Piattaforma petrolifera Total a rischio di esplosione nel Mar del Nord

Union, sindacato impegnato nella difesa dei diritti dei lavoratori offshore, ha richiesto l’estensione della zona di esclusione attorno alla piattaforma Elgin, situata nel Mare del Nord britannico, per via della pericolosa fuga di gas sottomarina iniziata pochi giorni fa, a causa della quale si era presentato il forte timore di un’esplosione. La zona di sicurezza di tre miglia dovrebbe essere estesa a cinque miglia, a parere di Union. Ciò richiederebbe l’evacuazione di almeno 200 operai presenti nelle strutture circostanti.

Sale l’attenzione intorno al rischio di esplosione della piattaforma petrolifera Total in Mar del Nord dopo la perdita di gas sottomarina iniziata pochi giorni fa. Unite, sindacato impegnato nella difesa dei diritti dei lavoratori offshore, ha richiesto l’estensione della zona di esclusione attorno alla piattaforma Elgin, situata nel Mare del Nord britannico. La zona di sicurezza di tre miglia dovrebbe essere estesa a cinque miglia, a parere del sindacato. Ciò richiederebbe l’evacuazione di almeno 200 operai presenti nelle strutture circostanti.

L’associazione sindacale ha inoltre espresso la propria profonda preoccupazione per le persone ancora presenti all’interno dell’attuale zona di sicurezza, come riportato dalla BBC. La piattaforma elgin è situata 150 miglia al largo di Aberdeen ed è situata presso un giacimento gestito da Total, che ha dichiarato che la perdita si sarebbe originata a ben 4000 miglia di profondità e che proverrebbe da una formazione rocciosa situata al di sotto del serbatoio principale.

Sale la preoccupazione da parte di Greenpeace relativamente al fatto che la perdita di gas potrebbe avere implicazioni molto più ampie che coinvolgerebbero l’ambiente, con particolare attenzione all’ecosistema acquatico. L’associazione ambientalista pone in dubbio la sicurezza delle piattaforme situate nel Mare del Nord, di cui le grandi compagnie industriali sono solite farsi baluardo.

“L’industria afferma di frequente che la trivellazione nel Mare del Nord è particolarmente sicura e che in tale zona è impossibile che si verifichino delle perdite”, ha dichiarato John Sauven, direttore esecutivo di Greenpeace. Il fatto che una perdita di gas sia attualmente in corso non fa però che mettere in dubbio affermazioni simili, lasciando temere che incidenti analoghi possano ripetersi ovunque.

A destare ulteriore preoccupazione, a parere di Sauven, è il fatto che le industrie coinvolte nella vicenda non si stiano dimostrando in grado di arginare facilmente una perdita avvenuta in un’area ritenuta a basso rischio. Risulta dunque arduo immaginare quali potrebbero essere le soluzioni realmente atttuabili al fine di riparare un danno analogo nel caso in cui esso si verifichi in aree maggiormente delicate e considerate a rischio, come l’Artico.

Total ha dichiarato come al momento risulti difficile stimare l’ammontare in volume della perdita di gas. La compagnia sta prendendo in considerazione diverse possibili soluzioni, l’attuazione delle quali potrebbe richiedere tempi prolungati, anche di un anno. La situazione viene costantemente controllata dall’alto da una flotta aerea designata. Se non si dovesse riuscire a tamponare la perdita, essa potrebbe proseguire per un intero decennio, secondo quanto affermato da Bellona, società scientifica statunitense, causando danni ambientali attualmente non calcolabili.

Marta Albè

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