Marea nera Nuova Zelanda: il peggiore disastro ambientale del Paese negli ultimi decenni

Continua a preoccupare la marea nera di greggio fuoriuscito dalla nave liberiana Rena che la scorsa settimana si è incagliata sulla barriera corallina e ha iniziato ad inquinare le acque della Nuova Zelanda.

Continua a preoccupare la che la scorsa settimana si è incagliata sulla barriera corallina e ha iniziato ad inquinare le acque della Nuova Zelanda.

Secondo quanto riportato dal primo ministro John Key, lo scafo della nave si sta per spezzare e ad oggi rischiano di finire in mare ben 1700 tonnellate di petrolio; una situazione che mette in serio pericolo numerose specie animali marine e rischia di generare così una delle peggiori catastrofi ambientali di tutti i tempi visto anche la ricca biodiversità che abita quel tratto di mare a ridosso della barriera corallina. Il Governo della Nuova Zelanda grida già al peggiore disastro ambientale del Paese negli ultimi decenni.
Alcuni uccelli sono stati ritrovati morti,, ma intanto spuntano nuovi dubbi sul tipo di solventi usati per sciogliere gli idrocarburi che fuoriescono dalla nave cargo.

L’autorità Marittima della Nuova Zelanda – ha fatto sapere in una nota il WWF Italia, in costante contatto con i colleghi della Nuova Zelanda giunti a Teranga per offrire sostegno agli operatori e agli ambientalisti volontari – si sta muovendo per raccogliere il petrolio sversato dalla nave Rena e prevede anche di continuare a utilizzare il Corexit: controverso disperdente, simile a quello utilizzato nel Golfo del Messico. Anche se ogni situazione è diversa, e sosteniamo gli sforzi di coloro che sono coinvolti nel contenere la fuoriuscita di petrolio, chiediamo cautela nell’uso dei solventi disperdenti dei s visto che non rimuovono il petrolio e che ci sono ancora molte domande senza risposta circa il loro impatto ambientale”.

Intanto il capitano della nave liberiana incagliata oggi si presenterà in tribunale con l’accusa di “aver gestito la nave in un modo da provocare pericolo o rischio non necessario” e ora rischia una multa di 10.000 dollari neozelandesi (circa 5.700 euro) o 12 mesi di carcere.

Ma a preoccupare di più sull’immediato è la sorte della fauna marina:

Siamo profondamente preoccupati per la minaccia che il petrolio rappresenta per la nostra fauna marina – ha detto il WWF – soprattutto per uccelli marini e delfini. Le prossime ore sono cruciali per evitare una catastrofe ambientale. Se le cattive condizioni atmosferiche dovessero danneggiare la nave c’è il rischio che fino a 1700 tonnellate di petrolio fuoriescano in mare, con risultati catastrofici per la fauna selvatica, le spiagge e le persone”.

Conosciamo tutti molto bene quali sono gli effetti del petrolio sulle penne dei nostri uccelli marini come cormorani, berte, sule e pinguino minore blu. – ha aggiunto Isabella Pratesi, Direttore Politiche di Conservazione Internazionali del WWF Italia – Se raggiunti in tempo possono essere raccolti e portati in centri di soccorso specializzati per essere lavati e riabilitati. L’area colpita dallo sversamento riveste una notevole importanza per uccelli rari, endemici o a rischio estinzione come uccelli delle tempeste, pittime, procellarie, piovanelli e molti altri trampolieri e limicoli. È fondamentale che gli ecosistemi delle zone umide importanti come l’estuario Maketū e quelli dell’isola Matakana siano protetti”.

Insomma, come tutti noi, anche il WWF si augura che questo incidente non diventi una tragedia per un luogo del mondo, dove la biodiversità marina ha ancora un grande valore ambientale, ma anche sociale e culturale.

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