Marea nera a Porto Torres: l’emergenza è davvero rientrata?

Questione di terminologia? Passata sotto l'indifferenza della TV nazionale (solo stamattina qualche TG ha dato la notizia a una settimana dall'incidente), la marea nera sarda non sembra proprio essere un allarmismo ingiustificato e le immagini che arrivano dai cittadini indignati per lo stato delle spiagge violentate da macchie nere per chilometri. Arenili incatramati, uccelli morti, sabbia, pietre e rocce rivestite da strati di olio nero.

Stando alle , lo sversamento di petrolio avvenuto la settimana scorsa nel Golfo dell’Asinara si tratta di un danno ambientale, ma il disastro sembrerebbe scongiurato, perché i materiali che dalle spiagge di Porto Torres sono arrivate fino a Marritza sono stati recuperati. La giornata di oggi servirà per portare a termine le operazioni di raccolta dell’olio combustibile e poi si avvierà lo step successivo.

Secondo il comandante Giovanni Stella della Capitaneria di porto di Porto Torres, che ha spiegato la dinamica dell’incidente mettendo in evidenza i rilievi effettuati l’altra mattina dall’Atr42 della Guardia Costiera, i materiali fuoriusciti verranno tutti recuperati e le uniche zone danneggiate sono quelle sulle spiagge; poi ha aggiunto “Nessuno ha mai tentato o voluto minimizzare il problema. Tutto è stato fatto alla luce del sole”, ha spiegato il capitano.

Il dubbio sul disastro è nato qualche giorno fa, quando l’Atr42 della Guardia Costiera, inviato domenica mattina sul golfo dell’Asinara, a 3mila piedi di quota, ha evidenziato la possibilità di un vero e proprio disastro ambientale, che però a quanto pare non c’è.

Il controllo – per verificare la presenza o meno di una situazione di emergenza e di disastro ecologico – è stato fatto da un aereo, che doveva effettuare una verifica già sabato scorso, ma per un imprevisto è stato posticipato: il controllo della zona tra l’isola dell’Asinara e Santa Teresa di Gallura, effettuato con un sensore molto evoluto e preciso, è durato due ore e 10 minuti circa e secondo il report dei tecnici c’è totale assenza di olio.

In virtù di questi dati mi sentirei di affermare – ha concluso il comandante Stella – che l’emergenza ambientale sia rientrata”; in sostanza, è un danno ambientale, ma non un disastro.

Questione di terminologia? Passata sotto l’indifferenza della TV nazionale (solo stamattina qualche TG ha dato la notizia a una settimana dall’incidente), la marea nera sarda non sembra proprio essere un allarmismo ingiustificato e le immagini che arrivano dai cittadini indignati per lo stato delle spiagge violentate da macchie nere per chilometri. Arenili incatramati, uccelli morti, sabbia, pietre e rocce rivestite da strati di olio nero.

Prima di tutto abbiamo chiesto un risarcimento – dice Beniamino Scarpa, sindaco di Porto Torres – ma superata l’emergenza vogliamo che da questo incidente si prenda spunto per decidere in maniera seria che cosa fare del nostro futuro. Quanto accaduto è sintomo di un problema sotto gli occhi di tutti, quello del rapporto tra industria e territorio. Da anni il nostro comune cerca di avere risposte per la bonifca dell’area e per sapere che si vuole fare della zona industriale, ma l’Eni non ci dice nulla“.

E intanto i cittadini, organizzati in comitati e riuniti su un gruppo Facebook chiedono risposte, ma anche di prendere parte alle operazioni di bonifica insieme ai tecnici della E.On per accertare la reale entità dei danni. E intanto è arrivata la risposta del Capo della Centrale di Fiumesanto Marco Bertolino, alla richiesta di chiarimenti inviata dalla popolazione con cui si ribadisce il dispiacere ” per quanto accaduto” e l’intenzione di “assicurare il massimo impegno di E.ON sia per la bonifica dello stato dei luoghi nel minor tempo possibile per l’adozione di tutte le cautele necessarie a scongiurare il ripetersi di tali eventi“.

Verdiana Amorosi

Foto: Lello Cau – SardegnAmbiente S.c.ar.l.

Leggi il nostro speciale sulla marea nera di Porto Torres

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