Petrolio: approvate le ricerche con l’airgun che minacciano i nostri mari

Il Ministero dell’Ambiente avvia e approva ben 6 procedimenti VIA riguardanti attività geofisiche a scopi petroliferi nei nostri mari.

Petrolio e Mar Mediterraneo: archiviato come soltanto una noia il di aprile scorso e pronto a tambur battente a far vincere il fronte del Sì al prossimo Referendum costituzionale, il Governo Renzi ne pensa una più del diavolo e ora il Ministero dell’Ambiente avvia e approva ben 6 procedimenti VIA riguardanti attività geofisiche a scopi petroliferi nei nostri mari, alcune con tanto di airgun.

Per “Via” si intende “Valutazione di impatto ambientale”, ossia, e leggo testualmente dal sito di minambiente, una “valutazione preventiva, integrata e partecipata, dei possibili impatti significativi e negativi sull’ambiente e sul patrimonio culturale derivanti dalla realizzazione di progetti”.

Ora ditemi voi se nuovi pozzi, dentro e fuori le aree vincolate, e nuove attività di ricerca, estrazione e prospezione, debbano essere sottoposti a “Valutazione di impatto ambientale” o, forse forse, non ce ne sarebbe nemmeno bisogno.

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Insomma, per dirla tutta, in una settimana (dall’11 al 18 ottobre) il Ministero dell’Ambiente ha ritenuto conclusi con esito positivo ben 5 procedimenti di VIA riguardanti attività geofisiche a scopi petroliferi nei mari italiani. L’approvazione riguarda le due istanze di permesso di ricerca nel mar Adriatico a largo delle coste pugliesi per circa 1.500 km quadrati (della società Global Petroleum); le due istanze di permesso di ricerca nel mar Ionio per ulteriori 1.500 km quadrati (appartenenti alla Global Med) e una istanza di prospezione sempre nello Ionio per ben 4mila km quadrati (titolare la Schlumberger). A questi 5 pareri si aggiunge un ulteriore esito positivo per il permesso di ricerca nel mar di Sicilia a largo di Gela, per 456 km quadrati di mare, di proprietà Edison Eni.

petrolio

L’airgun

È quanto denuncia Legambiente, che sottolinea anche come l’airgun, utilizzata per le ricerche e le prospezioni petrolifere in mare, possa provocare danni alla fauna marina anche a chilometri di distanza. Senza calcolare i danni economici alle attività di pesca e l’economia locale. Si tratta di una tecnica non trova pareri favorevoli nemmeno tra la comunità scientifica, da molte comunità locali e da cittadini che si sono espressamente dichiarati contrari alle attività esplorative condotte dalle compagnie petrolifere nei mari italiani, sottoscrivendo in più di 75mila la petizione #StopOilAirgun.

L’air-gun è una pratica che per l’intensità di suono prodotto nel sottofondo marino diviene micidiale per i cetacei e per la fauna marina in genere com’è acclarato da decine di pubblicazioni scientifiche. In sostanza, si sparano delle cannonate sonore da 280 decibel che rimbalzano sul fondale e vengono raccolte da dei sensori che in base all’eco prodotta rivelano se ci sono giacimenti. I cetacei hanno un udito molto sviluppato e queste bombe arrecano loro un grave danno, con perdita dell’orientamento.

Per questo Legambiente lancia un appello a Governo e Parlamento affinché, dopo le numerose dichiarazioni fatte negli ultimi mesi per vietare l’utilizzo di questa impattante tecnica per la ricerca di idrocarburi, arrivino quanto prima all’approvazione di una legge a partire dalle proposte presentate.

I via libera arrivati questa settimana dal Ministero dell’ambiente, confermano la politica del governo a Renzi a favore delle fonti fossili – dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente – e non rappresentano un buon inizio rispetto agli impegni presi alla Cop21 di Parigi, proprio nel giorno in cui arriva il sì della Camera alla ratifica dell’accordo. Il nostro Paese possiede oggi risorse naturali e opportunità per puntare a un futuro cento per cento rinnovabile grazie ad alternative realmente competitive. Il Governo abbia dunque il coraggio di percorrere questa strada attraverso una politica lungimirante e interventi innovativi che mettano al centro l’ambiente, avviando una nuova stagione incentrata sulle fonti rinnovabili”.

Insomma, Renzi ama le fonti fossili e di questo ne avevamo già avuto tristemente sentore. La cosa più triste è il non considerare, e questo solo per mero profitto, il benessere delle generazioni che verranno.

Germana Carillo

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