Incidente nucleare in Francia: vogliamo sapere la verità

Dopo l'incidente nucleare in Francia avvenuto ieri nei pressi di Avignone, tutte le istituzioni si stanno prorogando per tranquillizzare i cittadini di mezza Europa. Non si registra alcuna fuga radioattiva dopo l’esplosione del forno nella centrale francese di Marcoule. Questa l'affermazione che arriva dalle autorità francesi, dall'Arpa Piemonte e, non ultimo anche dall'ISPRA che con una nota e in qualità di autorità nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, ha voluto precisare la mancanza di contaminazione nucleare seguita all'esplosione.

Dopo l’incidente nucleare in Francia avvenuto ieri nei pressi di Avignone, tutte le istituzioni si stanno prodigando per tranquillizzare i cittadini di mezza Europa. Non si registra alcuna fuga radioattiva dopo l’esplosione del forno nella centrale francese di Marcoule. Questa l’affermazione arriva dalle autorità francesi, dall’Arpa Piemonte e, non ultimo, anche dall’ISPRA che, e in qualità di autorità nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, ha voluto precisare la mancanza di contaminazione nucleare seguita all’esplosione.

E allora perché non riusciamo proprio a stare tranquilli? Tutti si apprestano a precisare come ad esplodere non sia stato un reattore, ma un forno di fusione, che il sito di Marcoule “svolge attività di trattamento e condizionamento di rifiuti radioattivi a bassa attivita’, attraverso un processo di fusione di materiali metallici o di incenerimento di altre tipologie di rifiuti. Non si tratta pertanto di una centrale nucleare per la produzione di energia elettrica”. Ma neanche questo ci fa dormire sonni tranquilli. Perché quando si parla di nucleare è impossibile farlo. Fukushima ha lasciato il segno, ma soprattutto la scarsa informazione data anche in quel caso dalle autorità giapponesi.

E forse a non tranquillizzarci del tutto anche quei report dello scorso aprile rilasciati dall’Autorità di sicurezza nucleare francese che evidenziavano “costanti lacune nella sicurezza dell’impianto di Marcoule”. Né tanto meno le vignette satiriche dei reattori di terza generazione dell’Epr de ‘”Le Canard Enchaîné”

Un elemento che mostra come la quotidiana gestione di questi impianti (che dovrebbe seguire capillari e precisi standard di sicurezza) avesse in realtà molte falle, segno che la manutenzione di questo tipo di strutture sia non solo costosa, ma anche molto complicata.

Secondo quanto riferiscono le autorità francesi, che naturalmente tendono a minimizzare l’accaduto, non si tratta di una nuova Fukushima e neanche di un nuovo Chernobyl. Resta il fatto che l’incidente è grave, perché è avvenuto in una centrale atomica, e i francesi dovrebbero ora far luce sulla situazione e sugli eventuali pericoli.

Ancora una volta, emerge l’urgenza di creare un’autorità di sicurezza sovranazionale che fissi standard più alti e sia in grado di stabilire, a livello europeo, quali siano gli impianti pericolosi – e quindi da chiudere – e quali siano sicuri. Ammesso che nel settore nucleare si possa parlare di sicurezza.

Analizzando i rapporti sul nucleare redatti in Francia dei mesi scorsi emergono dati allarmanti: lo scorso 28 giugno nella stessa Marcoule, nell’impianto di Mélox destinato all’assemblaggio del combustibile Mox, si è registrata una fuga.
Il 18 febbraio scorso invece si è evidenziato un problema ai generatori diesel d’emergenza della centrale di Tricastin.

Non a caso l’SPRA ha “richiesto l’intensificazione dei controlli e la segnalazione di eventuali anomalie, la cui presenza non e’ comunque attesa vista la natura dell’evento”.

Insomma le autorità francesi non ci hanno detto tutto e tendono ancora oggi ad essere reticenti. È decisamente arrivato il momento di fare chiarezza.

Anche perché la Francia è davvero troppo vicina…

Verdiana Amorosi

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