Traffico di rifiuti, frodi alimentari, maltrattamenti animali: i reati ambientali in Italia non conoscono fine

Secondo i dati del nuovo rapporto di Legambiente sulle Ecomafie, in Italia i reati ambientali sono in aumento, con un giro d'affari di 16,6 miliardi di euro

I reati ambientali in Italia sono in crescita: nel 2018 l’ecomafia ha guadagnato 16,6 miliardi di euro, ben 2,5 in più dell’anno precedente. I numeri diffusi dal nuovo rapporto Ecomafie 2019 di Legambiente sono impressionanti: tra i reati più frequenti traffico di rifiuti, infrazioni nel settore edilizio e frodi alimentari e illeciti verso la fauna selvatica.

Reati ambientali in aumento, i dati del rapporto Ecomafie 2019

Aumentano gli illeciti ambientali commessi in Italia, con un giro d’affari di ben 16,6 miliardi di euro. I numeri impressionanti legati agli illeciti ambientali sono stati diffusi da Legambiente nel rapporto Ecomafie 2019, che raccoglie i dati dei reati commessi nell’anno precedente.

Le infrazioni sono state commesse per il 45% al Sud, in particolare in Campania, Calabria, Sicilia e Puglia. Tra i primi posti in classifica per illeciti registrati anche Lazio e Toscana, seguite dalla Lombardia.
La corruzione resta il fattore determinante nel commettere reati ambientali.

Il business dell'Ecomafia

In ascesa i reati nel settore agroalimentare, uno tra i più proficui per l’ecomafia: tra frodi, contraffazioni e riciclaggio, nel 2018 sono state registrate quasi 45mila infrazioni, che hanno fruttato 1,4 miliardi di euro. Gli illeciti hanno riguardato i prodotti alimentari più disparati, dal commercio di prodotti ittici a quello dei vini, passando dall’olio di soia spacciato per extravergine di oliva e dal denaro riciclato da macelli e aziende della carne.

In aumento anche i reati legati al traffico illegale dei rifiuti, in particolare fanghi industriali e rifiuti speciali. Nel 2018 gli illeciti commessi sono stati 8mila, con 54 milioni di tonnellate di rifiuti sequestrati.

Non va meglio nel settore edilizio, dove si è registrata una crescita di illeciti del 68%, con oltre 6500 infrazioni rilevate. L’abusivismo edilizio, grande piaga del nostro Paese, è un fenomeno particolarmente diffuso al Sud e nel 2018 è cresciuto del 16%. Rientrano nel computo degli illeciti sia quelli riguardanti le nuove costruzioni sia gli ampliamenti del patrimonio immobiliare già esistente.

In crescita anche i reati commessi contro gli animali selvatici, con oltre 7mila casi accertati, e aumenta il giro d’affari legato ai sacchetti di plastica che nel 2018 ha portato al sequestro di tonnellate di borse di plastica illegali in varie città italiane.

Crimini ambientali

La politica ignora la questione ambientale

Di fronte alle cifre impressionanti legate ai crimini ambientali, sarebbe necessario un intervento decisivo da parte del governo orientato alla lotta dell’ecomafie.
Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, ha dichiarato:

Con questa edizione del rapporto Ecomafia e le sue storie di illegalità ambientale vogliamo dare il nostro contributo, fondato come sempre sui numeri e una rigorosa analisi della realtà, per riequilibrare il dibattito politico nazionale troppo orientato sulla presunta emergenza migranti e far sì che in cima all’agenda politica del nostro Paese torni ad esserci anche il tema della lotta all’ecomafie e alle illegalità. Un tema sul quale in questi mesi il Governo ha risposto facendo l’esatto contrario, approvando il condono edilizio per la ricostruzione post terremoto sull’isola di Ischia e nelle zone del cratere del Centro Italia, e il decreto Sblocca cantieri con cui ha allargato le maglie dei controlli necessari per contrastare infiltrazioni criminali e fenomeni di corruzione

In Italia, la Legge 68/2015 ha un ruolo chiave per prevenire e punire gli ecoreati. Legambiente ha più volte avanzato proposte per migliorare la normativa vigente: tra i suggerimenti, quello di semplificare l’iter di demolizione degli edifici abusivi, l’introduzione di una serie di nuovi reati a tutela dei prodotti alimentari e il riconoscimento dei diritti degli animali attraverso l’adozione di sanzioni più severe per chi commette delitti contro specie protette della fauna e della flora.

Per fortuna si conferma la validità della legge 68 del 2015, che ha inserito i delitti ambientali nel Codice penale, con buona pace dei suoi detrattori che negli ultimi anni hanno perso voce e argomenti per denigrarla.
Risultati che dovrebbero indurre a completare la riforma di civiltà inaugurata con la normativa sugli ecoreati: il nostro auspicio è che il Governo e il Parlamento invertano il prima possibile la rotta intrapresa e abbiano il coraggio di continuare il lavoro che nella scorsa legislatura ha visto approvare il maggior numero di norme ambientali di iniziativa parlamentare della storia repubblicana – ha concluso Ciafani.

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Tatiana Maselli

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