Crisi climatica: in un secolo i ghiacciai del Monte Canin si sono ridotti del 96%

In 100 anni il Monte Canin ha perso l'84% dell'area ricoperta dai ghiacciai e il 96% del loro volume: i dati del monitoraggio di Legambiente

In un secolo il Monte Canin, una delle cime più maestose delle Alpi Giulie, ha perso complessivamente l’84% dell’area ricoperta dai ghiacciai e il 96% del loro volume. Un’altra inquietante conseguenza delle crisi climatica sull’ecosistema del nostro Paese.

A fornire i dati relativi allo scioglimento del ghiaccio del Canin è il monitoraggio effettuato da Legambiente nell’ambito della campagna Carovana dei ghiacciai, giunta alla sua seconda edizione e realizzata con il supporto del Comitato Glaciologico Italiano (CGI). La campagna nasce con l’obiettivo di monitorare lo stato di salute di tredici ghiacciai alpini più il glacionevato del Calderone in Abruzzo, e per sensibilizzare i cittadini sugli effetti che i cambiamenti climatici stanno avendo sull’ambiente glaciale alpino.

La Carovana dei ghiacciai è stata inserita anche nella piattaforma All4Climate – Italy, che raccoglie tutti gli eventi dedicati alla lotta contro i cambiamenti climatici che si svolgeranno quest’anno in vista della COP26 di Glasgow.

Oggi, i piccoli ghiacciai del Canin, insieme al ghiacciaio del Montasio rappresentano i corpi glaciali a più bassa quota del sistema alpino – si legge nel monitoraggio di Legambiente – Gli studi scientifici indicano che la loro persistenza a quote così basse si deve principalmente all’accumulo nevoso straordinario, che gode dell’apporto diretto da precipitazione particolarmente significativo e massimo a livello alpino (3300 mm w.e all’anno) ed all’azione delle valanghe. Tali caratteristiche li rendono piuttosto resilienti al riscaldamento globale in questa fase climatica. Infatti, nonostante le temperature medie estive siano aumentate in maniera significativa nel corso degli ultimi 30 anni allungando il periodo di fusione dei ghiacci, il corrispondente aumento di eventi estremi di precipitazione nevosa è andato a compensare temporaneamente le perdite di massa indotte da estati sempre più lunghe e sempre più calde. 

La (veloce) scomparsa dei ghiacciai del Monte Canin: i dettagli del monitoraggio

I risultati del monitoraggio sono stati presentati stamattina a Udine, nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato Sandro Cargnelutti, Presidente Legambiente Friuli Venezia Giulia e diversi ricercatori e geologi, esperti nello studio dei ghiacciai alpini.

I dati conoscitivi complessivi sulla deglaciazione delle Alpi Giulie raccontano di come la superficie glacializzata sia passata dai 2.37 km2 di fine Piccola Età Glaciale (PEG), terminata intorno al 1850,  ai 0.38 km2 attuali. – spiega Legambiente – Le stime della riduzione volumetrica indicano un passaggio delle masse glaciali dai 0.07 km3 circa della PEG ai circa 0.002 km3 di oggi. Alla fine della PEG, alcuni settori del ghiacciaio del Canin superavano i 90 m di spessore, mentre oggi il ghiacciaio orientale del Canin ha uno spessore medio di 11.7 m con valori massimi di circa 20. I cambiamenti climatici caratterizzati da estati sempre più roventi ma anche dall’aumento di eventi estremi di precipitazione nevosa, hanno comportato un lieve aumento di volume dei piccoli corpi glaciali delle Alpi Giulie negli ultimi 15 anni di osservazioni.  

Purtroppo, però, le intese nevicate degli ultimi anni non basteranno ad arrestare lo scioglimento dei ghiacciai del Monte Canin, che ormai sembra andare incontro a un inesorabile destino. 

La stranissima situazione climatica della Carnia non può e non deve trarci in inganno, le grandi quantità di neve di questi ultimi anni compensano solo in minima parte gli effetti dei cambiamenti climatici.  – sottolinea Vanda Bonardoresponsabile Alpi Legambiente -Sono infatti il sintomo di una situazione anomala dove gli eventi estremi quali le precipitazioni persistenti di neve o di pioggia sono da considerare come eventi casuali sui quali non si può fare nessun affidamento, poiché condizionate esse stesse dalla rapida e poco prevedibile evoluzione della crisi climatica. Inoltre la LAN (Linea di Affidabilità della Neve) che indica l’altitudine sotto la quale sarà impossibile garantire la tenuta della neve sciabile, oggi attorno ai 1500 metri s.l.m., sta salendo a vista d’occhio e continuerà a crescere nella misura di 150 m per ogni grado di aumento di temperatura. È davvero un peccato che le istituzioni regionali e locali non abbiamo acquisito questa consapevolezza tanto da continuare ad insistere su progetti di impianti che non avranno futuro come nel caso del progetto di ripristino di piste e di impianti di Sella Nevea.

Ma il Canin non è l’unico monte alpino ad aver perso i suoi ghiacciai a ritmi così veloci. Anche per il ghiacciaio dell’Adamello la situazione non è affatto rosea, considerato che perde ogni anno 14 milioni di metri cubi di acqua, una quantità tale da riempire 5600 piscine olimpioniche, mentre nel giro di 17 anni il ghiacciaio della Vedretta Lunga ha perso ben 20 metri di spessore.

Di questo passo, in un futuro non molto lontano saremo costretti a dire addio ai meravigliosi ghiacciai delle nostre Alpi…

Seguici su Telegram Instagram Facebook TikTok Youtube

Fonte: Carovana dei ghiacciai-Legambiente

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook