Disastro ambientale in Artico, ora la marea rossa ha raggiunto anche i laghi. Le immagini satellitari

Il petrolio e i carburanti che si sono riversati nel fiume Ambarnaya hanno raggiunto anche il lago Pyasino. Il disastro ambientale russo è sempre più grave

Il disastro ambientale che si sta consumando in questi giorni in Russia è ancora peggio di quanto ipotizzato finora. Il petrolio e i carburanti che si sono riversati nel fiume Ambarnaya hanno raggiunto anche il lago Pyasino.

A denunciarlo è stato il governatore della regione russa di Krasnoyarsk, Alexander Uss , secondo cui i prodotti petroliferi sono stati avvistati nel lago Pyasino dopo l’incidente avvenuto presso la centrale termoelettrica della Norilsk. Quest’ultima è gestita da Norilsk Nickel, il principale produttore al mondo di nichel e palladio.

Il disastro ambienatle miete dunque una nuova vittima, un grande lago di acqua dolce, ma si teme che il petrolio possa diffondersi fino all’Oceano Artico.

“Anche il carburante è arrivato a Pyasino. Questo è un bellissimo lago lungo circa 70 chilometri. Naturalmente ha sia pesci che una buona biosfera. Ma è impossibile prevedere come sopporteranno questo peso adesso. […] al momento, è importante impedire che [il carburante versato] si riversi nel fiume Pyasina, che scorre più a nord. Penso che sarà possibile “, ha detto Uss a Interfax.

Il 29 maggio, un serbatoio di carburante nella centrale elettrica n. 3 della Norilsk-Taymyr Energy Company (NTEC), che fa parte del Norilsk Nickel e fornisce elettricità al distretto industriale di Norilsk, ha perso pressione e ha iniziato a disperdere prodotti petroliferi. Il serbatoio conteneva oltre 21.000 tonnellate di petrolio e carburanti, che hanno immediatamente raggiunto i fiumi Daldykan e Ambarnaya. Essi poi confluiscono nel lago Pyasino.

Sono state aperte quattro indagini penali in relazione all’incidente ed è stato arrestato anche un responsabile dell’officina della centrale termolettrica.

Il lago Pyasino è di origine glaciale e si trova a circa 20 chilometri da Norilsk. Ha una superficie di 735 metri quadrati e accumula acqua da altri grandi laghi situati sull’Altopiano Putorana (Riserva Naturale Statale Putorana).  Nei corpi idrici del bacino vivono 38 specie di pesci.

La fuoriuscita ora minaccia una vasta area incontaminata del deserto artico. Diverse squadre di emergenza stanno cercando di contenere il petrolio, che si è già spinto circa 20 km a nord di Norilsk. Si tratta del peggior incidente di questo tipo che si è verificato nella regione artica della Russia.

“Ora è importante impedire che penetri nel fiume Pyasina, che scorre verso nord. Dovrebbe essere possibile” prosegue USS.

Le squadre di bonifica hanno rimosso circa 23.000 metri cubi di terreno contaminato.

Secondo le prime indagini ma anche stando alle infomazioni fornite da Norilsk Nickel, il serbatoio potrebbe essere crollato a causa della fusione del permafrost. Ipotesi verosimile, se si considera che l’Artico ha ssperimentato settimane di clima insolitamente caldo, probabilmente un sintomo del riscaldamento globale.

lago russia

©BBC

L’inquinamento “avrà un effetto negativo sulle risorse idriche, sugli animali che bevono quell’acqua, sulle piante che crescono sulle rive”, ha detto Vasily Yablokov di Greenpeace Russia. Greenpeace lo ha paragonato al disastro di Exxon Valdez del 1989 in Alaska.

L’associazione ha reso note alcune immagini registrate dal satellite Sentinel dell’Esa prima e dopo il disastro. Foto terribili, che mostrano la contaminazione dei fiumi e del lago. La prima è del 23 maggio, quando ancora non si era verificato l’incidente. La seconda e la terza, scattate rispettivamente il 31 maggio e il 1° giugno mostrano il petrolio e i carburanti che tingono di rosso il fiume Ambarnaya.

23 maggio russia

©Sentinel Esa/Greenpeace Russia

31 maggio russia

©Sentinel Esa/Greenpeace Russia

1 giugno russia

©Sentinel Esa/Greenpeace Russia

L’ultima immagine, risalente ad appena due giorni, fa mostra che l’inquinamento ha raggiunto anche i laghi adiacenti.

8 giugno

©Sentinel Esa/Greenpeace Russia

Purtroppo, secondo il Ministero dell’Ecologia del Territorio di Krasnoyarsk, la fuoriuscita non potrà essere fermata. Sebbene siano stati installati dei boom vicino al luogo dell’incidente, i prodotti petroliferi si sono diffusi al di là di essi.

Fonti di riferimento: Greenpeace Russia, BBC, Interfax

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