Dimostrato per la prima volta come il glifosato riesce a persistere per anni nelle piante selvatiche, causando l’infertilità dei fiori

Il glifosato persiste nelle piante selvatiche per anni causandone non solo infertilità, ma compromettendo anche api e insetti impollinatori.

Il glifosato persiste nelle piante selvatiche per anni e causano non solo l’infertilità dei fiori, ma impattando negativamente anche sull’azione di api e  insetti impollinatori.

Un nuovo studio canadese ha dimostrato come il glifosato, largamente utilizzato in agricoltura soprattutto negli Stati in cui sono approvati gli OGM, possa avere effetti devastanti sulle capacità riproduttive delle piante selvatiche  anche alcuni anni dopo il suo utilizzo. (Leggi anche: Non solo glifosato, i 13 pesticidi che ci stanno avvelenando ogni giorno)

I ricercatori della University of Northern British Columbia hanno raccolto e analizzato campioni dell’apparato riproduttore in alcune piante di un tipo di rosa selvatica, la rosa acicularis provenienti da tre aree agricole, insieme a quelli appartenenti a piante selvatiche cresciute in serra (non trattate quindi con erbicidi), e le hanno messi a confronto. I risultati sono stati sorprendenti: la mobilità del polline delle piante trattate con glifosato è calata drasticamente (del 66%); più del 30% delle antere – la parte dello stame contenente il polline – si è aperta, condannando questi fiori all’infertilita. Purtroppo, i ricercatori hanno trovato tracce di erbicida nelle piante anche due anni dopo la loro esposizione al prodotto. (Leggi: Il glifosato e altri pesticidi favoriscono (anche) la resistenza dei batteri agli antibiotici)

Questi cambiamenti sono stati documentati nel passato, nelle piante coltivate, e non sorprende di ritrovarli anche in quelle selvatiche – sostiene la professoressa Lisa J. Wood, che ha curato la ricerca. – Ciò che stupisce è invece il tempo: è incredibile trovare effetti di queste sostante anche due anni dopo l’esposizione tossica, in parti delle piante che due anni fa non esistevano.

Per secoli, la rosa acicularis è stata utilizzata nella produzione di cibo e di medicina – soprattutto le parti riproduttive dei fiori. La pianta è inoltre importante dal punto di vista ecologico, perché fornisce cibo agli insetti impollinatori: le api, per esempio, sono particolarmente attratte dai colori vivaci dei fiori. Purtroppo gli effetti delle sostanze chimiche si vedono anche in un cambiamento nella colorazione dei petali dei fiori, che compromette l’interazione fra fiori e insetti. Per questo motivo gli scienziati hanno iniziato a studiare anche le feci degli insetti stessi, per vedere se in esse sono presenti residui di erbicidi.

Questo ci dirà se gli impollinatori, nutrendosi, assorbono anche le sostanze chimiche dannose – continua la professoressa Wood. – Inoltre, faremo ulteriori studi per capire se i cambiamenti osservati nelle rose selvatiche sono presenti anche in altri fiori.

Rosa acicularis erbicidi

@ Frontiers in Plant Science

Fonte: Frontiers in Plant Science

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