Earth Overshoot Day: l’indice che misura il nostro debito verso la natura

La notizia è di sabato 21 agosto, ma vale la pena tornarci sopra, perchè è di quelle che fa realizzare anche gli scettici (che probabilmente rimarranno tali, tirando fuori ancora qualche scienziato presunto tale): sabato abbiamo infatti esaurito il budget ecologico del 2010.

La notizia è di sabato 21 agosto, ma vale la pena tornarci sopra, perché è di quelle che fa realizzare anche gli scettici (che probabilmente rimarranno tali, tirando fuori ancora qualche scienziato presunto tale): sabato abbiamo infatti esaurito il budget ecologico del 2010.

Ci scandalizziamo quando ci mostrano quanti giorni all’anno lavoriamo per essere tassati, lo stesso dovremmo fare misurando le risorse naturali e l’uso che ne facciamo. Prendendo un anno lungo un metro, il 70esimo centimetro sarebbe il punto in cui sapremmo di aver finito le risorse naturali a nostra disposizione, incominciando perciò ad usarne “a credito”. Questo giorno, sabato appena passato, prende il nome di Earth Overshoot Day.

L’evidenza è chiara, dato che nel 2009 era caduto il 25 settembre; quindi abbiamo perso un altro mese, da un anno all’altro. Ed è così dal 1987, anno di inizio della realizzazione di questo speciale indice. Nel 1960 invece consumavamo il 50% delle risorse prodotte.

Gli scettici. Ce ne sono ed in particolare contestano i metodi di realizzazione di questo indice, per la realizzazione del quale si usa “l’ettaro globale”, ovvero la capacità media di un ettaro di terreno di produrre risorse. I dati di 150 paesi vengono poi inviati ad organizzazioni quali FAO, ONU e Agenzia per l’Energia, ed infine collezionati ed elaborati da una ONG, la Global Footprint network, che mette in relazione il consumo annuo di risorse ecologiche con la loro disponibilità e la capacità della natura di rigenerarsi nel corso dello stesso arco di tempo.

Le conclusioni sono ovvie: consumare meno, oppure, e speriamo sia un paradosso, essere in meno.

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