Risolto da un drone il mistero sulle scorie nucleari di Chernobyl

Nel reattore 5 di Chernobyl non ci sono più scorie nucleari: il mistero che avvolgeva la centrale è stato finalmente risolto da un drone

Nel reattore 5 di Chernobyl non ci sono più scorie nucleari: il mistero che avvolgeva la centrale teatro del disastro del 1986 è stato finalmente risolto da un drone, Elios 2, tranquillizzando (almeno su questo) la popolazione.

Al momento del disastro il quinto blocco della centrale di Chernobyl era in costruzione e in fase di completamento. Per la fretta di abbandonare velocemente quei luoghi, nessuna aveva mai appurato se le piscine di contenimento nel reattore 5 avessero mai ricevuto le barre di combustibile all’uranio impoverito per le quali erano state prodotte.

Un mistero preoccupante che durava dal lontano 1986 risolto ora dalla tecnologia: Flyability ha infatti collaborato con DroneUA per condurre una missione presso la centrale nucleare di Chernobyl utilizzando Elios 2, specificamente progettato per sorvolare la zona e raccogliere le prove necessarie.

E sì, ora lo sappiamo con certezza: il reattore 5 è libero da scorie. Una conclusione giunta dopo 1 anno di missione condotta sul posto dal drone Elios 2, ampiamente sperimentato per le ispezioni nelle centrali nucleari ma mai coinvolto negli sforzi per disattivarne una. Un doppio incredibile risultato dunque.

“La missione di Chernobyl è stata stressante, perché il muro su cui dovevamo sorvolare era alto 70 metri, quindi non c’era modo di riavere il drone se il segnale fosse stato perso – racconta Charles Rey, Training Manager di Flyability, tra i leader della missione – Ma la missione è stata un grande successo e i responsabili di Chernobyl sono stati molto contenti del video e delle immagini che siamo riusciti a raccogliere all’interno del reattore 5”.

Il team di disattivazione di Chernobyl aveva poca esperienza nell’uso dei droni per raccogliere dati visivi in ​​remoto. Lo strumento usato era  unico, collocato all’interno di una gabbia protettiva, che gli consente di entrare in spazi interni ristretti per raccogliere dati visivi a scopo ispettivo.

Sebbene il reattore sia strutturalmente solido, l’accesso alle aree al suo interno dove potevano esserci scorie nucleari era inaccessibile perché gli ingressi erano troppo alti da terra. I piloti di Flyability dovevano trovarsi al centro del reattore, in una fossa profonda circa 25 metri, una posizione impossibile da occupare se il reattore fosse stato ancora attivo.

Ma con Elios 2 sono stati in grado di volare nel reattore 5 e raccogliere dati visivi sufficienti per determinare che le piscine erano vuote e non c’erano scorie nucleari presenti in nessuna parte all’interno. Alcuna prova che le piscine di contenimento fossero vuote era mai stata raccolta prima.

Ottima notizia, che comunque non tranquillizza completamente su Chernobyl. Da decenni infatti, ormai, vengono documentati i danni che la fauna selvatica ha riportato all’indomani del disastro nucleare di Chernobyl, e proprio 10 giorni fa un nuovo studio ha scoperto che le radiazioni stanno continuando a compromettere la riproduzione dei bombi, a 35 anni di distanza da quel terribile 26 aprile 1986.

Come se non bastasse, poi in piena emergenza coronavirus, lo scorso aprile, hanno imperversato incendi proprio nell’area che ospitava la centrale nucleare, inasprendo una situazione già compromessa.

Ma gioiamo di questa buona notizia, almeno una.

Il team di smantellamento di Chernobyl ha pianificato di includere le prove visive raccolte da Elios 2 in un rapporto presentato alle autorità internazionali sullo stato dei reattori della centrale.

Fonti di riferimento: Flyability /  Flyability/Youtube

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