Conferenza di Cancun 2010: in Messico o si fa l’accordo sul clima “o si muore”

“A Cancun dobbiamo raggiungere dei risultati. Penso che la pressione sia forte per tutti per cercare di assicurare un risultato sostenibile È il monito lanciato ieri da Connie Hedegaard, commissario Ue per il Clima, in attesa del prossimo, atteso, vertice internazionale dell’ONU, il Cop16, che si terrà nella città messicana di Cancun, dal 29 di questo mese al 10 dicembre. “Se questo non dovesse accadere - ha continuato il commissario - non esiste un piano B.

A Cancun dobbiamo raggiungere dei risultati. Penso che la pressione sia forte per tutti per cercare di assicurare un risultato sostenibile” È il monito lanciato ieri da Connie Hedegaard, commissario Ue per il Clima, in attesa del prossimo, atteso, vertice internazionale dell’ONU, il Cop16, che si terrà nella città messicana di Cancun, dal 29 di questo mese al 10 dicembre. “Se questo non dovesse accadere – ha continuato il commissario – non esiste un piano B“.

In breve quindi, secondo il commissario dell’Unione Europea, se gli Stati partecipanti non si decideranno a rispettare i patti che di volta in volta vengono siglati con grande superficialità, le conseguenze sui cambiamenti climatici saranno irreversibili.

Intanto, le premesse non sembrano molto rosee, dal momento che rispetto all’ultima conferenza di Copenhagen sul clima, il numero dei rappresentanti e dei capi di Stato aderenti è diminuito; anche se – secondo Hedegaard – chi partecipa ha un atteggiamento più concreto e costruttivo.

Insomma, anche in questo caso, il motto “meglio pochi ma buoni” sembrerebbe essere più che valido.

 

Ma nella peggiore delle ipotesi?

Secondo quanto riferito dal commissario, se Cancun non vedrà l’applicazione seria e concreta del pacchetto di decisioni sul quale si discuterà durante il vertice “la strada per il Sud Africa sarà molto più complicata”.

Mentre per quanto riguarda l’Unione Europea, senza l’adozione di decisioni importanti non si andrà molto lontano: “Siamo la maggiore economia del mondo e dobbiamo parlare con una sola voce – ha detto Hedegaard – è quello a cui stiamo lavorando ed è quanto hanno confermato i Consigli dei ministri dell’Ambiente”.
Intanto però la posizione dell’Italia sembra già vacillare, perché per il periodo compreso tra il 2010 e il 2012 mancano i fondi destinati ai Paesi poveri promessi nell’Accordo di Copenhagen
In compenso, la Cina – proprio in vista del prossimo vertice di Cancun – ha ammesso di essere la prima nazionale al mondo per le emissioni di C02, ma intanto spera che a fare il primo passo siano i Paesi più industrializzati. Un film già visto?

 

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