i due disastri vengono messi a confronto.

Come Cernobyl, l’incidente della centrale di Fukushima è stato classificato di settimo livello, il più alto, della scala INES della IAEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) che definisce il livello di gravità degli incidenti nucleari. Preoccupante analogia.

La domanda che oggi più che mai Greenpeace pone all’attenzione pubblica è “Ancora quanti disastri?” per questo, ogni singola croce ha la data del 12 – 13 Giugno 2011, quando dovrebbe tenersi il referendum sul nucleare, in questo periodo molto dibattuto e dall’incerta fattibilità. Si farà? Non si farà?

Secondo Greenpeace il governo, che è responsabile di aver cercato di riportare il nucleare in Italia, cerca solo di prendere tempo e di confondere i cittadini per non raggiungere il quorum.

“È paradossale che a meno di due mesi dal referendum gli italiani non sappiano ancora con sicurezza se verranno chiamati a decidere su un tema tanto importante come quello del nucleare – conclude Barbera – Il governo, invece di sabotare il referendum cercando di truffare gli italiani, deve dichiarare una volta e per sempre la fine del nucleare in Italia, prendendo impegni solenni per promuovere le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica”.

Per non dimenticare il disastro di Cernobyl e le sue vittime, Greenpeace ha lanciato il sito “Generazione Cernobyl” dove gli utenti possono condividere ricordi personali sull’incidente, per non dimenticare.

Serena Bianchi

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