La plastica in mare è un mostro che va fermato. Il blitz di Greenpeace a Malta

Un enorme drago che non sputa fuoco ma plastica, la stessa che deturpa i nostri mari. Un'installazione di quattro metri per quattro è stata realizzata oggi da Greenpeace, in occasione della Conferenza internazionale "Our Ocean 2017" in corso a Malta

Un enorme drago che non sputa fuoco ma plastica, la stessa che deturpa i nostri mari. Un’installazione di quattro metri per quattro è stata realizzata oggi da Greenpeace, in occasione della Conferenza internazionale “Our Ocean 2017” in corso a Malta.

Il Movimento Break Free From Plastic (BFFP), di cui anche l’associazione fa parte, ha rivolto un appello ai principali responsabili dell’inquinamento marino dovuto alla plastica e punta il dito contro le aziende che producono beni di largo consumo come Nestlé, Unilever, Procter & Gamble, Coca-Cola e PepsiCo, chiedendo loro di smettere di produrre plastica monouso. Ma non solo. Occorrono da parte dei governi misure legislative efficaci contro l’usa e getta.

La Conferenza ha riunito rappresentanti dei governi, della società civile, del mondo scientifico, della finanza e dell’economia di tutto il mondo, per discutere della protezione degli oceani dai rifiuti.

Ogni anno infatti dalla terraferma finiscono in mare qualcosa come 12 milioni di tonnellate di plastica. Si tratta soprattutto di imballaggi e oggetti usa e getta. Ad aggravare la situazione è anche il fatto che la produzione non solo non accenna a diminuire ma è in aumento.

Break Free from Plastic e Greenpeace hanno invitato le autorità e le aziende a procedere alla graduale eliminazione della plastica monouso concentrandosi sul problema a monte, invece di farlo solo sulle soluzioni di fine ciclo, come il riciclaggio o lo smaltimento dei rifiuti.

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Hanno inoltre rivolto un appello ai cittadini di tutto il mondo chiedendo di

“contribuire a identificare le principali aziende e i marchi responsabili dell’inquinamento da plastica. A questo scopo a settembre nelle Filippine, grazie al coinvolgimento di tanti volontari, è stata realizzata un’intensa attività di pulizia delle spiagge utilizzando la metodologia del “Brand Audit”, ovvero la verifica e identificazione del marchio presente nei rifiuti recuperati” spiega Greenpeace.

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Altri “Brand Audit” si stanno realizzando in Europa, in Croazia, Spagna e Paesi Bassi e da essi è emerso che aziende come Nestlé, Unilever, Procter & Gamble, Colgate-Palmolive, PepsiCo e Coca-Cola, sono tra i principali inquinatori.

“La nuova metodologia ideata per la verifica e identificazione dei marchi, testata in diversi Paesi, sta rivelando che i maggiori responsabili dell’inquinamento da plastica sono alcune tra le più grandi aziende del mondo, e sono chiaramente quelle che devono assumersi le responsabilità”, dichiara Serena Maso, della campagna mare di Greenpeace Italia. “La produzione e l’utilizzo quotidiano di quantità enormi di plastica monouso è devastante per i nostri oceani. L’unica soluzione è fermare la cattiva abitudine di utilizzare prodotti usa e getta, sviluppando modelli alternativi di fornitura dei prodotti e iniziare ad eliminare gradualmente la plastica usa e getta”.

Entro la fine di quest’anno, la Commissione pubblicherà la Strategia sulla plastica nel Pacchetto sull’Economia Circolare, un’occasione ghiotta per combattere l’inquinamento marino legato alla plastica.

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Secondo Delphine Levi Alvares, coordinatore di BFFP Europa, “la Commissione europea e gli Stati Membri devono concordare un obiettivo vincolante di riduzione dei rifiuti marini a livello comunitario e adottare misure adeguate per ridurre significativamente l’uso della plastica monouso. L’Ue ha messo la prevenzione e la riduzione dei rifiuti al primo posto nella gerarchia di gestione dei rifiuti; la sopravvivenza dei nostri oceani dipende dalla forza con cui quell’impegno sarà trasformato in azione”.

Francesca Mancuso

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