Sabbie bituminose: l’Italia dalla parte del petrolio più sporco vota contro la proposta ambientalista Ue

L’Italia vota contro l’ambiente a Bruxelles. Ieri, durante il voto in commissione su un progetto di attuazione della direttiva sulla qualità dei carburanti, che vuole l’immissione sul mercato soltanto dei carburanti fossili che prevedono l’opportunità di generare meno emissioni di carbonio, quindi eliminare, ad esempio, quelli provenienti dal petrolio estratto dalle sabbie bituminose, il rappresentante italiano si è schierato contro la proposta della Commissione europea.

L’Italia vota contro l’ambiente a Bruxelles. Ieri, durante il voto in commissione su un progetto di attuazione della direttiva sulla qualità dei carburanti, che vuole l’immissione sul mercato soltanto dei carburanti fossili che prevedono l’opportunità di generare meno emissioni di carbonio, quindi eliminare, ad esempio, quelli provenienti dal petrolio estratto dalle sabbie bituminose, il rappresentante italiano si è schierato contro la proposta della Commissione europea.

E si è ritrovato, in questa decisione poco eco-friendly, in buona e numerosa compagnia: come l’Italia, hanno infatti votato contro anche Spagna, Polonia, Bulgaria, Ungheria, Repubblica ceca, Estonia, Lituania (128 voti). I voti a favore, invece, sono stati 89, tra cui Austria, Grecia, Romania, Slovenia, Svezia, Finlandia, Lussemburgo, Malta, Lettonia, Danimarca, Irlanda e Slovacchia, mentre altri 128 si sono astenuti.

Insomma, anche a causa del voto italiano si è persa l’occasione di approvare l’estensione della Direttiva sulla Qualità dei Carbutanti (Fuel Quality Directive o FQD), varata nel 2009 e finalizzata a ridurre del 6% le emissioni legate ai carburanti entro il 2020. La nuova versione della FQD avrebbe bloccare l’impiego dei carburanti derivati da “petrolio sporco”, ovvero da fonti non convenzionali, il cui processo estrattivo è altamente impattante in termini di emissioni di gas climalteranti. Come le sabbie bituminose, principale imputato, che secondo le tabelle contenute nella proposta di legge sarebbe il 22% più inquinante di altri combustibili.

Ora, non essendo stata raggiunta la maggioranza qualificata (255 voti) né a favore, né contro la proposta, la parola passa al comitato tecnico del Consiglio dei Ministeri dell’Ambiente EU, che si riunirà a porte aperte probabilmente a giugno. Se neanche in Consiglio si raggiungerà la maggioranza qualificata favorevole o contraria, la proposta potrà essere anche adottata direttamente dalla Commissione. Ed è quello che temono maggiormente i Paesi come il Canada e le lobby interessate, che secondo alcune fonti avrebbero minacciato rappresaglie commerciali se la proposta venisse approvata.

È a queste pressioni che ha deciso di fare da contrappeso il commissario europeo per l’azione per il clima Connie Hedegaard, che spiega: “con tutto il lobbismo contro la proposta della Commissione, si temeva che gli esperti degli Stati membri avrebbero respinto direttamente la proposta. Sono contenta che ciò non sia avvenuto. Ora la nostra proposta andrà ai Ministri e spero che i governi si renderanno conto che è necessario tenerne conto delle emissioni notevolmente superiori che i dei combustibili non convenzionali“.

Roberta Ragni

Foto:greenpeace.org

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