Consumo di suolo: il cemento che avanza. Il Rapporto Legambiente 2012

E' stato presentato oggi a Milano il Rapporto 2012 sul consumo di suolo. Solo nella provincia di Milano la crescita dell'urbanizzazione tra il 1999 e il 2009 ha bruciato 7.323 ettari di terreno

Consumo del suolo. Di male in peggio. Lo dice il Rapporto 2012 frutto di due anni di ricerche del Centro di Ricerca sui Consumi di Suolo (CRCS), fondato da Legambiente e dall’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU).

Presentato oggi presso la sede regionale di Palazzo Pirelli, il Rapporto 2012 sul consumo di suolo ha preso in esame l’area centrale di Milano e i i centri di Lodi e Monza, grazie ai dati recenti forniti dal repertorio geografico DUSAF sviluppato da Regione Lombardia. E non c’è di che gioire. Soltanto nella Provincia di Milano, la crescita dell’urbanizzazione tra il 1999 e il 2009 ha bruciato 7.323 ettari, pari a metà della città di Milano. Cresce anche il suolo urbanizzato (20.063 m2/giorno, 1,2 volte Piazza Duomo di Milano) e di riflesso aumenta il suolo agricolo perso, ben 6839 ettari.

Cemento su cemento a danno dell’ambiente, con un variazione della superficie degli ambienti naturali della provincia milanese di – 738 ettari. Secondo i responsabili del CRCS, “in Italia continua a mancare una adeguata contabilità degli usi e dei consumi di suolo, e ciò depotenzia fortemente qualsiasi politica di contrasto degli sprechi di una risorsa strategica qual è il territorio agricolo e forestale”.

Una piccola buona notizia. All’inizio di quest’anno è stato sottoscritto un accordo tra tutti gli assessorati al territorio delle Regioni del Nord Italia (Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Veneto, Liguria, Friuli Venezia Giulia e province autonome di Trento e Bolzano) per condividere l’impegno comune volto alla riduzione del consumo di suolo, realizzando al tempo stesso delle banche dati in greado di fornire dati esaurienti sul fenomeno.

La mancanza di dati affidabili e aggiornati sugli usi del suolo impedisce alla politica di ‘vedere’ la gravità del fenomeno e di correre ai ripari – dichiara Paolo Pileri, docente del Politecnico di Milano e responsabile scientifico del rapporto per capirci, è come se si volesse contrastare l’inquinamento senza disporre di una rete di rilevamento della qualità dell’aria“.

Ma nonostante le buone intenzioni, siamo ancora in alto mare. Secondo il rapporto, la terra italiana continua ad essere sepolta e cancellata da espansioni urbane, centri commerciali, grandi e piccole infrastrutture. Considerando la Provncia di Milano, lo studio ha sottolineato che negli ultimi dieci nanni si è assistito alla perdita di territorio prevalentemente agricolo al ritmo di 20.000 mq al giorno. Per quantificare il danno, è come se sparisse, ogni dieci giorni, il suolo da cui trarrebbe sostentamento una azienda agricola di medie dimensioni, in grado di produrre il frumento necessario per preparare 150 tonnellate di pane.

E il totale delle nuove urbanizzazioni degli ultimi dieci anni ha raggiunto un’estensione pari a una nuova città grande come mezza Milano. Al centro del Rapporto è anche l’area Expo. Secondo lo studio, i comuni dei comuni circostanti rappresentano uno dei comprensoro più urbanizzati della metropoli: “Se l’enormità del consumo di suolo di Expo fa giustamente notizia, nessuno finora è parso accorgersi che nei comuni immediatamente circostanti il sito espositivo una superficie agricola grande quanto quella di Expo viene consumata ogni anno”.

Federico Oliva presidente nazionale di INU ha detto che i tempi sono maturi e che sarebbe opportuno approfittare del momento di frenata nel settore dell’edilizia: “Occorre sfruttare la battuta d’arresto del mercato edilizio per riorientare le strategie del settore delle costruzioni: una legge nazionale che fissi il principio chiave che il suolo non va consumato e che invece bisogna investire sulla qualità dello spazio già costruito è diventata una esigenza indifferibile, anche se le competenze urbanistiche sono regionali, il livello nazionale è quello in grado di agire sulla fiscalità dei suoli, leva essenziale per spostare l’interesse degli investitori dai suoli liberi ai cantieri urbani, dove al contrario deve essere più facile avere accesso ad incentivi e semplificazioni normative“.

Un altro studio, pubblicato di recente, aveva messo ei prossimi 20 anni rischiamo di perdere altri 75 ettari al giorno. A denunciarlo è stato il dossier “Terra Rubata – Viaggio nell’Italia che scompare presentato dal FAI e dal WWF a Milano, secondo cui entro i prossimi 20 anni la superficie occupata dalle aree urbane crescerà di circa 600mila ettari, in media equivalgono a 75 ettari al giorno.

Oggi intanto è uscito il manuale pratico per difendere l’Italia dal cemento, in formato tascabile “Salviamo il Paesaggio“, di Luca Martinelli, con l’obiettivo di fornire strumenti, sia attraverso un’analisi della normativa sia presentando numerose esperienze di comitati locali e amministrazioni coraggiose. Carlin Petrini, di Slow Food, ne ha curato la prefazione: “Questo libro si rivela un altro strumento indispensabile per orientare la nostra azione, per renderla consapevole e competente. Ci richiama alle nostre responsabilità ma ci indica anche degli strumenti per fare pressione, per agire concretamente, sia a livello locale sia a livello nazionale. Fermare il cemento e il consumo di suolo fertile deve diventare una delle priorità di un Paese che si voglia chiamare civile; lo scempio è andato troppo avanti senza nessun freno, è ora di porre un limite, più in generale di riprendere coscienza dei limiti”.

Francesca Mancuso

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