Costa concordia: una tragedia da non dimenticare

13 gennaio 2012, ore 21.42. La nave da crociera Costa Concordia si avvicina pericolosamente all'Isola del Giglio e urta uno scoglio sott'acqua. L'inchino, il 'rito' dei capitani alle isole, costa la vita a 32 persone. Uno squarcio riportando lungo circa 70 metri sul lato sinistro dello scafo è l'inizio della tragedia. Sono trascorsi due anni da quel giorno

13 gennaio 2012, ore 21.42. La nave da crociera Costa Concordia si avvicina pericolosamente all’Isola del Giglio e urta uno scoglio sott’acqua. L’inchino, il ‘rito’ dei capitani alle isole, costa la vita a 32 persone. Uno squarcio lungo circa 70 metri sul lato sinistro dello scafo è l’inizio della tragedia. Sono trascorsi due anni da quel giorno.

Paura, urla, fuga a bordo delle scialuppe di salvataggio e dei gommoni. Dispersi ritrovati a distanza di anni. E due anni dopo si parla ancora delle sorti del relitto, la cui meta finale è ancora de definire. Un ambito bottino, preso di mira da società di tutto il mondo. Quasi quattro mesi fa, ciò che resta del relitto è stato miracolosamente rimesso in piedi dopo ore di operazioni. La nave è stata ruotata e tenuta su da 36 cavi d’acciaio. Con gli occhi del pianeta rivolti verso il Giglio.

Qualche mese dopo, a dicembre sono stati completati gli interventi di messa in sicurezza del relitto per affrontare condizioni atmosferiche anche estreme durante la stagione invernale. Intanto, spiega la Protezione Civile che sono in via di completamento nel Terminal Titan-Micoperi di Livorno i 15 cassoni che saranno installati sul lato di dritta. Alla fine saranno 30 quelli necessari a far rigalleggiare il relitto.

Quando? Si parla di metà aprile, se le condizioni meteo del mare lo consentiranno. Allora saranno avviate le operazioni per installare i cassoni. E poi la Concordia dovrà essere trasportata in uni porto: Italia, Francia, Norvegia, Regno Unito, Turchia e Cina i paesi candidati.

Come stanno l’Isola e il suo mare? Sotto il costante monitoraggio ambientale. E i controlli continueranno anche cinque anni dopo la fine delle operazioni.

Sardegna. 24 mesi dopo il naufragio del Giglio sulla spiaggia di Sa Mesa Longa, nella marina di San Vero Milis, in provincia di Oristano, Ignazio Porcedda trova per caso un giubbotto di salvataggio. Precisamente quello della cabina 6432. Un viaggio lungo, dalla Toscana alla costa occidentale della Sardegna, simile ad un messaggio in bottiglia che casualmente, due anni dopo, ricorda quella tragedia, quasi a sottolineare che il mare nasconde ma non dimentica.

Francesca Mancuso

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