Decreto Romani: la legge che taglia le gambe alle rinnovabili in Italia

Secondo il Ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani, i meccanismi di incentivazone alle fonte rinnovabili, come ad esempio il Conto Energia, costano troppo e, per questo, devono essere interrotti: "Bisogna interrompere un meccanismo di incentivazione all'energia rinnovabile"-ha detto il Ministro, -" che agli italiani é costato 20 miliardi di euro tra il 2000 e il 2010 ". "Noi - ha spiegato Paolo Romani durante il tavolo di confronto, all' Unione Commercianti di Milano, tra Governo e imprese lombarde - "siamo un paese prevalentemente manifatturiero, molte aziende pagano l'alto costo dell'energia e il costo delle rinnovabili è sulle spalle dei cittadini italiani che in conto bolletta hanno pagato 20 miliardi di incentivi tra il 2000 e il 2010 in cambio del 4,5% di energia prodotta". Per Romani, dunque, il gioco non varrebbe la candela.

Le dichiarazioni del Ministro, come era logico aspettarsi, hanno provocato diverse reazioni da parte di associazioni ambientaliste, associazioni del settore delle enegie rinnovabili nonché da parte di aziende interessate che, proprio oggi, si sono ritrovate per una conferenza stampa congiunta di fronte al Ministero dello Sviluppo Economico. Il Ministro Romani, infatti, presenterà domani, primo marzo, durante la riunione preliminare al Consiglio dei Ministri, una proposta di Decreto Legislativo volto a recepire la Direttiva Europea 2009/28/CE, una direttiva assai criticata dalle associazioni che hanno organizzato la conferenza stampa, in quanto ritenuta dannosa per lo sviluppo di tutto il comparto delle Rinnovabili e, quindi, anche della via italiana alla Green Economy.

Secondo Legambiente, Greenpeace, Wwf, Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Kyoto Club, Ises, Anev, Aper, Assoenergie futuro ed Assosolare, si tratterebbe di una vera e propria battuta d’arresto per le rinnovabili in Italia, con un tetto alla crescita del solare (stop a qualsiasi incentivo dopo il 2014), ma anche il taglio, retroattivo, del 30% agli incentivi all’eolico, noché nuovi sistemi, ritenuti incomprensibili, per i nuovi impianti.

Secondo Legambiente, in particolare, il Decreto Legislativo presentato da Romani non è altro che un tentativo per dare spazio al nucleare a scapito delle energie rinnovabili. Secondo Rossella Muroni, infattti, direttore generale di Legambiente, “Il Governo Berlusconi getta la maschera con un attacco senza precedenti alle fonti rinnovabili. Con la proposta di Decreto legislativo che verrà presentata domani dal Ministro Romani si vogliono fermare l’eolico, il fotovoltaico, e le biomasse in Italia per dare spazio al nucleare”. Ad esempio Legambiente ritiene incomprensibile il limite di 8mila Mw che il Decreto porrebbe al fotovoltaico, oltre il quale cesserebbe ogni incentivo. Per l’eolico, poi, ci sarebbe un taglio retroattivo degli incentivi pari al 30% di quelli attuali, quando proprio l’Unione Europea ha stabilito il divieto a qualsiasi intervento retroattivo , colpevole di creare confusione e togliere certezze agli investimenti delle imprese della Green Economy. Nel mirino di Legambiente anche il sistema di incentivi basato sulle aste, un sistema che ha già fallito in tutti in Paesi in cui è stato introdotto. Criticato anche il sistema dirigista, e niente affatto federalista, che porrebbe dei limiti ai regolamenti edilizi comunali ed alle leggi regionali che spingono le energie rinnovabilii in edilizia.“Questo Decreto, se non verrà cambiato, sarà un autentico schiaffo da parte di Romani nei confronti del Parlamento e della stessa Unione Europea – ha continuato Rossella Muroni che ha annunciato battaglia: Legambiente, infatti, invierà al più presto le sue osservazioni anche a Bruxelles, dove il Governo Italiano aveva presentato, con il Piano di Azione nazionale, ben altri obiettivi, adesso smentiti.“Ci auguriamo – ha concluso il direttore di Legambiente – che almeno il Ministro Prestigiacomo intervenga e faccia valere le ragioni dell’ambiente”.
Anche il WWF Italia, per mezzo del suo presidente Stefano Leoni, è stato molto critico, giudicando l’iniziativa del Ministro Romani in totale controtendenza rispetto al mondo intero e non solo rispetto alla politica dell’ Unione Europea che si posta l’obiettivo di utilizzare, da qui al 2020, almeno il 20% di energia proveniente da fonti rinnovabili. Un obiettivo che non potrà essere raggiunto senza l’intervento di tutti i Paesi Membri. “Così spegneremo il nostro sole e tutta l’economia, ancora giovane, che ruota intorno alle rinnovabili“- ha detto Leoni, che poi ha proseguito: “Come dichiarato nel nuovo rapporto dell’UNEP (programma Onu per l’Ambiente) investire circa l’1,25% del Pil globale ogni anno nell’efficienza energetica e nelle fonti rinnovabili, potrebbe tagliare la domanda di energia del 9% nel 2010 e quasi del 40% entro il 2050. Anche il recente Energy Report, lanciato dal WWF insieme a Ecofys, ha dimostrato come entro il 2050 il fabbisogno di elettricità, trasporti, energia industriale e privata potrebbe essere soddisfatto dalle energie rinnovabili, con un uso solo residuale e isolato di combustibile fossile e nucleare, riducendo così in modo drastico le preoccupazioni sulla sicurezza dell’energia, l’inquinamento e, non da ultimo, per i cambiamenti climatici catastrofici”. Non è mancato, poi, un accenno alla difficile situazione politica in Nord Africa: “Altri benefici – ha concluso Leoni- “verrebbero dalla diminuzione dei conflitti per la sicurezza energetica, fuoriuscite inquinanti e interruzioni di rifornimento che si verificano quando ci si procura combustibili fossili in esaurimento in zone a rischio politico o ambientale, come dimostrano gli scenari di questi giorni”.
Ma anche un operatore economico come ReFeel S.p.A, che oepra in diversi settori dell’energia rinnovabile, ha chiesto la modifica del Decreto Legislatico di recepimento della Direttiva Europea, in particolare per quanto riguarda la parte sul fotovotlaico e, segnatamente, la revisione del contenuto previsto all’art. 8 comma 4 e 5 e art. 23 comma 11 lettera d), considerato anticostituzionale da numerosi esperti, oltre che in contrasto con il terzo conto energia e le linee guida nazionali. ReFeel reputa necessario evitare l’approvazione del testo che sospende gli incentivi al raggiungimento degli 8.000 MWp installati. Essendo previsto il raggiungimento entro l’estate, un simile testo porterebbe a un blocco immediato da parte delle banche dei finanziamenti per i nuovi impianti con il conseguente stop del mercato e una inevitabile crisi del settore. Il fotovoltaico, infatti, produce nei pressi del punto di consumo, riducendo drasticamente le perdite di trasporto dell’energia elettrica, ed è la fonte energetica distribuita per eccellenza e proprio per questo ha consentito la creazione di decine di migliaia di posti di lavoro.
Nel 2010 le aziende italiane attive nel fotovoltaico hanno raggiunto un fatturato totale di circa 40 miliardi di Euro, contribuendo al PIL nazionale per oltre il 2%. ReFeel mette l’accento sull’importanza del Conto Energia, senza il quale molte aziende avrebbero chiuso e 15 mila lavoratori rischierebbero di perdere il posto di lavoro, con grave crisi per un indotto che occupa altre 100 mila persone. Da sfatare, poi, la credenza secondo la quale gli incentivi del Conto Energia vadano soprattutto ad aziende straniere. Se i mooduli fotovoltaici arrivano dall’estero, infatti, è pur vero che tutti gli altri componenti sono costruiti in gran parte in Italia: inverter, strutture di supporto, cavi, quadri elettrici, recinzioni, sistemi di monitoraggio, pari a oltre il 55% del costo totale d’impianto, che alimentano un consistente indotto. Solo mantenendo la continuità del quadro normativo sarà possibile dare man forte alle industrie italiane, come raccomandato lo scorso 31 gennaio anche dalla Commissione Europea che ha invitato gli Stati membri a sostenere le politiche di sviluppo delle fonti rinnovabili, scoraggiando esplicitamente strumenti normativi retroattivi, causa di incertezza sul mercato e di congelamento degli investimenti. In Italia, duque, secondo ReFeel, c’è la possibilità di arrivare a 20.000 MWp e oltre di fotovoltaico che garantirebbe l’8% circa di copertura del fabbisogno energetico totale annuale. I report internazionali indicano il nostro come il primo Paese dove sarà raggiunta la cosìddetta “Grid parity” fortemente a rischio, invece, se venisse approvato il Decreto proposto dal Ministro Romani.

Sulla stessa linea anche Gianni Chianetta, presidente di Assosolare, secondo il quale “L’ultima bozza di decreto per le energie rinnovabili, se così dovesse essere approvata in Consiglio dei Ministri, costituirebbe la fine del fotovoltaico, settore ancora giovane ma con enormi potenzialità di sviluppo anche in termini occupazionali. Siamo molto sorpresi da questo approccio che non ha tenuto minimamente conto, oltre che delle opinioni dell’industria del solare, anche dei pareri di Camera e Senato, vanificando il tanto impegnativo lavoro di concertazione. Ci auguriamo che il governo abbia modo di rivedere la sua posizione, anche per non compromettere uno dei pochi settori in controtendenza nell’attuale congiuntura economica negativa, e le migliaia di posti di lavoro“. Secondo Chianetta il Decreto rischierebbe di avere un effetto retroattivo anche per gli impianti già pianificati, nonché sulle procedure di autorizzazione in corso, anche per gli impianti su terreni agricoli, per le quali si stabilisce un tempo di un anno per la connessione anche per le autorizzazioni maturate prima del decreto, non tenendo conto di problemi della rete e lungaggini autorizzative. Sul punto Assosalre ripropone i limiti già previsti dalle attuali Linee Guida del settore.

Infne, più volte chiamata in causa, sul punto è intervenuta anche il Ministro dell’ Ambiente Stefania Prestigiacomo, che ha cercato di ridimensionare le polemiche e di conciliare opinioni diverse: “Sulle fonti rinnovabili abbiamo assunto un impegno a livello UE e lo manterremo”- ha detto la Prstigiacomo- “come del resto confermato dal decreto legislativo di recepimento della direttiva UE in materia. È evidente che gli incentivi saranno in prospettiva decrescenti perché maggiori dovevano essere nella fase di avvio del comparto ed è naturale che si attenuino con la crescita del settore, anche in relazione alla riduzione dei costi degli impianti. Su questo tema non ci saranno marce indietro, ma piuttosto l’adeguamento delle normative, anche quelle sugli incentivi, all’evoluzione del settore e delle tecnologie. E va chiarito che la bolletta energetica degli italiani non è più elevata che altrove per gli incentivi alle rinnovabili. Gli incentivi per il solare pesano sulla bolletta meno che il Cip 6 ed il decomissioning nucleare. Le rinnovabili e tutta la filiera che ruota attorno allo sviluppo sostenibile sono già oggi una realtà produttiva e occupazionale che da lavoro a decine di migliaia di addetti, ma sono soprattutto la scommessa sul futuro che l’Italia non può perdere. Andremo avanti con le rinnovabili e andremo avanti col nucleare” ha concluso la Prestigiacomo tentando di trovare un equilibrio tra ragioni ritenute opposte: ” Non c’è contrapposizione: l’Italia ha bisogno di entrambe queste fonti di energia se vuole un futuro di sviluppo sostenibile”.
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