Costa Concordia, fuori dalla Laguna. Ma si teme per il relitto

Le navi da crociera fuori da Venezia. Questo il primo risultato raggiunto, ma si attende il CdM per saperne di più sulle sorti della Costa Concordia

Costa Concordia. Si lavora a singhiozzo nelle acque antistanti l’Isola del Giglio. In acqua opera il robot Rov ma le ricerche dei dispersi sono state momentaneamente interrotte perché la carcassa della Concordia continua a spostarsi, di 1 centimetro e mezzo l’ora, come ha riferito il portvoce dei vigili del fuoco, Luca Cari. E mentre si attende il nuovo decreto rotte, in discussione oggi in Consiglio dei Ministri, giunge una piccola buona notizia. È stata raggiunta un’intesa per liberare dalle grandi navi il bacino di San Marco a Venezia.

Uno scambio epistolare tra il presidente dell’Autorità Portuale di Venezia Paolo Costa e il Ministro dell’ambiente Corrado Clini ha dato il via ad un percorso progettuale che impedisca ai “condomini galleggianti” di attraversare il cuore di Venezia.

Queste le richieste inoltrate da Costa al Ministro dell’Ambiente Clini e al Ministro dello Sviluppo Economico Passera: “La proposta ipotizza due fasi di intervento la prima delle quali potrebbe essere perseguita estendendo i compiti del Commissario delegato per la crisi socio-economico ambientale nella laguna di Venezia in ordine alla rimozione dei sedimenti inquinati nei canali portuali di grande navigazione, che oggi opera ai sensi del DPCM el 3 dicembre 2004, oggi prorogato con DPCM del 11 novembre 2011”.

Ma il punto caldo della vicenda riguarda la deviazione del passaggio delle navi da crociera dal cuore della città lagunare, per scongiurare tragedie come quella verificatasi al Giglio: “La proposta che si sottopone alla vostra valutazione congiunta ha lo scopo di mitigare e/o deviare il passaggio delle grandi navi da crociera nel menzionato tratto, salvaguardando contemporaneamente l’economia del porto crociere di Venezia-Stazione di Marittima, anche in considerazione particolare dello stato di crisi economica che stiamo vivendo”.

E le soluzioni proposte sarebbero due:

  • nel breve periodo un percorso alternativo per raggiungere la Stazione di Marittima, evitando così di passare davanti a San Marco;

  • nel medio-lungo periodo realizzando una nuova stazione marittima dedicata alle grandi navi da crociera ubicata alla bocca di porto di Malamocco, all’esterno della laguna veneziana laddove oggi è localizzato il cantiere di costruzione dei cassoni del MoSE.

Ma non è tutto. Paolo Costa ne approfitta anche per richiamare l’attenzione sull’urgenza dell’allontanamento del traffico petrolifero dalla laguna.

E il Ministro dell’Ambiente gentilmente ringrazia approvando le proposte fatte da Costa: “I percorsi alternativi proposti, sia nel breve che nel periodo medio-lungo, rappresentano una soluzione che condivido fatte salve le verifiche puntuali i merito alle compatibilità ambientali. A questo proposito il Ministero è a disposizione a collaborare nella fase progettuale ed a facilitare, nell’ambito delle nostre competenze, la realizzazione del progetto stesso”.

D’accordo anche sul problema dell’allontanamento del traffico petrolifero dalla laguna di Venezia, considerato da Clini “un obiettivo prioritario”.

3.Venezia_No_grandi_navi

Soddisfazione da parte degli ambientalisti. “Grandi navi fuori dalla laguna finalmente”! Con il progetto avviato oggi tra ministero dell’Ambiente e Autorità portuale di Venezia sarà possibile liberare il prezioso e fragile bacino di San Marco a Venezia dal passaggio delle grandi navi e quindi dai rischi di incidente e sversamento di idrocarburi nella laguna. Oltre al bacino di San Marco occorre ora predisporre norme precise per tutelare anche le aree marine protette, le isole minori e le zone sensibili come le Bocche di Bonifacio. Il paesaggio, il mare e il patrimonio di biodiversità che caratterizzano questi luoghi sono la vera ricchezza del Belpaese e per questo vanno tutelati e valorizzati senza concessioni pericolose”.

Ma intanto, mentre si pensa al futuro, si guarda con timore al relitto della Concordia, che centimetro dopo centimetro, avvicina sempre di più il rischio di un danno ambientale senza precedenti.

Francesca Mancuso

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