Il Krill ingerisce la plastica e la scompone: una minaccia ambientale senza precedenti

Non ci sono buone notizie per l’ecosistema marino: il krill antartico che ingerisce microplastiche per poi trasformale in nanoplastiche attraverso la digestione, può rappresentare una vera e propria minaccia ambientale senza precedenti.

Non ci sono buone notizie per l’ecosistema marino: il krill antartico che ingerisce microplastiche per poi trasformale in nanoplastiche attraverso la digestione, può rappresentare una vera e propria minaccia ambientale senza precedenti.

A dirlo è un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature Communications che fa luce su una scoperta che potrebbe avere delle serie conseguenze prima non identificate. La ricerca sui krill, ovvero la popolazione di minuscoli crostacei fondamentali nella catena alimentare marina, è stata condotta da Amanda Dawson della Griffith University.

Vi abbiamo parlato tantissime volte delle microplastiche e di quanto siano altamente inquinanti per gli oceani, per questo alcuni stati come Gran Bretagna e Canada le hanno già messe al bando, mentre in Italia il divieto dovrebbe arrivare nel 2019. Nel frattempo però, si continua a parlare di queste particelle di plastica inferiori a 5 millimetri.

Il krill è importante perché, attraverso la catena alimentare, costituisce l’alimento base di molti animali marini e il punto è proprio questo. Secondo gli scienziati, le microplastiche sono un rischio per squali, manti e balene e altri animali che le ingeriscono attraverso il krill contaminato.

Ma c’è di più, la ricerca ha scoperto che il krill è in grado di frantumare microsfere di polietilene (PE) fino a ridurle a nanoplastiche di diverse dimensioni, “una dinamica precedentemente non identificata nella minaccia rappresentata dall’inquinamento plastico”.

Secondo Bengtson Nash, professore associato della Griffith University, tutto ciò significa che:

“La frammentazione biologica delle microplastiche in nanoplastiche è probabilmente diffusa nella maggior parte degli ecosistemi. Per questo, gli effetti nocivi dovuti all’ingestione di microplastiche devono essere studiati ulteriormente per includere i potenziali effetti cellulari delle nano plastiche”.

Nel frattempo però c’è già chi parla di una crisi planetaria considerando che nell’Oceano meridionale vivono fino a 500 milioni di tonnellate di krill e ogni creatura assume 86 litri di acqua al giorno, per un totale di miliardi di tonnellate di acqua marina antartica filtrata quotidianamente.

“Vi è talmente tanto krill che ogni giorno miliardi di tonnellate di acqua marina antartica vengono efficacemente filtrati”, scrive Dawson.

Sulle microplastiche potrebbero interessarvi:

La ricerca australiana è la prima che va in questo senso, indicando che i frammenti espulsi con le feci sono in media del 78% più piccoli delle microperle originali e in alcuni casi, sono ridotti del 94% e non è detto che solo i krill siano in grado di farlo. Adesso, infatti, si studieranno anche le altre forme di zooplancton con simili sistemi digestivi.

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Dominella Trunfio

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