Nucleare: in Giappone proteste di massa contro il riavvio dei rettori

Il Giappone protesta in massa contro il nucleare. Erano in 170 mila, secondo le stime degli organizzatori, i giapponesi scesi in piazza ieri a Tokyo per dire "no" alla riaccensione dei reattori nel Paese e all'energia dell'atomo, in una delle manifestazioni più imponenti dalla catastrofe di Fukushima.

Il Giappone protesta in massa contro il nucleare. Erano in 170 mila, secondo le stime degli organizzatori, i giapponesi scesi in piazza ieri a Tokyo per dire “no” alla riaccensione dei reattori nel Paese e all’energia dell’atomo, in una delle manifestazioni più imponenti dalla catastrofe di Fukushima.

Oggi la temperatura ha raggiunto livelli recordha detto alla televisione il premier giapponese Yoshihiko Noda, che il mese scorso aveva annunciato la riapertura delle centrali per le necessità energetiche del Paese e nel giorno più caldo dell’anno dobbiamo chiederci se possiamo davvero farcela senza energia nucleare. Ma i 36,6 gradi registrati nella città giapponese non hanno fermato i manifestanti, che hanno abbandonato le loro case con aria condizionata per raggiungere il parco Yoyogi e dimostrare che non hanno bisogno di energia nucleare.

In piazza c’erano anche volti noti e personaggi di spicco, come il Nobel per la letteratura Kenzaburo Oe e il cantante e compositore Ryuichi Sakamoto, ma soprattutto molte persone di mezza età, vero e proprio zoccolo duro, prima che si verificasse il peggior incidente nucleare del mondo dopo quello del 1986 di Chernobyl, della fazione pro-nuclearista, a lungo convinta della convenienza e della sicurezza dell’energia dell’atomo. “Il Giappone sta per distruggere se stesso con la costruzione di impianti nucleari in un Paese a rischio sismicospiega un manifestante- se qualcosa dovesse andare storto sarebbe distrutto, per questo ho deciso di manifestare la mia opposizione“.

Prima del terremoto e del maremoto che hanno provocato l’incidente di Fukushima, il Giappone traeva il 30% della propria energia dal nucleare. Da quando il governo nipponico ha deciso di spegnere i 50 reattori del Paese, per poi riaccenderne alcuni nelle scorse settimane, si è sempre trovato stretto tra due fuochi: una popolazione sempre più ostile al nucleare e la lobby delle compagnie elettriche, che approfittano di ogni occasione per sbandierare la minaccia di una carenza nella fornitura di energia.

Ma ad opporsi a questi ricatti, in rappresentanza del 70% della popolazione che secondo recenti sondaggi non vuole il nucleare, è una folla infinita di manifestanti, che ha superato largamente gli oltre 100.000 partecipanti previsti. Nel frattempo, il Partito Democratico di Noda, sebbene abbia ancora la maggioranza alla Camera, è in minoranza al Senato. E molti analisti ipotizzano le elezioni anticipate, per il popolo nipponico una possibile strada verso un futuro “atom free”.

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