Wores: dalla lana grezza la soluzione tutta italiana alle maree nere

Utilizzare la lana grezza per assorbire il petrolio in mare. Una soluzione antica, questa, per quello che è uno dei problemi moderni più dolenti. Le proprietà idrorepellenti della lana e la sua capacità di assorbire gli olii in quantità 10 volte superiori al suo peso erano già cosa nota, ma il merito di applicare tali principi alle maree nere va a Luciano Donatelli, Ceo di SignBox/RPB e Presidente dell’Unione Industriali di Biella che, durante il peggior disastro ambientale della storia nel Golfo del Messico ebbe l’idea di sfruttarle tecnologicamente per mettere a punto un sistema in grado di contrastare gli sversamenti di petrolio in mare.

Utilizzare la lana grezza per assorbire il petrolio in mare. Una soluzione antica, questa, per quello che è uno dei problemi moderni più dolenti. Le proprietà idrorepellenti della lana e la sua capacità di assorbire gli olii in quantità 10 volte superiori al suo peso erano già cosa nota, ma il merito di applicare tali principi alle maree nere va a Luciano Donatelli, Ceo di SignBox/RPB e Presidente dell’Unione Industriali di Biella che, durante il peggior della storia nel Golfo del Messico ebbe l’idea di sfruttarle tecnologicamente per mettere a punto un sistema in grado di contrastare gli sversamenti di petrolio in mare.

Donatelli con l’aiuto del Direttore dell’Associazione Tessile e Salute di Biella, Mauro Rossetti, dopo aver effettuato le prime positive verifiche proprio durante la tragedia della Deepwater Horizon, decise di coinvolgere Mario Ploner, Amministratore Delegato di Tecnomeccanica Biellese e il suo gruppo di ingegneri che iniziò la progettazione dell’innovativo sistema frutto delle intuizioni dell’imprenditore biellese che proprio in questi giorni è stato brevettato.

Le tipologie di intervento che la nuova società Gruppo Creativi Associati (GCA) creata ad hoc per gestire il progetto è in grado di fornire spaziano dai grandi disastri in mare ai “piccoli” sversamenti in laghi, fiumi o porti, ma, come garantisce Rossetti, attraverso questo sistema si è “in grado, in modo abbastanza semplice, di recuperare con 10 tonnellate di lana sucida ben 950 tonnellate di petrolio, pari a 6.350 barili, perché la stessa lana può essere impiegata per almeno una decina di volte. Petrolio che è poi direttamente processabile in una qualsiasi raffineria. E credo che, questi numeri, già estremamente importanti, possano anche essere in futuro superati».

Il progetto “Wores”, presentato oggi a Milano, prevede in pratica l’installazione di un particolare kit sulle navi per spargere i fiocchi di lana grezza in mare. Una volta imbevuta di petrolio questa potrà essere successivamente raccolta e anche riutilizzabile. Si perché attraverso una speciale pressa potrà poi essere scissa dall’idrocarburo che verrà recuperato.

Il costo di Wores? Circa un milione di euro per una nave di 50 metri, una spesa che stando ai suoi ideatori verrebbe recuperata in 10 ore di lavoro. Calcolando, infatti che un kilo di lana venga acquistato per 1 euro, utilizzando 10.000 kg di lana si spenderebbeo 10.000 euro ma si recuperebbero ben 6.350 barili di petrolio in 10 ore che moltiplicati per 70/80 euro al barile fanno 500.000 Euro. Così in 20 ore di lavoro si potrebbero recuperare greggio per un valore di circa 1 milione di euro, pari, appunto al costo per le attrezzature della nave.

Il disastro del Golfo del Messico, ipotizzano così, gli imprenditori biellesi, in cui sono state versate in mare tra le 300.000 e 1 milione di tonnellate di petrolio in mare, il problema sarebbe potuto risolversi in questo modo in appena 20 ore di lavoro utilizzando al massimo 10.000 tonnellate di lana. Quantitativi di sicuro disponibili che andrebbero anche ad aiutare l’economie rurali basate sull’allevamento ovino dei Paesi in via di sviluppo. Senza contare il vantaggio ecologico e ambientale. Di sicuro inestimabile.

Simona Falasca

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