Salvaguardia della biodiversità e superfici destinate a siepi e boschetti: il contributo del Consorzio del Prosecco alla tutela del territorio

Il Consorzio di Tutela della Denominazione di Origine Controllata Prosecco si è attivato per rendere le coltivazioni sempre più attente alla salvaguardia del territorio e alla biodiversità.

Con Mosaico Verde il Prosecco DOC rafforza il proprio impegno nella Responsabilità Sociale di impresa

Il Prosecco è tra i vini più apprezzati in Italia, e soprattutto all’estero, infatti delle 500 milioni di bottiglie prodotte nel 2020, ben l’80% sono state commercializzate al di fuori dei confini nazionali, di cui tra le principali destinazioni sono Regno Unito, Stati Uniti, Germania e Francia. Con la crescita della notorietà, spinta anche dalle esigenze del territorio, è aumentata l’attenzione del sistema produttivo verso la sostenibilità ambientale nonché quella sociale.

Ne è un esempio il lavoro del Consorzio di Tutela della Denominazione di Origine Controllata Prosecco che si è attivato per rendere le coltivazioni sempre più attente alla salvaguardia del territorio e alla biodiversità.

Come? È stato intrapreso, già da qualche anno, un percorso che intende dare un contributo importante al territorio d’origine di questo vino (Veneto e Friuli-Venezia Giulia). Ma vediamo quali sono le iniziative virtuose portate avanti.

Contro il consumo di suolo e per la riforestazione

prosecco doc

Sebbene il vigneto rappresenti un ecosistema naturale (le viti hanno le funzioni delle comuni piante, come ad esempio, quella della fissazione dell’anidride carbonica), è essenziale, considerato l’intervento dell’uomo, regolamentarne la gestione agricola nonché l’uso del suolo. A tal fine, il sistema produttivo del Prosecco, attraverso le Regioni, ha contingentato il proprio potenziale viticolo con il fine di poter regolare l’immissione di prodotto sul mercato, e, conseguentemente, di evitare inutili consumi di suolo agricolo.

Non solo, un’iniziativa che ha riscontrato molto successo è stata quella di legare gli adeguamenti del potenziale viticolo, dal 2011 al 2021 si è passati rispettivamente da 20.000 ettari a 24.450 ettari, alla sostenibilità ambientale infatti sono stati premiati quei vigneti con certificazione biologica e di produzione integrata (SQNPI). Inoltre, per ricevere l’idoneità a Prosecco, il viticoltore si è impegnato a realizzare e a mantenere un impianto arboreo/arbustivo, come una siepe o un boschetto, di cornice al vigneto. Ad oggi sono contingentati ben 76 ettari di siepe.

Un’iniziativa questa che è diventata parte di Mosaico Verde, campagna nazionale di AzzeroCO2, che ha l’intento di riqualificare il territorio italiano attraverso progetti di forestazione di nuovi alberi e la gestione sostenibile del patrimonio boschivo già esistente. Come dicevamo, il Prosecco Doc ne fa parte da quando, nell’annata 2017-2018, le cantine aderenti in Veneto e Friuli-Venezia Giulia sono riuscite a costruire, come indicato precedentemente, un’area arborea arbustiva di 76 ettari. Un ottimo risultato che ha superato anche l’obiettivo iniziale.

Parlando in numeri più comprensibili a tutti, grazie a questo progetto sono state messe a dimora oltre 126 mila piante tra alberi e arbusti.

Insomma, al contrario di quella che potrebbe essere la percezione, anche i vigneti possono dare il loro contributo al ripopolamento verde del territorio, contribuendo, direttamente ed indirettamente, alla riduzione delle emissioni di CO2. AzzeroCO2 ha infatti calcolato che, grazie alla messa a dimora e alla cura di carpini, aceri campestri, noccioli, viburni, ligustri e altre piante e alberi all’interno dei vigneti, il potenziale di assorbimento è di 437 t CO2 all’anno, considerando 25 anni come ciclo medio di vita delle piante.

Con Mosaico Verde il Prosecco DOC rafforza dunque il proprio impegno nella Responsabilità Sociale di impresa.

Ma non è tutto.

Messa al bando del glifosato

Il Consorzio Prosecco DOC ha chiesto la modifica del disciplinare per vietare l’uso del glifosato già dal 2017. Un divieto che, attualmente, non è obbligatorio per i produttori aderenti ma che sembra sia stato comunque recepito positivamente e, secondo quando afferma il Consorzio stesso, nella maggior parte dei vigneti non si utilizzano erbicidi chimici ma si effettuano interventi meccanici.

Ogni anno viene inoltre realizzato il vademecum viticolo, uno strumento che aiuta e orienta i produttori nella scelta e nella corretta gestione delle operazioni di difesa dei vigneti. Anche all’interno del vademecum è stato escluso il glifosato assieme a folpet e mancozeb, altri due prodotti fitosanitari controversi. Ovviamente sono state introdotte le buone pratiche per aiutare l’inverdimento dei terreni, come la già citata realizzazione di siepi e boschetti che contribuiscono anche a rendere più bello il paesaggio dei vigneti, costituendo per loro una specie di cornice naturale.

La denominazione sostenibile

Si sta lavorando dunque, su diversi fronti. Ma l’obiettivo del Consorzio è ben più ambizioso. È stato infatti avviato un progetto per introdurre un sistema di gestione per la sostenibilità lungo la filiera, che prevede, oltre ad un protocollo viticolo per la gestione delle operazioni colturali nel rispetto e nella tutela dell’ambiente, il calcolo di indicatori ambientali quali l’impronta carbonica, idrica e la biodiversità. Il sistema non si limita al settore ambientale, ma si basa sulla sostenibilità nel suo insieme, includendo nella gestione gli altri due pilastri della sostenibilità, ovvero quello sociale e quello economico.

Il lavoro da fare è ancora tanto ma questi ci sembrano dei primi passi importanti per la realizzazione di un prosecco che sia, oltre che buono e di qualità, anche amico dell’ambiente.

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