Tav: il sì di Monti e Hollande. Confermato l’accordo. Riaccese le polemiche

La Tav torna al centro dei dibattiti e soprattutto delle polemiche. Ieri si è svolto a Lione il vertice Italia-Francia, durante il quale Monti e Hollande hanno ribadito l'interesse nei confronti della ferrovia che dovrebbe collegare Lione a Torino. I lavori per il progetto transalpino potrebbero essere avviati già nel 2013, ma i due paesi sperano che l'Europa possa contribuire al progetto per il 40%. La Dichiarazione comune sulla Torino-Lione è stata appena resa nota, ma non sono mancate le polemiche

La Tav torna al centro dei dibattiti e soprattutto delle polemiche. Ieri si è svolto a Lione il vertice Italia-Francia, durante il quale Monti e Hollande hanno ribadito l’interesse nei confronti della ferrovia che dovrebbe collegare Lione a Torino. I lavori per il progetto transalpino potrebbero essere avviati già nel 2013, ma i due paesi sperano che l’Europa possa contribuire al progetto per il 40%. La Dichiarazione comune sulla Torino-Lione è stata appena resa nota, ma non sono mancate le polemiche.

I sostenitori del progetto hanno evidenziato la sua forte ambizione ambientale, visto che il trasporto su rotaia sarebbe potenzialmente in grado di ridurre il traffico e l’inquinamento, ma a che prezzo, dicono gli ambientalisti? Sabato diversi militanti sono stati bloccati alla frontiera e ieri ci sono statoi arresti e scontri. Le associazioni ambientaliste, gli agricoltori e alcuni funzionari locali erano determinati a bloccare il progetto in un “pre-vertice” che si è svolto tra venerdì e sabato a Lione.

Ma ecco cosa hanno deciso i due governi ieri: “La Francia e l’Italia confermano l’interesse strategico del progetto relativo al nuovo collegamento ferroviario fra Torino e Lione. Trattasi di un’infrastruttura prioritaria non soltanto per i due Paesi, ma per l’Unione Europea nel suo insieme. Francia e Italia hanno adottato una dichiarazione separata su questo tema. La Francia e l’Italia ribadiscono quanto sia per entrambe importante migliorare a breve termine la sicurezza nei trafori stradali transfrontalieri. Per contribuire a questo obiettivo, i due Ministri dei Trasporti hanno deciso di separare i flussi di traffico nel traforo stradale del Frejus, attraverso il quale transitano merci pericolose. La galleria di sicurezza del traforo del Frejus, in fase di costruzione, sarà aperta al traffico a una sola corsia, mentre la circolazione nel traforo attuale sarà contemporaneamente ridotta da due corsie a una sola“. Questo è quanto si legge sul documento reso noto dal Governo, contenente la dichiarazione comune di Italia e Francia.

L’orientamento emerso durante il vertice tra Monti e Hollande di destinare al traffico ordinario il tunnel di sicurezza che si sta realizzando sul valico autostradale del Frejus rappresenta un grave errore. Raddoppiare la capacità del valico del Frejus significa infatti dare un ulteriore spinta al trasporto delle merci su gomma, il più inquinante ed il meno efficiente” è stato il commento del senatore del Pd Roberto Della Seta, capogruppo in Commissione Ambiente, di Silvia Fregolent, capogruppo Pd alla Provincia di Torino e di Emanuele Durante, presidente degli Ecodem Piemonte.

Questa scelta – continuano gli Ecodem – smentirebbe tutte le buone intenzioni di chi sostiene l’utilità della nuova linea ferroviaria Torino–Lione proprio ai fini di spostare le merci dalla strada alla ferrovia. Con il raddoppio dl Fréjus, i miliardi di euro che si spenderanno per il nuovo Tav rischiano di tradursi in un immenso spreco di denaro pubblico”.

Ma Parigi e Roma, per fortuna dicono in molti, dovranno ancora convincere l’Unione europea a finanziare il progetto per il 40%. Secondo il premier François Hollande l’ottenimento di questo finanziamento “dipende anche molto dal bilancio dell’Unione europea” e dalla sua adozione. La spesa per la costruzione della ferrovia ad alta velocità Torino-Lione è stata stimata attorno agli 8,5 miliardi di euro. L’assegnazione di questi fondi dipende dal futuro bilancio dell’UE 2014-2020, soggetto anche alle leggi di rigore. Senza tali aiuti, per i due stati sarebbe una vera e propria impresa suicida.

Pronti a dar battaglia i NO TAV

E gli oppositori non ci stanno e sono pronti ad impedirlo. La messa in servizio del tunnel, prevista per il 2023 e decisa nel 1991, potrebbe intanto essere rinviata al 2028-2029. Per quella data il tunnel da 57 km di lunghezza dovrebbe essere pronto. Secondo i suoi progettisti, questa “autostrada ferroviaria”, unendo merci e passeggeri dovrebbe consentire di rimuovere dalle strade almeno un milione di camion all’anno e abbreviare il viaggio da Parigi a Milano. Ma quale sarà il prezzo che dovrà pagare l’ambiente?

Intanto ieri, diversi attivisti sono stati caricati dalla polizia francese, come denuncia il Comitato No Tav sul proprio sito. “Qui, a Lyon comanda la polizia del governo Hollande ed ogni tipo di corteo è vietato come lo è allontanarsi dalla piazza anche solo per andare ai servizi” dice il Comitato. “Alle 18 si fa buio e per la Police è ora di far rientrare i no tav a casa e così uomini donne anziani e bambini vengono caricati a freddo con manganelli, spray urticanti e lacrimogeni verso i pullman“. In un caso, raccontano gli attivisti, uno degli autisti viene “brutalmente sostituito da un agente di polizia che guida lui il pullman verso il confine”.

Oltre al danno ambientale, gli oppositori della Tav sostengono che una ferrovia in Valle di Susa esiste già e oggi è sottoutilizzata. Perché costruirne una nuova? E a far paura sono anche uranio e amianto, rispettiivamente presenti nel massiccio dell’Ambin (dove passerà la galleria) e da Mompantero a Caselette.

Francesca Mancuso

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