G8, si comincia: le aspettative e le richieste ai grandi su ambiente e clima

tra paura di scosse improvvise, proteste e anche speranze, prende il via il G8 2009. Alle 13:00 in punto si aprono ufficialmente i battenti del vertice che vede riuniti all'Aquila i grandi della Terra per discutere sull'economia e i temi internazionali più scottanti, di cui il clima rappresenta forse quello più rovente. da scienziati, climatologi e associazioni ambientaliste si alza un grido comune ai leader del G8 per impegnarsi concretamente a ridurre le emissioni entro il 2020.

Ci siamo: tra paura di scosse improvvise, proteste e anche speranze, prende il via il G8 2009. Alle 13:00 in punto si aprono ufficialmente i battenti del vertice che vede riuniti all’Aquila i grandi della Terra per discutere sull’economia e i temi internazionali più scottanti, di cui il clima rappresenta forse quello più “rovente”.

I Capi di stato delle otto nazioni più industrializzate, insieme a quelli delle economie emergenti e dei paesi africani, per la prima volta invitati ufficialmente, a cui si aggiungono il presidente della Commissione europea, Jose’ Manuel Barroso, e il presidente di turno della Comunità europea, lo svedese Fredrik Reinfeldt, daranno il via ai lavori nella caserma della Guardia di Finanza di Coppito, vicino al capolugo distrutto dal violento sisma dello scorso 6 aprile.

Già oggi pomeriggio si comincerà a parlare di clima e ambiente, anche se l’appuntamento cruciale sarà il Forum delle Maggiori Economie su Energia e Clima (MEF) in programma per il 9 luglio, sicuramente una tappa fondamentale in vista della Conferenza di Copenhagen del prossimo dicembre. È per questo che da scienziati, climatologi e associazioni ambientaliste si alza un grido comune ai leader del G8 per impegnarsi concretamente a ridurre le emissioni entro il 2020.

Accademici e scienziati

Una lettera indirizzata ai Ministri e ai Presidenti degli stati partecipanti al G8 e al MEF è stata redatta da climatologi e politici con il sostegno di diversi senior government climate science advisors per spingere i leader mondiali a ridurre le emissioni di gas serra del 70%

Gli scienziati di tutto il mondo – ha spiegato Michael Oppenheimer, professore della Princeton University, uno dei firmatari del documento – sono chiamati a inviare segnali forti ai leader del G8 e del MEF perché, insieme alle altre Nazioni ad alto inquinamento atmosferico, contribuiscano significativamente alla riduzione del rischio global warming e combattano la minaccia dei cambiamenti climatici. Questi Paesi dovrebbero promuovere la crescita di un’economia a basso uso di carbone e favorire una prosperità in casa come all’estero“.

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Misure concrete per ridurre le emissioni entro il 2020 è anche la richiesta di Greenpeace che oggi ha occupato con oltre 100 attivisti 4 centrali a carbone sparse in Italia. In particolare l’associazione chiede ai Paesi del G8 di concordare per:

– contenere l’aumento della temperatura globale quanto più possibile al di sotto dei 2°C, rispetto ai livelli pre-industriali, per impedire cambiamenti catastrofici;
– assicurare che le emissioni globali raggiungano un massimo nel 2015, per poi ridursi praticamente a zero entro il 2050;
– tagliare le emissioni del 40%, rispetto ai valori del 1990, entro il 2020;
– investire ogni anno 106 milioni di dollari (74 milioni di euro), dei 140 milioni necessari, nei Paesi in Via di Sviluppo per garantire che vengano messe in atto le misure di adattamento e lotta ai cambiamenti climatici, compresa la difesa delle grandi foreste del Pianeta;
– impegnarsi immediatamente a realizzare un meccanismo finanziario che fermi la deforestazione, e le emissioni di CO2 associate, in tutti i Paesi in via di sviluppo e che raggiunga entro il 2015 il livello di “deforestazione zero” in Amazzonia, Indonesia e Congo.

I leader del G8 devono sbloccare l’empasse del negoziato e assumere personalmente l’iniziativa, smettendola di accusare i Paesi in Via di Sviluppo” – commenta Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia, direttamente dal meeting del G8 dell’Aquila– “Questa è la loro occasione per mostrare se sanno agire per il bene di tutti e sono dei veri leader, o se sono buoni solo per le chiacchiere: se l’obiettivo del G8 è lo stesso del Presidente USA Obama, ovvero di ritornare ai livelli di emissioni del 1990 solo nel 2020, allora i nostri figli avranno da questi cosiddetti leader solo un’eredità di sete, fame e catastrofi climatiche, come affermano gli scienziati”.

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Un forte impegno sui cambiamenti climatici e la creazione di nuovi posti di lavoro “verdi” attraverso investimenti in settori produttivi sostenibili che rappresentano la vera via d’uscita dalla crisi economica è la richiesta che arriva anche dal WWF.

Un impegno chiaro che definisca nero su bianco la soglia del pericolo a 2 gradi é un dovere assoluto per i Paesi del G8 – afferma Kim Carstensen, leader della Global Climate Initiative del Wwf” – “I Paesi che si riuniranno a L’Aquila hanno la più grande responsabilità di mostrare una leadership sul clima. Senza la loro azione non possiamo aspettarci che il resto del mondo faccia qualcosa“.
Dai leader del G8 ci aspettiamo una dichiarazione chiara per la riduzione delle proprie emissioni di almeno l’80% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2050. – ha ribadito Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wwf Italia – È il minimo indispensabile e qualunque obiettivo più debole sarà un completo fallimento. Una dichiarazione ferma da parte del G8 invierà un forte segnale al mondo in via di sviluppo e renderà più facile la riduzione delle emissioni anche per le economie in via di rapido sviluppo”.

Il WWF auspica altresì che dalle vette del Gran Sasso d’Italia, il Ghiacciaio del Calderone che è il ghiacciaio più meridionale d’Europa, ormai quasi scomparso a causa dell’innalzamento delle temperature, sia da monito a chi può prendere decisioni importanti per i sei miliardi di abitanti di questo Pianeta.

Simona Falasca

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