La deforestazione in Amazzonia accelera verso il punto di non ritorno (grazie Bolsonaro…)

La politica di Bolsonaro sta portando velocemente il disboscamento della foresta Amazzonica oltre il punto di non ritorno

Durante gli ultimi due mesi la deforestazione dell’Amazzonia in Brasile ha raggiunto dimensioni pari a tre campi da calcio al minuto e si avvicina velocemente al punto di non ritorno, oltre il quale i danni saranno irreparabili.

I dati diffusi dall’Istituto nazionale di ricerche spaziali del Brasile confermano i timori sulla politica di Bolsonaro, secondo i quali il nuovo Presidente starebbe incoraggiando il disboscamento illegale della più grande foresta pluviale del mondo.

Bolsonaro infatti ha indebolito l’agenzia per l’ambiente dando di fatto il via libera ad attività illegali che causano l’eliminazione continua di alberi, come gli allevamenti, l’agricoltura intensiva, il commercio di legname e le attività minerarie.
Minatori e taglialegna stanno letteralmente invadendo la foresta illegalmente, causando roghi e abbattendo alberi.

Questa costante erosione della copertura arborea indebolisce l’importantissimo ruolo che ha l’Amazzonia nel contenere gli effetti del riscaldamento globale.

Le piante sono infatti essenziali per la stabilità climatica e la loro presenza consente di rimuovere le emissioni immesse nell’atmosfera dalle attività umane.
È molto importante mantenere e tutelare le foreste esistenti, poiché gli alberi più antichi sono più efficienti nel rimuovere i gas serra.

Negli anni precedenti al governo Bolsonaro, si era raggiunta una riduzione dell’80% del tasso di deforestazione. Dopodiché i governi successivi hanno via via allentato le tutele alla foresta e il disboscamento ha raggiunto livelli davvero allarmanti.

L’abbattimento di ulteriori alberi porterà inevitabilmente a una diminuzione della capacità della foresta di assorbire anidride carbonica e le conseguenze riguarderanno tutto il pianeta.

Tutto ciò non sembra preoccupare Blosonaro e il suo ministro dell’Ambiente Ricardo Salles, che anzi hanno criticato il lavoro dell’Istituto nazionale di icerche spaziali, mettendo in dubbio i numeri diffusi sulla deforestazione.

Il ministro dell’Ambiente si è addirittura schierato a fianco dei taglialegna e ha definito irrealistico tutelare la foresta:

L’industria del legname merita di essere rispettata. Ciò che sta succedendo oggi in Brasile, è il risultato di anni e anni e anni di una politica pubblica di produzione di leggi, regole, regolamenti che non sono sempre legati al mondo reale. Quello che stiamo facendo ora è precisamente portare la parte legale del mondo reale che accade in ogni paese da nord a sud – queste le parole del ministro Salles.

Il governo brasiliano non intende quindi tutelare la foresta amazzonica in nessun modo e si sta impegnando a smantellare le politiche ambientali precedenti.

L’ultimo attacco al polmone verde è rappresentato dall’accordo tra i Paesi del Mercosur e gli Stati dell’Unione europea, l’intesa commerciale nata per aumentare gli scambi tra Europa e Sud America.
Il concordato potrebbe però essere ridiscusso se il Brasile non mantenesse l’impegno a rallentare la deforestazione.

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Tatiana Maselli

Immagine da Google Earth

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