Chi è Catia Bastioli, la “regina delle bioplastiche” in lizza per il ministero della Transizione Ecologica

Tra i nomi papabili alla guida del ministero della Transizione Ecologica spicca nelle ultime ore quello di Catia Bastioli.

Sembra oramai certo che anche l’Italia, come la Francia e la Spagna, avrà un ministero che si occuperà di Transizione Ecologica. Dovrà essere una combinazione tra il ministero dello Sviluppo Economico e quello dell’Ambiente e tra i nomi papabili alla sua guida, insieme a quello di Giovannini, spicca nelle ultime ore quello di Catia Bastioli. Imprenditrice italiana, vediamo meglio chi è colei che possiamo definire la “regina delle bioplastiche”.

Umbra d’origine e classe 1957, la Bastioli è una chimica dall’animo decisamente green: amministratore delegato di Novamont ed ex-presidente di Terna, nel 2017 è stata nominata Cavaliere del Lavoro da Sergio Mattarella proprio per il suo impegno nel mondo della ricerca e dell’economia circolare e della green economy.

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La sua è stata una visione certa e lungimirante: voler creare una cultura industriale sensibile ai problemi dell’impatto ambientale e di eco-sostenibilità dei processi produttivi.

Ho sempre creduto che l’agricoltura potesse dare un forte contributo alla riduzione dell’inquinamento ambientaledisse nel lontano 2008. In Italia esistono i terreni, le coltivazioni e le capacità imprenditoriali. Destinando 800 mila ettari a oleaginose e mais coltivati a fini energetici, sarebbe possibile ricavare bioplastica per due milioni di tonnellate l’anno, un quarto dell’intero fabbisogno nazionale di plastiche, metà della quantità di prodotti usa e getta”.

Un’intuizione che le era chiara già da anni. In precedenza si era infatti occupata di scienza dei materiali, di sostenibilità ambientale e di materie prime rinnovabili all’Istituto Guido Donegani, Centro di Ricerca Corporate di Montedison, fino al 1988. Ha poi contribuito a fondare il centro di ricerche Fertec sulle materie prime rinnovabili, per mettere a punto prodotti chimici a basso impatto ambientale utilizzando materie prime proprio di origine agricola: bioplastiche che hanno come base l’amido di mais, il grano e la patata.

L chimica verde, dai sacchetti biodegradabili alle bioraffinerie

Nel 1992, la Fertec si fonde con Novamont e Catia riesce a fare della Novamont un centro di riferimento nel settore delle bioplastiche e dei prodotti da fonte rinnovabile a basso impatto ambientale. Oggi, con le bioplastiche Mater-Bi, si producono non solo posate, piatti, bicchieri, giocattoli, vaschette alimentari, teli per pacciamatura biodegradabili, ma anche sacchetti.

Proprio quei sacchetti biodegradabili che, introdotti nei supermercati, generarono allora sterili polemiche ma che poi hanno definitivamente inaugurato un nuovo modo di fare la spesa e rivoluzionato almeno un po’ il nostro stile di vita quotidiano.

Catia Bastioli è promotrice del modello della bioraffineria integrata nel territorio e di quello delle Bioraffinerie di terza generazione che porterà all’avvio di un progetto coordinato da Novamont con ENEA, CNR, CRA, Università di Perugia, Agrinewtech, Filarete Servizi e Matrìca.

Nel 2011 ha fondato Mater-Biotech, una joint-venture con Genomatica, per costruire in Italia il primo impianto al mondo per la produzione di Butandiolo da risorse rinnovabili.

Sotto la sua guida oggi la Novamont è in 5 siti deindustrializzati che si stanno reindustrializzando, con una filiera integrata che chiude il famoso cerchio dell’economia circolare.

Curiosità: tra gli altri premi, la Bastioli ha ricevuto nel 2016 dal WWF Italia il Premio Panda d’Oro, perché “la produzione di bioplastiche costituisce un importantissimo contributo alla soluzione dei danni prodotti dalle plastiche“.

Fonte: Terna

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