Doha 2012: il 1° dicembre gli attivisti in piazza in Qatar contro i cambiamenti climatici

Doha. In Qatar inizia un altra giornata di incontri per decidere le sorti del clima e del seguito del Protocollo di Kyoto, in scadenza il 31 dicembre di quest'anno. Secondo quanto stabilito a Durban lo scorso anno, l’accordo dovrà essere sottoscritto entro il 2015 e dovrà divenire operativo entro il 2020. Per il 1° dicembre è prevista una manifestazione


Doha. In Qatar inizia un altra giornata di incontri per decidere le sorti del clima e del seguito del Protocollo di Kyoto, in scadenza il 31 dicembre di quest’anno. Secondo quanto stabilito a Durban lo scorso anno, l’accordo dovrà essere sottoscritto entro il 2015 e dovrà divenire operativo entro il 2020. Per il 1° dicembre è prevista una manifestazione.

Migliaia di attivisti di tutto il mondo sono in procinto di raggiungere la città di Doha sabato 1° dicembre per spingere i rappresentati dei governi a chiudere una volta per tutte la partita sul Kyoto 2. Quello che gli ambientalisti richiedono è una misura concreta e vincolante che possa garantire una riduzione delle emissioni inquinanti da parte di tutti i paesi, ognuno secondo le proprie possibilità.

La manifestazione, organizzata da diverse Ong, si svolgerà lungo la Corniche, la principale baia di Doha, e vedrà tra i protagonisti gli attivisti di 15 Paesi arabi tra cui gli Emirati Arabi, l’Iraq, l’Oman, l’Egitto, il Bahrein e la Libia. Quella del 1° dicembre sarebbe la prima manifestazione con rivendicazioni che ospitata dal Qatar nel corso della sua storia.

Intanto oggi a protestare sono stati i giovani, che durante i negoziati della Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici hanno fatto notare di non essere rappresentati durante la Cop18.

I giovani che popolano il pianeta sono 1,5 miliardi, per questo, dicono, hanno il diritto di avere garanzie per il futuro. “Chiediamo il diritto ad un futuro sicuro e protetto“, si legge in uno dei cartelli esposti all’ingresso del Qatar National Convention Centre, dove i delegati, gli osservatori e i media sono impegnati a discutere sul nuovo provvedimento.

Il messaggio è stato scritto da un giovane cittadino di Nauru, un piccolo stato insulare del Pacifico, estremamente vulnerabile agli effetti del cambiamento climatico. Secondo il New Zealand Youth Delegation, meno di 20 organizzazioni giovanili sono presenti alla Conferenza. “Per ogni paese con la rappresentanza diretta dei giovani diretta, ve ne sono tre privi. Questo è inaccettabile”, ha detto David Gawith, della delegazione neozelandese. “Stiamo scegliendo il loro futuro senza sentire la loro voce.

Anche il presidente della COP18, Abdullah bin Hamad al-Attiyah, ha invitato le organizzazioni non governative a farsi sentire.

L’appuntamento è tra tre giorni, quando Doha ospiterà la sua prima storica manifestazione a difesa del clima.

Francesca Mancuso

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