Terremoto Giappone: oltre 10000 le vittime accertate. Il vento sposta al largo la nube radioattiva

Ammonta a 6 mila persone, il numero delle vittime (fra morti e dispersi) del terremoto – tsunami di venerdì scorso che ha interessato l'area nord orientale del Giappone. E' il bilancio accertato, in queste ore, dalla National Police Agency e comunicato da un lancio d'agenzia Kyodo News. Il numero preciso delle persone decedute e disperse, aggiornato a mezzogiorno, è di 2722 morti e 3742 dispersi.

Ammonta a 10 mila persone, il numero delle vittime (fra morti accertati e persone che mancano all’appello da cinque giorni) del terremoto – tsunami di venerdì scorso che ha interessato l’area nord orientale del Giappone. È il bilancio accertato, in queste ore, dalla National Police Agency e comunicato da un lancio d’agenzia Kyodo News. Il numero preciso delle persone decedute e disperse in 12 prefetture, aggiornato a un’ora fa, è di 3373 morti e 6746 dispersi.

Gli edifici gravemente danneggiati o parzialmente distrutti, secondo una stima della Fire and Disaster Management Agency, aggiornata a questa mattina (ora locale), sono 72945. In più, tante le vittime non identificate indicate nelle zone costiere, le più colpite dal sisma che, fra le conseguenze, a oggi ha provocato 68 tra frane e smottamenti: questo porterà, inevitabilmente, a far salire il numero dei morti.

Le vittime identificate finora sono 1060; di queste, 420 sono già state restituite alle rispettive famiglie.

Mentre proseguono le operazioni di soccorso, i funzionari di polizia ritengono che migliaia di sopravvissuti si trovino, tuttora, in aree isolate, raggiunte subito dopo il terremoto. Le autorità locali, a questo proposito, indicano che circa 1300 persone si sono rifugiate sull’isola di Oshima, peraltro sommersa in gran parte, che fa parte della Prefettura di Miyagi.

kyodo

Alcuni edifici scolastici della regione, rimasti in piedi, costituiscono un riparo fortunoso per circa 7 – 8000 persone: il problema, hanno scoperto gli inquirenti, è che risultano completamente isolati, e finora la distribuzione di generi di primo conforto è impossibile.

Il funzionario prefettizio di Miyagi, Yoshishiro Murai, in una conferenza stampa di ieri sera ha dichiarato che uno dei problemi più gravi al quale ci si trova a dover fare fronte è costituito dalla scarsità di combustibile per il riscaldamento degli ospedali e degli edifici rimasti in piedi nelle zone costiere. Molti nosocomi lamentano la progressiva diminuzione dei medicinali a disposizione, e le operazioni di primo intervento più urgenti si fanno sempre più difficili: ricordiamo, a questo proposito, che il computo ufficiale dei feriti ammonta ad almeno 1885.

I funzionari della Prefettura si trovano a dover gestire con enormi (e comprensibilissime) difficoltà il problema dei corpi recuperati. Manca lo spazio fisico per il deposito delle bare; gli obitori, a causa del black out, non possono produrre il ghiaccio secco necessario alla conservazione dei corpi.

In questo contesto, si rivela prezioso l’apporto delle immagini satellitari che vengono diffuse in tempo reale da Google. Per offrire un aiuto in più ai soccorritori, il motore di ricerca ha iniziato, ieri, un aggiornamento dei dati di Google Earth. Purtroppo, come abbiamo già osservato, questo rappresenta una cruda testimonianza delle reali condizioni nelle quali versano le aree nord est del Giappone: un mare di fango e di nulla; sommersa la penisola di Ojika e le isole di Oshima e Fukura; decine di piccole isole cancellate dalla faccia della Terra; devastato il distretto di Miyagi, famoso per le proprie bellezze naturali.

L’Agenzia metereologica del Giappone ha messo in guardia la popolazione dalla notevole attività sismica ancora in corso: la frequenza e l’intensità delle scosse di assestamento sta, infatti, progressivamente peggiorando, e. rimane altissimi il livello di allerta

Rischio contaminazione: la nube radioattiva si è spostata al largo

venti

Nella catastrofe, una notizia meno tragica: secondo l’Omm (Organizzazione meteorologica mondiale) di Ginevra, nelle ultime ore l’azione dei venti provenienti da ovest ha agevolato lo spostamento della nube radioattiva, fuoriuscita dalla centrale nucleare di Fukushima, verso l’oceano Pacifico, al largo delle coste nord orientali del Giappone. Risulta dunque ridotto, almeno per il momento, il rischio di contaminazione che interessa la regione.

Clara Nullis, portavoce dell’Omm, ha tuttavia già dichiarato che non si può ancora parlare di pericolo scongiurato totalmente: i venti, infatti, risultano in continuo mutamento.

Si conta, tuttavia, di assistere a un graduale miglioramento della situazione. Secondo le agenzie che si susseguono in queste ore, il livello delle radiazioni è in progressivo calo nell’area intorno alla centrale nucleare. Alle 7,30 (ora italiana), una nota diffusa dal Governo ha comunicato che le radiazioni sono scese a 596.4 microsievert: circa 700 volte meno potenti dei livelli che si erano registrati subito dopo le due esplosioni nei reattori.

Nuove esplosioni a Fukushima: danni al nocciolo del reattore

Non migliora, intanto, la situazione alla centrale nucleare di Fukushima, sulla quale si concentra l’azione delle squadre di soccorso. Come abbiamo già riportato questa mattina, dopo la seconda esplosione che si è verificata all’impianto numero 1, che ha scoperchiato una parte della gabbia di contenimento, alle 6 (ora italiana) si è verificata una nuova esplosione al reattore numero 2. Qui, anche se il muro di contenimento non è stato perforato, resta critica la situazione alle vasche di condensazione; quelle, cioè, indispensabili al mantenimento del reattore alle temperature d’esercizio; anche se, a questo proposito, secondo i tecnici della Tepco, società che gestisce la centrale, il rischio di una fusione è escluso, ma l’Aiea attraverso il suo direttore generale, il giapponese Yukiya Amano ha fatto sapere in una conferenza stampa a Vienna che «C’è la possibilità di danni al nocciolio. La stima è che il danno sia inferiore al 5%».

Resta sotto controllo la situazione nell’impianto di Fukushima 2, situato a una decina di km dalla centrale principale: qui, su due reattori, i tecnici hanno dichiarato che la situazione resta stabile. Più preoccupanti le condizioni per il terzo reattore, che continua a manifestare dei problemi.

Piergiorgio Pescarolo

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