In Colombia uccisi oltre mille difensori dell’ambiente dal 2016, un massacro passato sotto silenzio giorno dopo giorno

In Colombia continuano i massacri di leader sociali e difensori dei diritti umani ad opera dei narco-paramilitari.

La Colombia sta vivendo una grave crisi dei diritti umani e dello Stato di diritto, in un contesto sociale critico, aggravato dalla pandemia e dalla crisi economica. Come riportato dall’Instituto de Estudios para el Desarrollo y la Paz (Indepaz), al 21 aprile 2021, nel paese quest’anno sono stati assassinati 52 leader sociali — con la frequenza di un morto al giorno solo nella settimana 14-21 aprile — ad opera dei narco-paramilitari colombiani. 

Secondo la Giurisdizione Speciale per la Pace (JEP) [un tribunale colombiano istituito per indagare e giudicare i crimini commessi durante il conflitto], Indepaz e altre Ong, sarebbero oltre 1.000 i difensori dei diritti umani e i leader sociali finora assassinati dalla firma dello storico accordo di pace tra governo colombiano e Farc, siglato il 24 novembre 2016 a Bogotá.

Gli aderenti all’accordo di pace assassinati ammontano a 267, di cui 20 nell’anno in corso. La Colombia sembra quindi in balìa di una nuova ondata di massacri e di omicidi collettivi sistematici (si contano 200 casi dall’accordo del 2016), mentre le comunità indigene e afro-colombiane delle Ande e del Pacifico colombiano sono costrette alla delocalizzazione forzata e al confino. 

Massacri e violenze senza fine

La leader indigena Sandra Liliana Peña è stata assassinata lo scorso 20 aprile nel dipartimento di Cauca. Due giorni dopo, gruppi armati non identificati hanno aperto il fuoco contro i membri della sua comunità, riunitisi per celebrarne la memoria, ferendone alcuni.

Sandra Liliana Peña - Colombia Cauca

@JFColombia/Twitter

Inoltre, la sera del 25 aprile, si è consumato il 31esimo massacro ai danni di difensori della terra e leader sociali dall’inizio del 2021. Cinque persone sono rimaste uccise in un agguato nel comune di Andes, nel dipartimento nord-occidentale di Antioquia. L’ennesimo massacro. Con il termine “massacro” si intende l’omicidio intenzionale e simultaneo di più persone inermi (3 o più individui) nelle stesse circostanze di tempo, nelle stesse modalità e nel medesimo luogo.

Nell’area di Antioquia — precisa l’Ong Indepaz — operano incontrastate le bande armate di destra e i narcotrafficanti di Autodefensas Gaitanistas de Colombia (AGC), Caparros e La Oficina attraverso la banda Los Guadalupe alleata con La Terraza.

Ieri Camilo Calle, consigliere municipale di Antioquia, ha pubblicato un post su Twitter in cui spiega che il massacro è avvenuto nella fattoria di Santa Cruz, nel villaggio de La Piedra, a 20 minuti dalla sede municipale. Trattasi del secondo massacro finora perpetrato nel 2021 in quel comune. In entrambi gli episodi, cinque persone hanno perso la vita. Calle ha quindi esortato a prendersi cura della vulnerabile regione dell’Antioquia sudoccidentale (Suroeste Antioqueño).

Secondo i media locali che hanno citato alcuni testimoni, un commando di uomini armati avrebbe fatto irruzione nel locale, trascinando fuori alcune persone prima di ucciderle barbaramente sul ciglio della strada. Numerosi feriti sarebbero rimasti coinvolti nell’incidente.

La polizia del dipartimento di Antioquia ha inviato diverse unità nell’area allo scopo di avviare le indagini sul caso; tuttavia, questo ennesimo massacro che insanguina la Colombia sta dimostrando l’inadeguatezza e l’immobilità delle forze di destra al governo del paese.

Il governo in carica sarebbe responsabile di aver fatto naufragare l’accordo di pace con gli ex guerriglieri marxisti-leninisti delle Fuerzas Armadas Revolucionarias de ColombiaEjército del Pueblo (FARC​-EP), finendo per consegnare le aree prima controllate dai guerriglieri nelle mani degli squadroni della morte di destra e dei narcotrafficanti, che assassinano chiunque non si pieghi al loro dominio, a cominciare dai leader sociali e dagli ambientalisti.

Nel periodo 24 novembre 2016 – 19 aprile 2021, i dipartimenti di Cauca, Antioquia, Valle del Cauca, Putumayo, Nariño e Córdoba sono risultati essere quelli maggiormente esposti al rischio di atti violenti.

In particolare, dalla presa in carico del governo da parte di Iván Duque Márquez (7 agosto 2018) al 19 aprile 2021, le vittime registrate sono 768 tra difensori dei diritti umani e leader sociali. In questi primi quattro mesi del 2021 i dipartimenti più colpiti sono Antioquia, Cauca, Nariño, Córdoba, Norte de Santander, Putumayo e Chocó.

Neanche i bambini vengono risparmiati dai narco-paramilitari in questo dramma umano e umanitario che si consuma nell’indifferenza del governo colombiano e della comunità internazionale. I bambini che non vengono assassinati, subiscono mutilazioni o vengono reclutati nei gruppi armati.

Fonti: Indepaz/Humanium

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