Bolsonaro sta portando trivelle, miniere e dighe nelle terre ancestrali degli indigeni

Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha presentato un disegno di legge che consentirebbe l'estrazione commerciale e l'uso di terre indigene protette

Estrazione di petrolio e gas, costruzione di dighe idroelettriche e di miniere nelle riserve indigene. Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha presentato un controverso disegno di legge che consentirebbe l’estrazione commerciale e l’uso di terre indigene protette, per mantenere una promessa elettorale che lascia scioccati i leader tribali e gli ambientalisti.

Bolsonaro continua la sua corsa allo sfruttamento dei territori indigeni che secondo la Costituzione brasiliana, dovrebbero essere a uso esclusivo delle tribù. Ciò poi alla fine succede solo sulla carta perché i tentativi di depauperamento delle risorse sono all’ordine del giorno.

I popoli indigeni difendono Madre Terra come unica fonte di sostentamento, ma c’è a chi quelle terre fanno gola e non è di certo un mistero. Bolsonaro, dall’inizio del suo mandato sta cercando in tutti i modi di scavalcare la Costituzione e legalizzare una vera e propria invasione. Senza tralasciare il fatto che la costruzione di pozzi petroliferi e dighe porterà allo squilibrio dell’ecosistema, alla deforestazione e alla contaminazioni di fonti d’acqua con i conseguenti danni ambientali. Secondo gli ambientalisti poi, questo tipo di disboscamento potrebbe portare a una siccità di gran lunga maggiore in Amazzonia e a un punto di non ritorno per la foresta pluviale che metterebbe gravemente a repentaglio il settore agroalimentare brasiliano.

Se venisse approvata dal Congresso poi, la nuova legge consentirebbe anche l’uso di semi geneticamente modificati, adesso vietati a causa del pericolo di contaminazione dei semi autoctoni. La costituzione brasiliana attualmente non esclude l’estrazione mineraria di riserve, ma non lo consente perché non è stata regolamentata. E proprio per questo il presidente di estrema destra vuole correre ai ripari, facendo una legge ad hoc per aprire le terre indigene al settore minerario, lavori agricoli e produzione di energia idraulica.

Il presidente ha descritto l’atto, che necessita ancora dell’approvazione parlamentare, come un “sogno”, mentre i leader indigeni l’hanno etichettato come “disegno di legge sul genocidio”.
Molte delle terre indigene inserite nel disegno di legge si trovano nella regione amazzonica del paese latinoamericano, proprio laddove 600 capi indigeni si sono riuniti preoccupati per una situazione che sta veramente degenerando. Il Brasile conta ufficialmente 28 gruppi di tribù indigene in Amazzonia. Il presidente Bolsonaro ha affermato più volte che le comunità dovrebbero integrarsi nella società brasiliana e che le loro terre possono interrompere lo sviluppo, oltre a costituire una minaccia per la sovranità nazionale.

Fonti: News Mongabay, DW.com

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