Bandiere Nere 2012: ecco chi sono i pirati delle Alpi

Parte oggi la Carovana delle Alpi di Legambiente. Ecco a chi verranno assegnate le bandiere nere e le bandiere verdi

Bandiere nere. Legambiente ha già stilato la lista dei pirati delle Alpi, ossia dei soggetti, pubblici e privati che non hanno valorizzato il territorio montano ma hanno contribuito con pratiche scorrette a danneggiarlo. Come? Attraverso una visione distorta della valorizzazione turistica, che favorisce la speculazione e a causa della mancanza di adeguate politiche di tutela.

Delle 11 bandiere nere 3 sono assegnate in Piemonte, 2 in Veneto, 2 in Lombardia, una rispettivamente a Friuli Venezia Giulia, Trentino, Valle d’Aosta e Liguria. Legambiente consegnerà le bandiere da oggi, con l’apertura di Festambiente Alpi in Valmasino, in provincia di Sondrio., dando il via al tour della Carovana delle Alpi, la campagna di Legambiente che monitora lo stato di salute delle Alpi.

Gli ambientalisti però premieranno con le bandiere verdi anche le migliori 11 pratiche, per riconoscere il lavoro di chi ha cercato di valorizzare e difendere le località montane e denunciare situazioni di degrado e cementificazione. Le bandiere verdi premiranno dunque i progetti che hanno avviato politiche virtuose. Di esse, 4 sono state assegnate alla Lombardia, 2 al Piemonte mentre Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino e Valle d’Aosta ne prendono una a testa. Una bandiera verde è stata assegnata anche ai cittadini della Confederazione Svizzera che con il referendum di marzo scorso hanno scelto di mettere un freno alla costruzione di seconde case.

Ed ecco l’elenco delle bandiere nere assegnare a enti locali, associazioni e società private per i danni inflitti all’ambiente alpino.

Bandiere Nere

1. Agli Organizzatori della “Motocavalcata delle Alpi Carniche”e agli enti pubblici che ne hanno autorizzato e sostenuto l’effettuazione, per i danni provocati ai sentieri, per il disturbo alla fauna e per l’assurda concezione che, favorendo le manifestazioni di enduro, si sostenga il turismo in montagna.

2. Al Comune di Enego (Vi), per er aver approvato un progetto per “la valorizzazione turistica, ambientale e naturalistica della piana di Marcesina” che prevede la realizzazione di parcheggi sparsi per più di 840 posti auto.

3. Ad Aldo Brancher, presidente di ODI, Organismo di Indirizzo, per aver distorto l’intento perequativo a favore dei comuni montani confinanti con le province autonome, assegnando con il massimo arbitrio i fondi del 2010 e 2011 per complessivi 160 milioni di euro.

4. Alla Società impiantistica Carosello Ski Folgaria per l’utilizzo, nel dicembre 2011, per un’intera giornata, di un elicottero per trasportare neve artificiale da località Fondo Grande fino alle piste di Cima Pioverna (400 metri di quota più in alto) perché le alte temperature (per effetto di inversione termica) non ne consentivano la produzione.

5. Alla Provincia di Brescia per l’autorizzazione continua di captazioni a scopo idroelettrico e per non aver realizzato uno studio del bilancio idrico ma aver negato fino ad oggi qualsiasi confronto sulle acque e le derivazioni idroelettriche in Valle Camonica.

6. Ai Comuni della Val Trompia per non aver ancora risolto il problema della raccolta e smaltimento delle acque reflue, continuando a utilizzare il fiume della valle, il Mella, e i suoi affluenti come collettori fognari a cielo aperto.

7. Alla Regione Piemonte per l’assenza di politiche volte alla tutela, la regolamentazione e la valorizzazione della montagna

8. Alla SITAF S.p.A. Per aver finalmente palesato, dopo un decennio di menzogne, che dietro ai lavori per la messa in sicurezza del traforo del Frejus si celi in realtà un vero e proprio raddoppio del tunnel autostradale.

9. Alla Provincia di Biella per l’eclatante passività riguardo allo sfruttamento del torrente Sessera: mancata approvazione del Piano di Gestione del SIC, mancata identificazione delle aree inidonee per gli impianti da fonte rinnovabile idroelettrica, mancata predisposizione di un Piano Territoriale Provinciale redatto previa specifica VAS sullo sfruttamento delle acque superficiali e profonde, mancata definizione di criteri di esclusione, ecc.

10. All’amministrazione comunale di Courmayeur (Ao) Per ritardi immotivati dovuti al mancato adeguamento del Piano regolatore di Courmayeur e al tentativo, con procedura anomala, di estendere le zone golfistiche in aree ZPS e SIC, che mettono a repentaglio la biodiversità nelle aree Natura 2000 ai piedi del Massiccio del Bianco.

11. Alla Regione Liguria e alla Provincia di Imperia Per l’insensato nuovo progetto di impianto sciistico in località Monesi di Triora (IM).

Ed ecco invece a chi sono state assegnate le bandiere verdi, riconoscendo l’impegno di vari soggetti a favore della tutela del patrimonio ambientale alpino.

1. Agli “Agricoltori Custodi” della Carnia, per la tenacia dimostrata nel conservare e migliorare le antiche varietà ortofrutticole delle vallate carniche e per la salvaguardia della biodiversità coltivata.

2. All’Associazione per la promozione e la tutela della pecora Brogna, per l’intenzione di evitare l’estinzione una delle due razze ancora esistenti di pecora autoctona della Lessinia, con il fine di valorizzare e promuovere il ruolo zootecnico dell’agricoltura di montagna e favorire la sostenibilità territoriale.

3. Al Comune di Malosco (Tn), per il buon regolamento comunale riguardante l’utilizzo di prodotti fitosanitari e la disciplina delle coltivazioni agricole, approvato con deliberazione del Consiglio comunale n. 25 del 17.11.2010.

4 Alla sezione CAI di Palazzolo Sull’Oglio per tutte le iniziative dedicate alla scoperta dell’ambiente montano in Valle Camonica e per la realizzazione del Giardino botanico alpino di Pietra dell’Orsa

5. All’Azienda Grafica “La Cittadina” di Gianico (Bs). Un riconoscimento ad una azienda, insediata nel territorio della Bassa Valcamonica,che ha scelto di posizionarsi ad un virtuoso crocevia tra eccellenza produttiva e sostenibilità ambientale

6. All’amministrazione Comunale di Edolo (Bs) per l’ideazione e lo sviluppo di efficaci politiche urbanistiche e di sviluppo urbano impostate sulla sostenibilità e la conservazione dell’ambientale.

7. Alla Regione Lombardia e alla Provincia di Sondrio per la redazione e l’approvazione del Piano d’Area Alta Valtellina, uno strumento di programmazione che stabilisce e orienta il futuro territoriale e turistico del principale comparto turistico montano della Lombardia posto in diretta continuità con il Parco Nazionale dello Stelvio.

8. Al comitato Treno Vivo Valpellice, per le molteplici attività a salvaguardia della mobilità sostenibile e per le proposte per realizzare un modello di mobilità da esportare in ambiente alpino.

9. Al comitato della Valsesia “Noi Walser, per un turismo sostenibile e responsabile” per il puntuale presidio territoriale volto a contrastare gli abusi e le speculazioni edilizie a danno del patrimonio naturalistico e ambientale.

10. All’Institut Agricole Régional della Valle d’Aosta Per le svariate iniziative di tutela della biodiversità nell’agricoltura e di promozione della qualità della produzione agricola.

11. Ai cittadini della Confederazione Svizzera, oer aver messo un freno alle seconde case il referendum popolare di marzo scorso.

Le situazioni monitorate mostrano come sia tanto il lavoro da fare per difendere e valorizzare le Alpi, un territorio ricco di storia, di risorse naturali e culturali, dove con scarsa lungimiranza si è cercato di importare il modello di sviluppo della pianura: traffico privato, grandi alberghi, turismo stagionale, grandi impianti invernali“, ha commentato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza, secondo cui “la sopravvivenza delle comunità alpine è legata al miglioramento della qualità infrastrutturale, materiale e immateriale, soprattutto per quel che riguarda servizi come l’istruzione, la sanità, l’assistenza agli anziani, la banda larga, le proposte culturali e il trasporto pubblico“.

Per costruire comunità stabili, in equilibrio con il territorio – ha aggiunto Vanda Bonardo, responsabile Alpi di Legambiente – occorrono forti cambiamenti strutturali. I territori montani, per loro natura, possono diventare felicemente abitabili se le popolazioni riescono a sviluppare le competenze utili per costruire condizioni ambientali competitive: un forte controllo del consumo di suolo, coniugato con attività di prevenzione del dissesto, attenzione alle risorse, in particolare all’acqua, sostegno al recupero edilizio, distribuzione degli insediamenti in modo da poter attivare servizi pubblici efficaci, infrastrutture telematiche. C’è la necessità di costruire posti di lavoro che attraggano l’occupazione giovanile qualificata, dai parchi tecnologici a quelli naturali e a tutto ciò occorre associare anche un’attenta progettazione degli edifici”.

Francesca Mancuso

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