#Terremoto in Emilia Romagna: a 30 km dall’epicentro doveva sorgere una delle centrali nucleari

Dopo le scosse di oggi che hanno messo letteralmente in ginocchio la provincia di Modena e non solo, causando almeno 15 vittime, tra i tanti edifici che sono stati fatti evacuare c'è anche una centrale termoelettrica ad Ostiglia, località particolarmente colpita dal sisma dove oggi è crollata anche la scuola. Una centrale che, se nel referendum dello scorso anno non avessimo votato contro, si sarebbe probabilmente trasformata in una delle centrali nucleari previste dal piano del passato governo. A soli 30 chilometri dall'epicentro.

Terremoto in Emilia Romagna. Dopo le che hanno messo letteralmente in ginocchio la provincia di Modena e non solo, causando almeno 15 vittime, tra i tanti edifici che sono stati fatti evacuare c’è anche una centrale termoelettrica ad Ostiglia, località particolarmente colpita dal sisma dove oggi è crollata anche la scuola. Una centrale che, se nel referendum dello scorso anno non avessimo votato contro, si sarebbe probabilmente trasformata in una delle centrali nucleari previste dal piano del passato governo. A soli 30 chilometri dall’epicentro.

Ostiglia era, infatti, presente nella famosa lista delle località “adatte” a ospitare reattori atomici. Come riportava Il Fatto quotidiano nel 2010, erano due in Emilia Romagna i siti candidati ad ospitare una nuova centrale, una era Caorso, mentre “Per l’altra ipotesi ci si sposta in provincia di Mantova, tra Ostiglia e Sermide, dove esistono già due centrali e le strutture necessarie a metterne in funzione una terza“.

Nessuno, ovviamente sarebbe in grado di prevedere quello che sarebbe potuto succedere e se una centrale nucleare avrebbe retto al sisma. Quelle in Giappone, se ci si pensa, è all’effetto devastante dello tsunami che si sono piegate, mentre avevano retto alla fortissima scossa di oltre 9 gradi della scala Richter. Ma per fortuna, non sono ipotesi a cui dovremmo più pensare visto che grazie al referendum, il nucleare in Italia non lo vedremo per molto.

Ma c’è un’altra questione adesso che questo terremoto ha portato alla ribalta: quella del deposito di gas di Rivera da anni ostacolato dalle popolazioni locali che, stando almeno alle ultime parole del ministro Clini, seguite alle scosse della scorsa settimana, è stata messa in stand by. Ma perché bisogna sempre piangere delle morti per riflettere sui reali impatti ambientali di certi progetti?

Simona Falasca

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