Crocetta salvi la Sicilia dalle trivelle: l’appello delle associazioni

Trivellazioni in Sicilia. Le mani sporche di nero della Northern Petroleum potrebbero finire nelle acque del Canale di Sicilia. La società ha infatti avanzato la richiesta di estendere le ricerche petrolifere a un’area di oltre 1.325 chilometri quadri, a poche miglia dal litorale agrigentino. Come fermare lo scempio?

Trivellazioni in Sicilia. Le mani sporche di nero della Northern Petroleum potrebbero finire nelle acque del Canale di Sicilia. La società ha infatti avanzato la richiesta di estendere le ricerche petrolifere a un’area di oltre 1.325 chilometri quadri, a poche miglia dal litorale agrigentino. Come fermare lo scempio?

Greenpeace insieme a Stoppa la Piattaforma, Apnea Pantelleria e alle associazioni di pescatori, Agci-Agrital Sicilia e LegaCoop Pesca Sicilia, ha inviato una lettera al Governatore dell’isola Rosario Crocetta chiedendo il suo immediato intervento.

Domani, 13 marzo, a Roma è convocata la Conferenza delle Regioni dove si parlerà proprio delle trivellazioni nelle acque del nostro mare. In quest’occasione, la Regione Sicilia dovrà rendere note le osservazione al processo di Valutazione dell’impatto ambientale (VIA) e potrà difendere l’Italia dalle trivelle. “La Regione Sicilia ha l’opportunità di diventare leader di questa battaglia e fare fronte comune con le altre regioni contro questi nuovi attacchi. È ora di scegliere una governance del mare che tuteli le risorse e favorisca l’economia locale e non gli interessi delle compagnie petrolifere” ha detto Giorgia Monti, responsabile della Campagna Mare di Greenpeace Italia.

Il decreto “Cresci Italia” nonostante estenda a tutta la fascia costiera la zona off limits delle 12 miglia per le nuove richieste di estrazione di idrocarburi dalle acque marine, ha già fatto infuriare ambientalisti e non per via della riapertura di tutti i procedimenti per la prospezione, ricerca ed estrazione di petrolio bloccati nel giugno di due anni fa dal decreto legge n. 128/2010, il cosiddetto “correttivo ambientale”, approvato all’indomani dell’incidente della piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico. Ma non solo. Il Governo Monti ha dato il via a progetti di trivellazioni al largo delle nostre coste: dall’autorizzazione della piattaforma Ombrina Mare in Abruzzo all’esclusione di VIA ottenuta da ENI per i progetti nel Golfo di Taranto e a queste nuove richieste nel Canale di Sicilia.

In questo caso, la Northern Petroleum lo scorso 27 febbraio 2013 ha inviato al Comune di Sciacca l’integrazione allo Studio di Impatto Ambientale presentato il 30 novembre 2011 per i permessi d29 G.R. NP e d30 G.R. NP, per ampliare l’area delle ricerche petrolifere. Tale integrazione però non riguarda solo l’estensione della suddetta area ma anche la richiesta di riattivare il parere positivo alla VIA per l’area limitrofa d347 C.R.NP, dove si potrebbero iniziare le ricerche petrolifere immediatamente senza aspettare nuova procedura di VIA.

Possibile. Sì, tutto merito del decreto sviluppo che dalla scorsa estate che ha reintegrato di fatto le domande presentate precedentemente al decreto 128/2010. “Grazie al via libera del governo nazionale per le richieste avanzate prima del 2010, le compagnie petrolifere si stanno affrettando a chiedere al Ministero dell’Ambiente permessi per cercare petrolio pericolosamente vicine alla costa e alle aree protette” ha spiegato Giorgia Monti, che ha rivolto un appello alla Regione Sicilia chiedendo “di mantenere le promesse fatte, e non lasciare nuovamente sole le associazioni locali in questa battaglia”.

Francesca Mancuso

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