La storia delle centinaia di donne indigene che hanno bloccato una miniera per un anno intero, in difesa delle terre ancestrali

Nell'isola indonesiana di Timor le comunità e associazioni indigene si organizzano grazie all'iniziativa delle donne per difendere le foreste.

La comunità indigena Mollo, che vive nell’isola indonesiana di Timor, considera le proprie foreste, le proprie montagne e i propri corsi d’acqua come parte essenziale della propria esistenza; per gli indigeni, tali risorse sono sacre, essenziali e vitali quanto l’aria e il cibo.

Nell’isola di Timor, la costruzione di estese miniere ha però aperto la strada alla progressiva devastazione delle foreste. Quest’ultime non sono solo delle insostituibili assorbitrici di carbonio, ma rappresentano anche una indispensabile risorsa per chi da secoli abita quei territori. Purtroppo, non è la prima volta in cui lo sfruttamento selvaggio delle risorse naturali e la dipendenza dai combustibili fossili rischiano di amplificare la crisi climatica.

Le risorse naturali presenti in abbondanza in quel territorio, dove foreste e montagne nascondono petrolio, gas, oro e marmo, sono quindi diventate una condanna più che una benedizione.

Gli indigeni Mollo, invece di godere appieno del patrimonio naturale di cui sono eredi, si trovano ora a contrastare 15 progetti di estrazione mineraria che, senza il loro consenso e senza alcuna riparazione finanziaria, stanno distruggendo le loro terre ancestrali, privandole delle risorse che da sempre le caratterizzano. Per esempio, la costruzione nel 1996 di due nuove cave di marmo ha travolto 16.000 ettari di foreste, dove le donne del posto erano solite rifornirsi di cibo, coloranti naturali per tessuti e medicinali essenziali alla vita quotidiana.

Aleta Baun, nota con l’affettuoso soprannome di “Mama” Aleta, ha iniziato ad organizzare manifestazioni di protesta contro le operazioni minerarie in atto in quella zona. Capeggiate da Mama Aleta, oltre 150 donne indigene hanno pacificamente manifestato e hanno bloccato per un anno intero l’ingresso di una miniera. Le coraggiose donne hanno costituito l’organizzazione Pokja OAT — fondata grazie al supporto del Global Greengrants Fund, che finanzia e sostiene in tutto il mondo organizzazioni dal basso per la giustizia ambientale e climatica — proprio per lottare contro la distruzione degli ecosistemi locali ad opera delle società minerarie.

La capacità di leadership e la determinazione di Mama Aleta, alla guida di Pokja OAT, rivelano la centralità femminile nei movimenti ambientalisti che sorgono dal basso. Quelle tenaci donne proseguono la lotta nonostante le continue discriminazioni subite e i numerosi ostacoli frapposti lungo il loro cammino. Nel 2007, quando Mama Aleta e gruppi di attivisti anti-miniere hanno ottenuto l’appoggio e la mobilitazione delle tribù locali degli Amanuban e Amanatun tribes, le principali aziende minerarie sono state costrette ad abbandonare l’area.

Già un anno dopo, nuove società minerarie si erano installate nell’area intaccando parte della foresta. Il conflitto si era riacceso.

@Goldman Prize

I leader indigeni, tra cui Mama Aleta, furono arrestati, picchiati e minacciati.

Attualmente, Pokja OAT sta mappando 130 villaggi locali e sta intraprendendo vie legali e parlamentari per ribadire con forza il legittimo diritto di conservazione e riappropriazione delle foreste tribali. Come forma di  riconoscimento per gli incessanti sforzi in difesa delle foreste del Monte Mutis nell’isola di Timor, Mama Aleta ha vinto nel 2013 il prestigioso Goldman Environmental Prize.

Fonti: The Goldman Environmental Prize

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