SEN: ecco cosa prevede la Nuova Strategia Energetica Nazionale

Habemus Strategia Energetica Nazionale. Da anni discussa e attesa, la strategia è stata ufficialmente resa nota dal Ministro dell'ambiente uscente Clini e dal collega allo Sviluppo Economico Passera. I pilastri della nuova politica energetica, almeno sulla carta sono la riduzione dei costi energetici, il raggiungimento e superamento di tutti gli obiettivi europei in materia ambientale, la maggiore sicurezza di approvvigionamento e lo sviluppo industriale del settore

Habemus Strategia Energetica Nazionale. Da anni discussa e attesa, la strategia è stata ufficialmente resa nota dal Ministro dell’ambiente uscente Clini e dal collega allo Sviluppo Economico Passera. I pilastri della nuova politica energetica, almeno sulla carta sono la riduzione dei costi energetici, il raggiungimento e superamento di tutti gli obiettivi europei in materia ambientale, la maggiore sicurezza di approvvigionamento e lo sviluppo industriale del settore.

Frutto di un ampio processo di consultazione pubblica, avviato a metà ottobre con l’approvazione in Consiglio dei Ministri del documento di proposta e proseguito con il confronto fino a dicembre delle istituzioni e di oltre 100 tra associazioni di categoria, parti sociali e sindacali e di consumatori, la strategia è finalmente giunta alla sua versione definitiva.

Riduzione dei costi. Primo punto su cui si dovrà lavorare è la riduzione dei costi energetici e il progressivo allineamento dei prezzi all’ingrosso ai livelli europei. Calcoli alla mano, dicono i Ministri che è possibile ottenere un risparmio di circa 9 miliardi di euro l’anno sulla bolletta nazionale di elettricità e gas (pari oggi a circa 70 miliardi). Secondo quanto si legge in una nota, questo sarebbe il risultato di circa 4-5 miliardi l’anno di costi addizionali rispetto al 2012 legati a incentivi a rinnovabili/efficienza energetica e a nuove infrastrutture.

Centrare e superare l’obiettivo 20-20-20. Come? Con la riduzione delle emissioni di gas serra del 21% rispetto al 2005 (obiettivo europeo: 18%), riduzione del 24% dei consumi primari rispetto all’andamento inerziale (obiettivo europeo: 20%) e raggiungimento del 19-20% di incidenza dell’energia rinnovabile sui consumi finali lordi (obiettivo europeo: 17%). La speranza è che le rinnovabili possano diventare la prima fonte nel settore elettrico al pari del gas con un’incidenza del 35-38%.

Maggiore sicurezza, minore dipendenza di approvvigionamento. In questo modo, grazie alla strategia, dovrebbe essere possibile avere una riduzione della fattura energetica estera di circa 14 miliardi di euro l’anno rispetto ai 62 miliardi attuali utilizzando la produzione nazionale.

Crescita economica. Con circa 170-180 miliardi di euro di investimenti da qui al 2020, sia nella green e white economy (rinnovabili e efficienza energetica), sia nei settori tradizionali (reti elettriche e gas, rigassificatori, stoccaggi, sviluppo idrocarburi). Spiegano i Ministeri che si tratta principalmente di investimenti privati, solo in parte supportati da incentivi, e con notevole impatto in termini di competitività e sostenibilità del sistema.

Come raggiungere questi risultati? La strategia si articola in 7 priorità:

  1. La promozione dell’efficienza energetica

  2. La promozione di un mercato del gas competitivo, integrato con l’Europa e con prezzi ad essa allineati, e con l’opportunità di diventare il principale Hub sud-europeo

  3. Lo sviluppo sostenibile delle energie rinnovabili, con il superamento degli obiettivi europei

  4. Lo sviluppo di un mercato elettrico integrato con quello europeo

  5. La ristrutturazione del settore della raffinazione e della rete di distribuzione dei carburanti

  6. Lo sviluppo sostenibile della produzione nazionale di idrocarburi

  7. La modernizzazione del sistema di governance del settore

Tuttavia, secondo le principali associazioni ambientaliste, da una prima analisi la Strategia Energetica Nazionale ha reso chiaro “un vero e proprio abominio“, ossia quello di togliere il sostegno pubblico alle rinnovabili a vantaggio della costruzione dei rigassificatori.

Nonostante alcuni dei suggerimenti avanzati durante le consultazioni siano stati accolti, nella pratica la SEN non riesce a scrollarsi di dosso il petrolio e il gas. “La realtà è che un governo dimissionario, e in carica solo per l’ordinaria amministrazione, si è arrogato il diritto di completare un atto strategico, travalicando le proprie competenze e senza coinvolgere il Parlamento (ormai sciolto) né nessuno degli interlocutori per dare trasparenza sulle modalità di recepimento degli esiti della consultazione” dicono Greenpeace, Legambiente e WWF in un comunicato congiunto.

A loro avviso infatti il documento lascia intendere la possibilità “di togliere dalla bolletta ulteriori forme di sostegno alla crescita delle rinnovabili, mentre invece si vorrebbe porre a carico dei consumatori le spese per i rigassificatori e per il cosiddetto hub europeo del gas“. Senza contare che la quota di carbone rimarrebbe stabile.

Ma non è finita: “La strategia riconferma la volontà di dare l’avvio alle trivellazioni per petrolio e gas in tutta la penisola e in mare, pur sottolineando che non si sostiene lo shale gas“.

Francesca Mancuso

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