Corsa contro il tempo per salvare più di 8 mila ulivi in Salento. L’adozione? Per l’Anas una bufala

Una lotta contro il tempo per salvare migliaia di ulivi salentini, simbolo iconografico della Puglia e testimoni del millenario e vitale rapporto tra uomo e natura. L'Anas ha presentato istanza per estirpare 8.260 alberi di ulivo lungo la strada statale Maglie-Otranto, a causa dei lavori di ampliamento delle carreggiate dell'ultimo tratto della statale Adriatica 16, attuali due corsie a quattro. Una strada, lunga una ventina di chilometri, che è una striscia di asfalto tra i bellissimi uliveti secolari, già interessati da procedure di esproprio. Perché l'asfalto si farà spazio proprio tra loro, tra questi pilastri fondanti della tradizione di questa regione del Sud.

Una lotta contro il tempo per salvare migliaia di ulivi salentini, simbolo iconografico della Puglia e testimoni del millenario e vitale rapporto tra uomo e natura. L’Anas ha presentato istanza per estirpare 8.260 alberi di ulivo lungo la strada statale Maglie-Otranto, a causa dei lavori di ampliamento delle carreggiate dell’ultimo tratto della statale Adriatica 16, attuali due corsie a quattro. Una strada, lunga una ventina di chilometri, che è una striscia di asfalto tra i bellissimi uliveti secolari, già interessati da procedure di esproprio. Perché l’asfalto si farà spazio proprio tra loro, tra questi pilastri fondanti della tradizione di questa regione del Sud.

Ma all’espianto degli ulivi, un vero e proprio torto alla natura, uno scempio verso un ambiente combattuto tra progresso e conservazione del patrimonio naturalistico, ha suscitato così tanto clamore che è partita, insieme a tanti appelli e petizioni online, la corsa alla loro adozione. Anche perché gli ulivi devono essere espiantati subito, entro marzo, perché dopo potrebbe diventare troppo tardi, il caldo torrido salentino li ucciderebbe.

Degli 8260 alberi solo una minima parte, circa 268, è considerata “monumentale” e gode dunque di tutte le tutele della legge, che impone che vengano ripiantati in maniera sicura e nel luogo ideale. Gli altri no. Il Comune di Otranto ha fatto richiesta per adottarne 500. Disponibilità all’adozione di altre piante d’ulivo sono arrivate anche dalle amministrazioni di Maglie, Uggiano e Minervino, che ha individuato un’area di dieci ettari per mettere a dimora i giganti rimasti senza terra. In totale, le richieste di adozione per ora ricevute sarebbero 1.500. Ancora troppo poche, considerando, tra l’altro, che chi vorrà adottare queste piante non dovrà spendere nulla, perché espiazione e trapianto sono tutte a spese dell’ente preposto. E la sorte dei restanti 6760 alberi rimasti senza casa si fa sempre più nera.

Le richieste andrebbero inoltrate al Comparto regionale dell’Anas, a Bari. Eppure, secondo quanto riportato da Tacco d’Italia , l’Anas non ha avviato alcuna procedura per rispondere alle eventuali richieste di adozione. “Non sappiamo che fare. Qua non ci hanno dato nessun modulo da compilare, se vuole fare richiesta per adottare gli ulivi, non so cosa dirle. L’Anas non ci ha comunicato alcuna procedura da seguire. E poi sarebbe tutto a carico suo. Le conviene? Pure i Comuni che dicono di volersi prendere gli alberi, dovranno fare a carico loro“, ha spiegato l’Anas.

Anche a noi l’Ufficio relazione con il pubblico, al numero 841148, ha risposto che l’Anas si atterà a quanto prevede la Legge Regionale 14/2007 in relazione alla salvaguardia degli ulivi monumentali, che verranno correttamente trapiantatati. E gli altri alberi? Per questi non è prevista alcuna adozione, “è una bufala”. Un bel paradosso…

Poi c’è l’altra faccia della medaglia, quella degli operai che aspettano di essere impiegati nella realizzazione di un’opera da 55milioni di euro. Sono i dipendenti della Palumbo, che fa parte del consorzio Coedisal, e sono 300 lavoratori in cassa integrazione da 4 anni. Martedì sono tornati a protestare sulle strade di Lecce. La loro richiesta è precisa: “Sbloccate il cantiere” e il pericolo di scaricare sulla tutela degli alberi il peso delle tensioni sociali diventa sempre più reale.

E se sulle fasce già espropriate dall’Anas spuntano decine di ulivi sfregiati, segati o tagliati a metà per diventare legna da ardere, il tempo per salvare gli ulivi, che devono essere espiantati entro fine mese, stringe. E noi cosa possiamo fare? Potremo certamente firmare la petizione, diffonde la sua pagina facebook , ma anche partecipare al “mail bombing” nelle caselle di posta elettronica degli enti coinvolti. Perché nessuno dovrebbe permettersi di sfregiare un patrimonio naturalistico così prezioso.

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