Lo studio che rivela come i nostri indumenti sintetici stiano inquinando l’Artico

L' Artico è "pervasivamente" inquinato da fibre microplastiche che molto probabilmente provengono dal lavaggio di indumenti sintetici

L’ Artico è “pervasivamente” inquinato da fibre microplastiche che molto probabilmente provengono dal lavaggio di indumenti sintetici in Europa e nel Nord America. A rivelarlo è stato lo studio più completo condotto fino ad oggi sulle microplastiche nell’Oceano Artico.

La ricerca condotta dalla canadese Ocean Wise Conservation Association ha scoperto che tali minuscoli rifiuti erano presenti in 96 dei 97 campioni di acqua di mare prelevati in tutta la regione polare. Inoltre, circa il 92% delle microplastiche erano fibre e il 73% di queste erano realizzate in poliestere e avevano la stessa larghezza e colori di quelle utilizzate nei vestiti. La maggior parte dei campioni sono stati prelevati da 3 a 8 metri sotto la superficie, dove si nutre gran parte della fauna marina.

I risultati dell’analisi, pubblicata su Nature Communications, sono preoccupanti e mostrano ancora una volta quanto sia capillare e pervasivo l’inquinamento marino.

Ocean Wise ha analizzato campioni provenienti da 71 località dell’Artico europeo e nordamericano, compreso il Polo Nord. I campioni sono stati raccolti da One Ocean Expeditions RV Akademik Ioffe e dai programmi Fisheries and Oceans Canada Arctic a bordo dei rompighiaccio canadesi CCGS Louis S. St-Laurent e CCGS Sir Wilfrid Laurier . Queste navi hanno viaggiato per più di 19.000 km attraverso l’Oceano Artico durante le loro spedizioni, avvenute nel 2016.

“L’Oceano Artico, sebbene sia distante da molti di noi, ha fornito a lungo cibo e uno stile di vita per le comunità Inuit”, ha spiegato l’ autore principale dello studio, il dottor Peter Ross,  consulente speciale di Ocean Wise e professore aggiunto dell’Earth, Atmospheric e Ocean Sciences presso l’Università della British Columbia. “Lo studio sottolinea ancora una volta la vulnerabilità dell’Artico ai cambiamenti ambientali e agli inquinanti trasportati dal sud. Fornisce inoltre importanti dati di riferimento che guideranno i responsabili politici nella mitigazione dell’inquinamento da microplastica negli oceani del mondo, con le fibre sintetiche che emergono come priorità “.

Ocean Wise ha anche analizzato campioni d’acqua fino a una profondità di 1.015 metri in sei siti nel Mare di Beaufort. E’ stato così calcolato che la concentrazione media di microplastiche sia di circa 40 particelle per metro cubo. Inoltre, la quantità di microplastiche era tre volte più elevata nell’Artico orientale rispetto all’Artico occidentale, suggerendo che nuove fibre di poliestere vengono trasportate nell’Oceano Artico orientale dalle correnti dell’Atlantico. In altre parole, un’importante fonte di microfibre al Polo Nord sono probabilmente i paesi che circondano l’Oceano Atlantico.

La ricerca non fa che confermare un problema che anche noi seguiamo da tempo, quello delle microplastiche prodotte dall’abbigliamento e in particolare il ruolo che i tessuti, il bucato e lo scarico delle acque reflue hanno nella contaminazione degli oceani del mondo.

“Ocean Wise continua ad essere in prima linea nella ricerca sulla microplastica oceanica orientata alla soluzione in collaborazione con i settori dell’abbigliamento e della vendita al dettaglio, le agenzie governative e le comunità Inuit e Inuvialuit dell’Artico”

ha detto la dott.ssa Anna Posacka, coautrice responsabile della ricerca dell’Ocean Wise Plastics Lab, la struttura che ha effettuato le analisi.

“La riduzione del rilascio di fibre dai tessuti rappresenta un’opportunità significativa per frenare l’inquinamento da microfibra marina. E insieme alla Microfiber Partnership di Ocean Wise, alcune aziende e iniziative lungimiranti stanno cercando modi per affrontare questo problema “.

Di fatto, le fibre di poliestere hanno ormai invaso ogni angolo del mondo e desta particolare preoccupazione il fatto che sia particolarmente presente a una profondità in un’area biologicamente importante dove si trovano fitoplancton, zooplancton, piccoli e grandi pesci, uccelli marini e mammiferi, che cercano cibo.

Non solo tartarughe, squali e albatros vengono uccisi dalla plastica. Alla luce del nuovo studio, anche i piccoli animali marini ne ingeriscono grandi quantità.

Fonti di riferimento: Nature, Aquablog

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