Un oceano inquinato da…caffe’

Un inaspettato inquinamento da caffeina sta interessando le acque dell'Oceano Pacifico in corrispondenza con la zona costiera su cui si affaccia lo stato dell'Oregon. Saranno necessari ulteriori approfondimenti da parte degli esperti per verificare se le concentrazioni di caffeina rilevate nelle acque oceaniche possano risultare dannose per le specie acquatiche.

Un inaspettato inquinamento da caffeina sta interessando le acque dell‘Oceano Pacifico in corrispondenza con la zona costiera su cui si affaccia lo stato dell’Oregon. Saranno necessari ulteriori approfondimenti da parte degli esperti per verificare se le concentrazioni di caffeina rilevate nelle acque oceaniche possano risultare dannose per le specie acquatiche.

Che gli abitanti dell’Oregon siano tra i maggiori consumatori di caffè al mondo potrebbe dunque non essere semplicemente una delle classiche leggende metropolitane statunitensi. Gli esperti avevano ipotizzato la possibilità della presenza di sostanze come la caffeina nelle acque oceaniche, ottenendo risultati a volte superiori alle loro aspettative.

A riportare i dati relativi in merito alla concentrazione di caffeine nelle acque del Pacifico, al largo delle coste dell’Oregon è National Geographic, che evidenzia come nelle aree in cui era stato ipotizzato un maggiore inquinamento, le quantità di caffeina rilevate siano risultate pari a 9 nanogrammi per litro, mentre in aree costiere considerate a minor rischio, sarebbero state rilevate concentrazioni di caffeina pari a circa 45 nanogrammi per litro.

Secondo gli esperti, le concentrazioni di caffeina individuate sarebbero in ogni caso piuttosto ridotte, ma non così basse da lasciare escludere qualsiasi ipotesi di possibili danni provocati all’ambiente ed alle specie marine da parte di tale sostanza. Per quanto riguarda le discrepanze tra le concentrazioni preventivate e poi individuate, è stato ipotizzato che esse possano derivare da differenze nei sistemi di depurazione delle acque di scarico. Nel caso di sistemi più efficienti, le concentrazioni di caffeina sarebbero dunque inferiori.

Granek, un ecologo marino della Portland State University, avrebbe sottolineato come non vi siano sistemi specifici per il controllo dei livelli di caffeina nelle acque di scarico e che di conseguenza il monitoraggio dei suoi livelli nelle acque oceaniche avverrebbe raramente. Ci si chiede però se la sua presenza, accanto a quella di altri eventuali contaminanti, anch’essi non particolarmente monitorati, possa nuocere alla fauna acquatica.

L’impatto della caffeina sull’ecosistema del Pacifico dovrà dunque essere approfondito, per comprendere se, ad esempio, essa possa causare problemi di riproduzione o malformazioni nelle creature acquatiche. Tra gli agenti contaminanti più nocivi per i pesci gli esperti avrebbero individuato gli estrogeni contenuti nella pillola anticoncezionale, che finirebbero nelle acque di mari e laghi a partire dagli scarichi dei sanitari. Lo studio riguardante la concentrazione di caffeina nella acque oceaniche statunitensi è stato pubblicato sulle pagine del Marine Pollution Bulletin con il titolo di “Occurrence and concentration of caffeine in Oregon coastal waters”.

Marta Albè

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