Il retrogusto amaro delle uova di Pasqua: così cacao e zucchero minacciano le foreste

Anche le uova di Pasqua nascondono un retrogusto per l'ambiente. Lo zucchero e il cacao, ingredienti principali usati per questa specialità, vengono coltivati in zone della Terra in cui la deforestazione sta galoppando a ritmi impressionanti.

Le uova di Pasqua sono amatissime da bambini e adulti, ma purtroppo nascondono brutte sorprese per l’ambiente. Il motivo? Lo zucchero e il cacao, ingredienti principali usati per questa prelibatezza, vengono coltivati in aree del mondo in cui regnano ormai la deforestazione e la frammentazione degli habitat, fenomeni di cui si parla ancora troppo poco ma che stanno avendo un impatto devastante sul nostro Pianeta.

La scorsa primavera il WWF ha pubblicato un approfondimento dal titolo “Zucchero e Cacao, due storie amare”, in cui si affronta la questione dell’impatto ambientale di questi due ingredienti usati per produrre le uova di Pasqua.

“L’agricoltura rappresenta oggi la prima causa di deforestazione nelle aree tropicali e subtropicali del nostro Pianeta: ben il 73% della deforestazione è dovuto all’espansione dei terreni agricoli. La distruzione e il degrado delle foreste e degli habitat causano inoltre circa il 20% dei gas serra immessi ogni anno nell’atmosfera” – spiega Eva Alessi, Responsabile consumi sostenibili e risorse naturali di WWF Italia. – “I sistemi alimentari sono anche la prima causa di perdita di biodiversità sul Pianeta che avviene soprattutto nei Paesi tropicali che ospitano le piantagioni di molte di queste commodity: Brasile, Argentina, Messico, Paraguay, Uruguay, Ghana, Costa d’Avorio, Uganda, sono diventati terre destinate alla produzione di alimenti per il consumo, in primo luogo, dei Paesi occidentali. È più che mai indispensabile che tutti i consumatori siano consapevoli quanto le loro scelte siano determinanti per le sorti del Pianeta e che possiamo e dobbiamo fare qualcosa per cambiarle per il meglio. Stiamo divorando il Pianeta senza capire quanto in realtà la nostra salute sia profondamente connessa con quella dell’ambiente in cui viviamo.”

L’impatto ambientale della produzione dello zucchero

L’Unione Europea è il primo importatore al mondo di zucchero di canna grezzo da raffinare. In Europa, infatti, si lavora lo zucchero grezzo per produrre i prodotti dolciari che finiscono negli scaffali dei supermercati, tra cui le uova di Pasqua. Ma la canna da zucchero viene spesso coltivata in aree dove prima sorgevano rigogliose foreste tropicali. La maggior parte dello zucchero di canna proviene dal Brasile, Paese in cui la deforestazione sta galoppando a ritmi impressionanti. In particolare, la coltivazione di questa pianta tropicale ha contribuito alla deforestazione soprattutto tra il 2002 e il 2012, periodo in cui sono stati abbattuti 16.000 chilometri quadrati di foresta per far spazio alle piantagioni.

La produzione e il consumo di zucchero non hanno soltanto impatti pesantissimi sul Pianeta, ma anche sulla nostra salute. In molti Paesi, tra cui l’Italia se ne utilizza ancora troppo, nonostante l’Oms abbia raccomandato di ridurre il consumo dello zucchero a meno del 5% dell’energia totale giornaliera (ovvero circa 5 cucchiaini da tè). Per quanto riguarda il nostro Paese, il consumo di zucchero è di circa 27 kg pro-capite all’anno, corrispondente a 15-18 cucchiaini al giorno.

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L’impatto ambientale della produzione del cacao

Uno scenario altrettanto inquietante è quello relativo alla produzione di cacao, coltivato principalmente dei Paesi dell’Africa occidentale. Negli ultimi anni le coltivazioni questa pianta sono triplicate e la produzione è arrivata a coprire oltre il 70% della quota di mercato globale. E la situazione è destinata a peggiorare. Se si manterranno questi livelli di produzione, entro il 2024 intere foreste africane sono destinate a sparire, con pesanti impatti a livello climatico.

Dallo scoppio della pandemia globale di Covid-19, in diversi Paesi la richiesta di cacao è aumentata parecchio. Negli ultimi mesi il consumo del cioccolato è cresciuto del 22% in Italia, che rappresenta il settimo maggiore importatore di fave di cacao in Europa e il secondo maggiore produttore di cioccolato in Europa (con 0,7 milioni di tonnellate, il 18% della produzione Ue), dopo la Germania (1,3 milioni di tonnellate, ovvero il 32% del totale della produzione). Si calcola che ogni italiano consumi circa 4 kg di cioccolato all’anno e circa 11 grammi al giorno.

Quali uova di Pasqua acquistare allora?

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Foto © Glynsimages2013/Shutterstock

Come ribadito anche dal WWF, comprare “un uovo di Pasqua che abbia un basso impatto sulla natura e sulla nostra salute non è solo possibile, ma necessario se vogliamo continuare a mangiarne anche in futuro mantenendo il nostro Pianeta in grado di sostentarci.”

Per non contribuire alla deforestazione e alla frammentazione degli ecosistemi è fondamentale, dunque, optare per l’acquisto di uova di Pasqua (e non solo) con ingredienti provenienti da filiere equosolidali e da agricoltura biologica. Solo in questa maniera possiamo fare la differenza e garantire non soltanto la salvaguardia della biodiversità, ma anche il rispetto delle condizioni di lavoro degli agricoltori.

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Fonte: WWF

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