Conferenza di Durban 2011: a che punto siamo?

Oggi si conclude la Conferenza sul Clima di Durban. Tre le opzioni che i delegati dovranno votare. E Clini si dichiara ottimista e invita ad elaborare una strategia a lungo termine

Conferenza di Durban ormai agli sgoccioli. Oggi si concluderà infatti la lunga maratona cui hanno preso parte 190 paesi di tutto il mondo per affrontare il problema dei cambiamenti climatici, questione urgente ma molto complessa da gestire per via della difficoltà a raggiungere un accordo comune vincolante per tutti gli stati, che possa sostituire il Protocollo di Kyoto, in vigore solo fino al 2012. Ma sui tavoli di Durban è la resa dei conti. Tre sono le opzioni che i delegati dovranno votare.

Option 1. Protocollo vincolante. La più importante opzione si richiama alla necessità di trasformare il trattato in un protocollo di attuazione legalmente vincolante di lungo periodo, da adottare il prossimo anno o al massimo entro il 2015, ossia entro le prossime conferenze sul clima, Cop18, che si svolgerà il prossimo anno in Qatar o Cop21.

Option 2. Prevede tre opzioni al suo interno, legate all’attuazione del nuovo Protocollo di Kyoto. L’opzione 2a auspica la possibilità di dare validità ad una convenzione vincolante e il lancio di negoziati entro il 2012 o 2013, al fine di adottare questo strumento il più presto possibile, al più tardi tra la Cop18 e la Cop21. La 2b invita al raggiungimento di accordo legale da adottare entro il medesimo periodo, mentre la 2c si riferisce ad una serie di decisioni da adottare entro il 2015, cioè entro la Conferenza della Parti Cop21.

Option 3. Prevede il completamento dei concordati della decisione 1/CP.13 (Bali Action Plan), ossia l’adozione di una serie di decisioni e l’avvio di un processo per sviluppare un protocollo o altri strumenti giuridicamente vincolanti per il periodo successivo al 2020.

In attesa che i delegati presenti a Durban oggi possano votare le tre opzioni, è stato diffuso poche settimane fa dall’Aea, l’Agenzia Europea dell’Ambiente, un report che testimonia la riduzione delle emissioni di gas serra in Europa. Secondo l’analisi, la qualità dell’aria in Europa è migliorata tra il 1990 e il 2009, e le emissioni più inquinanti sono scese. Tuttavia, c’è ancora un ampio margine di miglioramento, visto che i livelli di concentrazione di ozono troposferico e il particolato sono rimasti stabili negli ultimi anni nonostante gli sforzi per migliorare la qualità dell’aria.

Anche l’Italia ha fatto segnare dei risultati positivi. Adottando le decisioni del Protocollo di Kyoto, lil nostro Paese aveva il compito di ridurre entro il 2012 il 6,5 per cento delle emissioni di gas serra rispetto al 1990. Sebbene non abbia ancora centrato l’obiettivo, ha fatto registrare anno dopo anno la diminuzione degli inquinanti, avvicinandosi sempre di più alla meta da raggiungere entro il prossimo anno.

Non ci sono scuse per non approvare una tabella di marcia qui a Durban” ha detto dal Sudafrica il Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini. “Siamo pronti a fare la nostra parte e siamo certi che qui a Durban siamo in grado di fare un altro passo avanti nella nostra lotta comune contro i cambiamenti climatici”. La convinzione con cui il neoministro ha parlato in occasione della Conferenza fa ben sperare.

Inoltre, ha aggiunto che l’Italia è a favore del “Kyoto-2”, cioè di un’intesa fra i Paesi del mondo che delinei a partire dal 2013 le strategie per contenere il cambiamento del clima: “Un’alleanza che dovrà basarsi sulla diffusione e sulla promozione di tecnologie pulite tra i Paesi più sviluppati e quelli di nuova industrializzazione, su progetti comuni, su investimenti che mettano a disposizione dei cittadini del mondo stili nuovi di produzione e di consumo”.

Ieri mattina, inoltre, Clini ha ribadito che “il punto di vista del nostro Paese sul futuro del Protocollo di Kyoto è chiaro: pronti a sottoscrivere un secondo periodo, ma per essere utile deve rappresentare una transizione verso un quadro che ci permetta una cooperazione più forte e più vasta per ridurre le emissioni e per accelerare il passaggio verso un’economia verde in tutto il mondo”.

Non solo la tutela dell’ambiente ma anche quella di alcune popolazioni disagiate, che necessitano del sostegno della grandi potenze per avviare la propria economia sulla base della sostenibilità: “Oltre a difendere l’ambiente, la battaglia sul clima per essere vincente deve promuovere lo sviluppo sostenisible e combattere la povertà. L’Italia è impegnata a sostenere la Cina nella realizzazione di uno sviluppo low carbon attraverso oltre 250 progetti congiunti promossi dal ministero italiano dell’Ambiente”, ha spiegato il ministro che ha incontrato Xie Zhenhua, vicepresidente della Commissione nazionale per la Riforma e lo Sviluppo (NDRC) e leader della delegazione cinese.

Abbiamo bisogno di una strategia a lungo termine – ha ribadito davanti ai rappresentanti di tutto il mondo – per l’innovazione tecnologica, in modo che la riduzione delle emissioni non si fermi solamente sulle tecnologie gia’ disponibili ma anche sulla promozione delle nuove tecnologhie per un’economia senza carbonio“.

Soddisfazione da parte di Legambiente, che ha approvato le parole di Clini: “A Durban l’Italia, con l’intervento di oggi del ministro dell’Ambiente Clini, ha finalmente abbandonato il gioco ostruzionista del passato e si è dichiarata disponibile per un secondo periodo di impegni del Protocollo di Kyoto come transizione verso un giusto accordo globale che coinvolga anche le maggiori economie del pianeta superando la polarizzazione tra paesi industrializzati e in via di sviluppo”.

Un passo nella giusta direzione. L’Italia insieme all’Europa deve impegnarsi nelle prossime ore a Durban – ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza per la nascita di un’alleanza trasversale tra paesi industrializzati, emergenti e in via di sviluppo in grado di spingere Cina e India ad abbandonare il gioco dei veti contrapposti e costringere così gli Stati Uniti ad approvare un mandato a sottoscrivere entro il 2015 un accordo globale che abbia come architrave il Protocollo di Kyoto. Un’impresa molto difficile alla quale occorre dedicare ogni sforzo sino all’ultimo minuto dei negoziati”.

Francesca Mancuso

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