Via libera a nuove trivellazioni entro le 12 miglia: il triste regalo alle lobby del petrolio

Altro che referendum contro le trivelle. Circa un anno fa si votava per cancellare o meno la norma che avrebbe permesso alle società petrolifere di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia dalle nostre coste senza limiti di tempo. Un'occasione sprecata visto che l'astensionismo ha prevalso. Ma oggi ne paghiamo le conseguenze. Grazie a un decreto appena pubblicato in GU, si potrà trivellare entro le 12 miglia dalla costa

Altro che referendum contro le trivelle. Circa un anno fa si votava per cancellare o meno la norma che avrebbe permesso alle società petrolifere di cercare ed estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia dalle nostre coste senza limiti di tempo. Un’occasione sprecata visto che l’astensionismo ha prevalso. Ma oggi ne paghiamo le conseguenze. Grazie a un decreto appena pubblicato in GU, si potrà trivellare entro le 12 miglia dalla costa.

Il decreto, pubblicato il 3 aprile scorso nella Gazzetta Ufficiale, riguarda le modalità di conferimento dei titoli concessori, dei permessi di prospezione, di ricerca e delle concessioni di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi nella terraferma, nel mare territoriale e nella piattaforma continentale ma anche le modalità di esercizio delle attività nell’ambito degli stessi titoli, per quanto concerne il Ministero dello sviluppo economico.

Grazie ad esso, le compagnie petrolifere potranno cambiare liberamente il programma di sviluppo previsto al momento del rilascio di una concessione e procedere alla costruzione di nuovi pozzi di petrolio e di nuove piattaforme in mare.

Sta accadendo esattamente quello che si temeva. Di fatto, è stato dato il via libera alle nuove trivellazioni anche entro le 12 miglia marine già date in concessione.

Ecco cosa dice l’Articolo 15 del decreto (Attività consentite all’interno del perimetro delle aree marine e costiere protette e nelle dodici miglia dal perimetro esterno di tali aree e dalle linee di costa nazionale):

“Fermo restando il divieto di conferimento di nuovi titoli minerari nelle aree marine e costiere protette e nelle 12 miglia dal perimetro esterno di tali aree e dalle linee di costa lungo l’intero perimetro costiero nazionale, ai sensi dell’art. 6, comma 17, del decreto legislativo n. 152/2006, come modificato dall’art. 1, comma 239, della legge n. 208/2015, sono consentite, nelle predette aree, le attività da svolgere nell’ambito dei titoli abilitativi già rilasciati, anche apportando modifiche al programma lavori originariamente approvato, funzionali a garantire l’esercizio degli stessi, nonchè consentire il recupero delle riserve accertate, per la durata di vita utile del giacimento e fino al completamento della coltivazione, nel rispetto degli standard di sicurezza e di salvaguardia ambientale”.

Ma non è tutto. Secondo quanto recita l’articolo potranno essere autorizzate “le attività funzionali alla coltivazione, fino ad esaurimento del giacimento, e all’esecuzione dei programmi di lavoro approvati in sede di conferimento o di proroga del titolo minerario, compresa la costruzione di infrastrutture e di opere di sviluppo e coltivazione necessarie all’esercizio”.

Per il comitato nazionale No Triv, è stato eluso il divieto di legge per decreto, senza contare che per i titoli di concessione già concessi, entro ed oltre le 12 miglia,

“le compagnie potranno continuare ad estrarre anche oltre la scadenza in quanto la proroga si intenderà concessa anche in presenza della presentazione della semplice istanza”.

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Fatta la legge, scoperto l’inganno.

Francesca Mancuso

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