Nel cuore dell’Amazzonia brasiliana, lo stato di Acre massacrato da inondazioni, dengue, covid e deforestazione

Lo stato brasiliano di Acre vive in emergenza per inondazioni, una epidemia di dengue, il covid, una crisi migratoria e inondazioni.

Gladson Cameli, governatore di Acre – stato nordoccidentale del Brasile situato nella sezione occidentale dell’Amazzonia – ha dichiarato che la regione sta vivendo una crisi paragonabile ad una “terza guerra mondiale”.

Acre si trova infatti ad affrontare massicce inondazioni, flussi migratori incontrollati dalla frontiera peruviana e da altri paesi (Bolivia, Haiti), un focolaio epidemico di dengue e la pandemia di covid-19.

Il governatore sembra piuttosto preoccupato per l’instabile situazione, una catastrofe umanitaria da cui la popolazione fatica ad uscire. Per questo motivo, il governo federale ha lanciato una campagna di solidarietà nazionale, chiamata SOS Acre.

SOS Acre

@GovernoAcre/Twitter

Ad Acri, la situazione sanitaria è critica sotto la grave pressione simultanea della pandemia di covid-19 e dell’epidemia di dengue. Sia casi confermati di covid che i ricoveri stanno aumentando e il 92% degli ospedali di Acri dipende dal sistema sanitario nazionale. Nel frattempo, circa 120mila persone sono state colpite da inondazioni o esondazioni dei fiumi. Il numero di famiglie stravolte da questi eventi meteorologici estremi sono oltre 32mila. Di queste, 4.400 sono state sfollate e costrette al trasferimento e 2.027 sono ancora senza un tetto.

Nel comune di Sena Madureira la situazione è particolarmente delicata, con strade inagibili e conseguenti difficoltà nei trasporti e nell’approvvigionamento locale. Non sono accessibili nemmeno le banche, distrutte dalle alluvioni, per cui il sistema bancario è in tilt. Oltre 17mila persone residenti in 26 quartieri della città sono state colpite da questo dramma sociale, economico e ambientale. Ad aggravare il già triste bilancio, vi è anche un alto rischio di straripamento del fiume Iaco.

Il fiume Juruá, a Cruzeiro do Sul, ha raggiunto un livello record: 14.31 metri lo scorso 19 febbraio, 1.3 metri al di sopra degli argini. Una vicina località è stata in parte allagata e più di 9mila famiglie sono state colpite, direttamente o indirettamente.

Le inondazioni dei fiumi regionali hanno creato disagi anche nella capitale Rio Branco e nei comuni di Tarauacá, Feijó, Santa Rosa do Purus e Rodrigues Alves. Per far fronte all’emergenza, tutti gli enti pubblici sono in massima allerta e stanno provvedendo a soccorrere la popolazione a rischio. Le autorità statali hanno creato 23 rifugi temporanei per gli sfollati e nello scorso weekend hanno distribuito oltre 500 pacchi alimentari alla popolazione bisognosa.

E, infine, la deforestazione dell’Amazzonia

La foresta amazzonica ha perso circa 5 milioni di acri nel 2020, una superficie di poco inferiore a quella dell’intero Stato di Israele, secondo un recente rapporto dell’Amazon Conservation Association and Monitoring the Andean Amazon Project, MAAP. Gli esperti avvertono che la deforestazione incontrollata nel bacino amazzonico, che comprende anche lo Stato brasiliano di Acre, potrebbe innescare un punto critico di non ritorno per la più grande foresta pluviale tropicale del mondo.

Utilizzando le immagini satellitari, il rapporto fornisce dati preoccupanti, con tassi ancora più alti rispetto al 2019, un anno che ha visto incendi prolifici in Amazzonia.

“Sia in termini di deforestazione che di incendi, i dati indicano che il 2020 è stato effettivamente peggiore del 2019 in tutta l’Amazzonia. Nel 2020 sono stati persi oltre 2 milioni di ettari di foresta primaria, molto di più del 2019”, ha affermato il dott. Matt Finer, direttore del MAAP.

Dei circa 2.500 grandi incendi che hanno bruciato vaste aree dell’Amazzonia lo scorso anno, circa l’88% si è verificato in Brasile. Un gran numero di questi erano incendi causati dall’uomo creati per pascoli e terreni coltivati.

Una situazione tutt’altro che rassicurante, se si considera anche che nello Stato di Acrem la foresta pluviale copre quasi tutto il territorio, salvo una piccola superficie coltivata. L’economia si basa essenzialmente sullo sfruttamento forestale e, in particolare, sulla raccolta del caucciù.

Fonti: Governo do Acre, Maap

 

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