Homer Simpson esiste e lavora nell’impianto nucleare di River Bend

I dipendenti di una centrale nucleare della Louisiana sono stati sorpresi a navigare su internet durante l'orario di lavoro invece di monitorare il reattore

Un reattore nucleare è come una donna: basta leggere il manuale e schiacciare il tasto giusto”, dice Homer Simpson, padre dell’omonima famiglia “groeninghiana”, che lavora come ispettore alla sicurezza presso la centrale nucleare di Springfield. E i fatti sembrano dargli piena ragione: è proprio in questo modo che è riuscito più volte a sventare catastrofi nucleari, premendo pulsanti a casaccio sulla propria postazione di controllo. Homer, allora, quando è a lavoro non ha di che preoccuparsi. Meglio sonnecchiare, mangiare una ciambella, discutere con il cervello. E, nell’era del Web 2.0, passare magari ore e ore su internet, saltando da una pagina all’altra per cercare notizie sullo sport, sulla pesca o sul pensionamento o controllando i propri account.

Non è di un cartone animato che stiamo parlando, né di Homer, ma di una storia vera e di 9 operatori in carne e ossa, impiegati nella sala di controllo dell’impianto nucleare di River Bend, a 40 Km a nord di Baton Rouge, capitale della Louisiana. Sono stati pizzicati dalla Nuclear Regulatory Commission (NRC) a navigare su Internet per scopi personali durante l’orario di servizio. Un’attività che comprende il monitoraggio del reattore e degli altri sistemi di controllo dell’intero impianto, fondamentali per garantirne il sicuro funzionamento. “Procedure che richiedono agli operatori spiega la NRC di rimanere attenti e concentrati sul loro lavoro”. Una storia degna del miglior episodio della famiglia gialla più famosa nel mondo, in cui, però, la realtà supera la satira.

Certo, “chi è senza peccato scagli la prima pietra”, direbbe un religiosissimo Ned Flander: non per essere “sospettosino sospettosetto”, ma a chi non è mai capitato di sbirciare una ricettina, la bacheca di facebook o l’ultimo risultato calcistico dal posto di lavoro, suvvia! A tutti. Però, caro Ned-Neddino-Neddoluccio, il cyber hopping può andar bene se sei un agente di viaggio, un annoiato impiegato, un venditore di articoli per mancini. Non un operatore della sala controllo di una pericolosissima centrale nucleare. Non se ne sei direttamente responsabile del monitoraggio.

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Ma la Entergy Operations Inc., operatore della centrale non è affatto d’accordo: “Sulla base della nostra indagine, gli operatori sono rimasti attenti, si tratta solo di una violazione della procedura“, tenta di difendersi. Ora ha 30 giorni per contestare la multa di 140.000 dollari proposta contro queste violazioni, avvenute tra gennaio e aprile 2010, dalla NRC. Victor Dricks, un portavoce della Commissione, spiega che gli operatori nascondevano l’uso di Internet ai supervisori, ma “la Entergy è stata multata per non aver preso misure abbastanza rapide per migliorare la sicurezza complessiva dell’impianto”.

Il portavoce aggiunge anche che il computer utilizzato non è stato collegato al sistema del reattore e che, quindi, non ci sarebbe nessun pericolo di sabotaggio o compromissione del reattore. Ora sì che si possono dormire sogni tranquilli.

Roberta Ragni

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